L’Europa guida la ricerca nel campo del miglioramento genetico delle piante agrarie, ma è l’America a registrare il maggior numero di brevetti.

Lo sostiene uno studio pubblicato giovedì scorso dal Centro di ricerca congiunto (Jcr) della Commissione europea.
Secondo la ricerca, intitolata 'Nuove tecniche per il miglioramento genetico vegetale, stato dell’arte e prospettive per lo sviluppo commerciale', l’Ue prepara il 45 per cento degli articoli scientifici in questo settore, seguita dagli Stati Uniti con una quota pari al 32 per cento.

Si tratta di articoli 'Doc' in un certo senso, perché sono validati secondo il sistema della revisione tra pari (peer review). In altri termini, questo tipo di revisione consiste nel sottoporre il lavoro o le idee di un autore allo scrutinio di uno o più esperti dello stesso campo. In questo caso, il miglioramento genetico delle piante agrarie.

Tuttavia, il rapporto tra Ue e Usa si inverte quando si passa dalla teoria alla pratica, dagli articoli ai brevetti.
Secondo lo studio del Jcr, gli Stati Uniti registrano il 65 per cento delle scoperte nel settore in questione, mentre l’Europa arranca con il 26 per cento dei brevetti registrati.

Gli autori dello studio hanno analizzato le possibilità e i limiti relativi alla futura applicazione di sette tecniche di miglioramento genetico. E sono arrivati alla conclusione che le colture più avanzate potrebbero essere commercializzate nell’arco di 2-3 anni se non fossero classificate come Organismi geneticamente modificati (Ogm).

Attualmente l’Esecutivo comunitario, coadiuvato da un apposite gruppo di esperti, sta valutando queste nuove tecniche alla luce della legislazione europea vigente sugli Ogm e sugli Mogm, cioè i Microorganismi geneticamente modificati.