"Sulla crescita dell'inflazione, che a settembre tocca i valori più alti da ottobre 2008, comincia a pesare l'aumento dell'Iva dal 20 al 21%. I prezzi della benzina sono già saliti al 16,3% e questo nuovo rialzo si è riversato a cascata su tutti i beni che vengono trasportati". Lo fa notare la Cia, Confederazione italiana agricoltori commentando i dati Istat sull'inflazione.
"Il rischio - continua la Cia - è che la situazione peggiori nei prossimi mesi, a cominciare da ottobre, quando l'incremento dell'Iva di un punto percentuale esplicherà del tutto i suoi effetti. L'Iva maggiorata - conclude la confederazione - assieme al pericolo di speculazioni e di rialzi di prezzo ingiustificati, puo' davvero portare l'Italia a pagare un conto salatissimo, allontanando ancora di più la speranza di ripresa economica".
Coldiretti: 'La situazione critica non vada a scapito dei beni indispensabili'
"Occorre vigilare affinché l'aumento dell'Iva non sia l'occasione per speculare con aumenti di prezzo ingiustificati su beni indispensabili per i cittadini e le imprese a partire dalla benzina e dal cibo". Lo afferma la Coldiretti commentando i dati Istat sull'inflazione.
"L'effetto Iva - sostiene l'associazione agricola - sembra essersi fatto sentire più del dovuto e sarà ancora più consistente nei prossimi mesi con una previsione del 3,5% a novembre. Non è un caso che tra le voci che fanno registrare aumenti più elevati su base annuale ci sono la benzina, con un aumento del 16,3%, e il gasolio, che cresce su base annua del 19,2%. Un forte ostacolo alla ripresa dell'economia, in un paese dove l'86% del trasporto avviene su gomma. Il rischio - conclude la Coldiretti - è l'effetto valanga sulle produzioni, a partire dall'agroalimentare, con ogni pasto consumato dagli italiani che si stima deve percorrere duemila chilometri prima di giungere in tavola".
Confagricoltura: 'Bisogna ridare fiducia ai consumatori'
Confagricoltura sottolinea come, in relazione ai dati diffusi dall'Istat, l'inflazione sia giunta a settembre al 3% su base annua, mentre per gli alimentari non lavorati (quindi i prodotti agricoli) sia aumentata dello 0,9%. I prezzi all'origine della frutta fresca, fa notare la confederazione, cominciano finalmente a risalire, dopo la drammatica crisi dell'E.Coli, ma c'è ancora un differenziale del 6,3% rispetto ai prezzi dell'anno scorso.
"Secondo un sondaggio condotto dall'Ipsos per conto del Consumer's Forum - conclude Confagricoltura - bisogna ridare fiducia ai consumatori. Servono azioni concrete per la valorizzazione del made in Italy ed il riequilibro del valore; ricerca ed innovazione per soddisfare le rinnovate esigenze dei consumatori. E' un impegno che tutta la filiera alimentare e la politica devono assumere".
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Fonte: AgricolturaOnWeb