Secondo la Corte dei conti europea, l’impatto del sostegno dell’Ue al settore vitivinicolo “non è chiaramente dimostrato”. Una relazione rivela che “la necessità di una misura specifica di investimento europeo a favore del settore vitivinicolo non è giustificata”, in quanto “tale sostegno esiste già nell’ambito della politica di sviluppo rurale dell’Ue”. Questa relazione vuole rispondere sostanzialmente a due domande: Il sostegno dell’Ue agli investimenti e alla promozione nel settore vitivinicolo è ben gestito? Il suo contributo alla competitività dei vini dell’Unione è dimostrato?

Dubbi sull'efficacia del finanziamento europeo al settore vitivinicolo. La Corte dei conti europea ha riscontrato che “non vi sono informazioni pertinenti sufficienti per dimostrare i risultati direttamente attribuibili alle misure” di finanziamento. Nel caso degli investimenti, questi effetti non possono essere facilmente distinti da quelli prodotti dagli incentivi per lo sviluppo rurale. Un esempio è dato dal caso delle azioni di promozione: anche se le esportazioni di vino nei Paesi terzi hanno registrato un incremento significativo in termini assoluti, l’audit ha rivelato che i vini dell’Ue hanno perso quote di mercato nei principali paesi terzi destinatari delle azioni di promozione e che sono aumentate anche le esportazioni di vini dell’Ue non ammissibili al sostegno.

Le cifre degli incentivi. Fra il 2009 e il 2013, gli Stati membri hanno speso 522 milioni di euro di fondi Ue a titolo della misura di promozione. I fondi relativi a questa misura assegnati agli Stati membri per il periodo 2014-2018 sono notevolmente aumentati (1,16 miliardi di euro a favore dei 27 paesi dell’Unione). Date le difficoltà degli Stati membri nell’utilizzare la dotazione 2009 - 2013 inizialmente stanziata per le azioni di promozione, secondo la Corte la dotazione 2014 - 2018 rischia di essere troppo elevata, pregiudicando l’applicazione dei principi della sana gestione finanziaria.

Doppi finanziamenti ma non doppi effetti. “La coesistenza di misure di investimento analoghe in due diversi regimi è fonte di complessità, tanto che in alcuni Stati membri ha generato ritardi nell’attuazione o limitato in maniera eccessiva la portata degli investimenti ammissibili”, sostiene Jan Kinst, il membro della Corte responsabile della relazione. “Inoltre, quando il contributo Ue incita le imprese a ridurre proporzionalmente i propri finanziamenti per le azioni di promozione, finisce col divenire, in sostanza, una sovvenzione parziale dei costi operativi di queste aziende, il che non rappresenta un impiego efficiente dei fondi pubblici".

Le raccomandazioni della Corte. Secondo i giudici della Corte, gli Stati membri dovrebbero attenuare il rischio per l’economia valutando sistematicamente la ragionevolezza dei costi dei progetti e la sostenibilità finanziaria dei richiedenti l’aiuto. Il risultato di queste valutazioni dovrebbe essere adeguatamente documentato. La Commissione dovrebbe assicurarsi che gli Stati membri applichino tali controlli in maniera efficace. Sempre la Commissione dovrebbe far sì che gli Stati membri, nel corso delle procedure di selezione, richiedano ai beneficiari di dimostrare esplicitamente di aver bisogno dell’aiuto Ue e che le spese di esercizio ordinarie non siano finanziate dal bilancio europeo. Per questo gli Stati membri dovrebbero valutare più attentamente i risultati dei progetti in materia di promozione. Le spese accessorie, come i costi e le spese generali degli organismi attuatori, dovrebbero essere debitamente giustificate e limitate a una percentuale massima dei costi totali.

Controllo e riesame regolare. Sempre secondo la Corte, al fine di razionalizzare il regime di aiuto, la Commissione dovrebbe monitorare l’assorbimento dei fondi, analizzare la necessità di tale misura e appurare se il settore vitivinicolo abbia bisogno, rispetto ad altri settori agricoli, di ulteriori aiuti all’investimento. Inoltre trascorso un periodo di tempo sufficiente, la Commissione dovrebbe analizzare in che modo la dotazione assegnata ai Pns per il periodo 2014 - 2018 corrisponda alle esigenze del settore vitivinicolo dell’Ue e alla capacità di assorbimento degli Stati membri. Basandosi su questa analisi, la Commissione dovrebbe rivedere, ove necessario, la dotazione di bilancio per assicurarsi che induca gli Stati membri ad essere più efficienti nell’applicazione delle misure.

Brutte notizie d'oltre oceano. Nel frattempo non ha sortito l'effetto sperato la proposta europea all'Icann - l'ente statunitense che gestisce la governance di internet - di sospendere l'attribuzione dei domini web '.vin e .wine', in attesa di trovare un accordo su come salvaguardare le Indicazioni geografiche dai rischi di frode e contraffazione. Non sembrano esserci quindi più ostacoli all'attribuzione di questi domini da parte dell'Icann in spregio alle leggi nazionali, europee ed internazionali.