Perplessità
C’è chi sostiene sia una risposta all’aumento della domanda di proteine animali al quale il mondo dovrà rispondere nei prossimi anni. Chi vede nei laboratori un mezzo più efficiente per fabbricare proteine rispetto all’allevamento tradizionale, accusato di consumare troppe risorse. Chi ancora un modo per non sacrificare gli animali alle esigenze alimentari dell’uomo. Ma ci vorranno ancora molti anni. E prima di arrivare a tanto, ovvero chiudere le stalle e aprire i laboratori, bisognerà forse interrogarsi sulle possibili conseguenze di questa ipotetica evoluzione. Meno stalle e meno concime naturale, meno stalle e meno allevatori, guardiani del territorio ancor prima dei loro animali. La pensa così anche Rocco Tiso, presidente di Confeuro, convinto che la produzione di beni alimentari debba avere a che fare con la terra e suoi custodi, cioè gli agricoltori, prima che con i laboratori. E poi, aggiunge Coldiretti, le innovazioni in un settore come quello alimentare, devono percorrere la strada della naturalità e della sicurezza.
Non fermate le ricerche
La carne fabbricata in laboratorio difficilmente potrà competere con quella ottenuta con metodi tradizionali. E forse non sarà nemmeno possibile ottenerla a costi competitivi. Ma non lo sapremo mai se alla ricerca saranno frapposti ostacoli pregiudiziali. Schierarsi pro o contro, anche in questo caso, non conduce da nessuna parte. Ogm docet.
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Autore: Angelo Gamberini