Sequestrati in provincia di Forlì oltre 9.000 litri di olio, importato (tecnicamente si parla di operazione di 'acquisto/cessione infra-comunitari') da un'azienda del territorio da Spagna e Grecia e successivamente miscelato per destinarlo ad aziende del settore della ristorazione.
L'operazione contro la frode commerciale è stata condotta dal Nucleo antifrodi Carabinieri di Parma nell'ambito dei controlli straordinari sulle importazioni dell'olio extravergine d'oliva disposti dal Mipaaf.
Alle analisi di laboratorio, svolte dai tecnici dell'Ispettorato controllo qualità e repressione frodi del ministero, si è rilevato 'olio deodorato' e come tale non commerciabile come olio extravergine d'oliva per avere superato gli 'indici di deodorazione', gli alchilesteri (75 milligrammi al Kg) previsti dalla nuova normativa comunitaria.

Per olio deodorato si intende quell'olio prodotto da olive ma derivato da metodi di coltivazione superintensivi, con grandi ammassi di olive lasciate decantare e che pertanto sviluppano acidi maleodoranti; questi oli richiedono necessariamente un 'lavaggio' chimico che non viene dichiarato. E' appunto la 'deodorazione', che non è ammessa per l'olio extravergine d'oliva e porta all'alterazione delle caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto: l'elevato valore delle vitamine, dei grassi monoinsaturi e dei polifenoli possono essere salvaguardate solo con trattamenti meccanici.

I Nac ricordano agli operatori del settore e ai consumatori che possono inoltrare richieste di informazioni o segnalazioni di sospetta irregolarità tramite posta elettronica o il numero verde 800 020320. Per informazioni generali i consumatori possono consultare il sito istituzionale del Reparto. Per i casi più gravi e urgenti il cittadino può sempre rivolgersi ad una delle oltre 4600 stazioni dei Carabinieri diffuse su tutto il territorio nazionale.

'E' fondamentale proseguire in un lavoro che rende più trasparente un mercato che rappresenta, per il nostro agroalimentare, un punto d'eccellenza indiscutibile - ha commentato il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, rivolgendo le proprie congratulazioni ai Nac - Non si tratta solo di tutelare i nostri consumatori ma anche di impedire una concorrenza sleale che penalizza i produttori corretti e onesti'.

Fino a qualche tempo fa era difficile scoprire le frodi da olio deodorato perché la normativa comunitaria non conteneva indicazioni precise. All'inizio del 2011 è stato varato il Regolamento comunitario n. 61 (24 gennaio) che pone un limite massimo degli alchilesteri ('indici di deodorazione') prodotti che si formano per reazione degli acidi grassi con gli alcoli, tipica della degradazione delle componenti del frutto. Il limite massimo consentito è di 75 milligrammi al Kg e può arrivare a 150 solo a certe condizioni.

"Come previsto, il regolamento Ue sull'olio deodorato inizia a provare la sua efficacia: lo dimostrano i recenti fatti, che e contribuiscono a migliorare il mercato di questo prodotto simbolo della qualità dell'agricoltura italiana" ha commentato Paolo de Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

Gli operatori commerciali che frodano nel commercio incorrono in gravi sanzioni penali e possono essere segnalati anche per le misure interdittive dell'esercizio d'impresa previste dal d.lgs. 231/2001, e nel caso siano destinatari di finanziamenti comunitari o pubblici saranno segnalati per le azioni di recupero per averli indebitamente percepiti.

Davanti a un aumento del 22 per cento delle importazioni di olio di oliva straniero in Italia nel primo quadrimestre del 2011, la Coldiretti sottolinea l'importanza di rafforzare il sistema dei controlli per evitare le truffe e che venga spacciato come 'Made in Italy' prodotto straniero, come purtroppo troppo spesso avviene.
"Un sequestro che forse spiega il perché - sottolinea la Coldiretti, commentando il sequestro di Forlì - sugli scaffali dei supermercati sia possibile trovare degli oli extravergine di oliva a prezzi stracciati che non coprono neanche le spese di raccolta e di imbottigliamento dei veri produttori olivicoli".
"L'Italia - prosegue la Coldiretti - è il più grande importatore mondiale di olio di oliva, ma nei supermercati tutto quello in vendita sembra italiano perché le etichette sono praticamente invisibili o perché si utilizzano nomi o immagini che richiamano impropriamente alla realtà nazionale: un vero inganno".

"La ricchezza del vero made in Italy – ha aggiunto Massimo Gargano di Unaprol - sta nella difesa dell'origine certa del prodotto, del suo legame strategico con il territorio e nel percorso dell'alta qualità certificata per garantire acquisti consapevoli da parte di consumatori sempre più esigenti".
L'etichettatura obbligatoria ha segmentato verso l'alto l'offerta di qualità del migliore prodotto italiano e se il mercato è disposto a pagare di più una ragione ci deve pur essere. "Per questo – ha aggiunto - di fronte alle imprese, che nel cogliere le opportunità dell'etichettatura dell'origine obbligatoria, hanno avviato la ristrutturazione e l'ammodernamento degli impianti olivicoli e dei frantoi, si deve aprire un confronto serio anche sul valore dei parametri degli alchil esteri, che restano molto alti". 

Anche la Cia commenta positivamente l'operazione. Le truffe e le sofisticazioni alimentari causano un danno enorme ad agricoltori e consumatori: "Non solo si ingannano i cittadini, mettendo a rischio la loro salute - commenta la Cia - ma si mina la credibilità dell'intero settore, conquistata negli anni proprio grazie alla qualità dei prodotti d'eccellenza come l'olio extravergine d'oliva".
"Purtroppo in Italia le frodi alimentari sono tante - osserva la Cia - e muovono un giro d'affari da ben 3 milioni di euro al giorno. Soldi sottratti agli agricoltori onesti.