La botrite (Botrytis cinerea) è sicuramente la malattia fungina chiave per chi produce fragola. Questo fungo è infatti in grado di attaccare sia le foglie che i frutti, provocando pesanti perdite di produzione, anche in post raccolta.
Se in passato gli agricoltori impostavano le proprie strategie di difesa esclusivamente sull'impiego di fungicidi di sintesi, oggi è necessario rivedere tali strategie. La grande distribuzione, i consumatori e l'Unione Europea chiedono infatti agli agricoltori una riduzione dell'impiego di sostanze attive di sintesi e una maggiore sostenibilità del comparto agricolo. Una soluzione può arrivare dall'introduzione di soluzioni di biocontrollo, prodotti cioè in grado di difendere le piante avendo al contempo un impatto ambientale e un profilo residuale positivo.
Strategie di difesa innovative nei confronti della botrite
Proprio per individuare strategie di difesa innovative nei confronti della botrite, il Centro di saggio e di sperimentazione Agricola 2000 ha lanciato Campo Demo Fragola 2023. "Si tratta di un'attività sperimentale innovativa volta a testare l'efficacia di prodotti di biocontrollo per la gestione della botrite nelle coltivazioni di fragola", spiega Daniele Villa, presidente di Agricola 2000, che il 28 aprile scorso ha organizzato presso l'Azienda agricola Giuseppe Valicenti, a Scanzano Jonico (Matera), un evento per illustrare a tecnici e agricoltori i primi risultati dei test di campo.
La botrite, un nemico in campo e in post raccolta
Come ben spiegato da Lorenzo Palanga, il tecnico di Agricola 2000 che ha seguito le prove in campo, la botrite può causare danni alle coltivazioni di fragola su due fronti. Prima di tutto attaccando le foglie provoca una riduzione della superficie fotosintetica e quindi della capacità della pianta stessa di sintetizzare nutrienti. Quando invece il fungo colpisce la fragola ne annulla il valore commerciale, provocando una perdita diretta di ricavi.
Fragola colpita da botrite
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
"La botrite si giova di climi caldi e umidi, ma bisogna considerare che è in grado di svilupparsi anche a basse temperature e quindi all'interno delle celle frigo dove vengono conservati i frutti in attesa dello smercio. Individuare soluzioni in grado di proteggere le fragole anche in post raccolta, pur limitando la presenza di residui, è dunque strategico per posizionare i produttori italiani all'interno della filiera", sottolinea Palanga.
La difesa integrata della fragola da botrite
Proprio le pressanti richieste dell'Unione Europea e gli stringenti capitolati adottati dalla Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) devono portare l'agricoltore a modificare il proprio approccio nei confronti della difesa fungicida della fragola. Si passa da una strategia basata essenzialmente su agrofarmaci di sintesi, ad una integrata, che adotta tutti gli strumenti a disposizione, comprese le buone pratiche agronomiche e l'impiego di soluzioni innovative, come il biocontrollo.
Presso l'Azienda agricola Giuseppe Valicenti, produttore d'eccellenza con 2 ettari a fragole, varietà Sabrosa, facente parte della Op Asso Fruit Italia (Afi) e certificato Global Gap, la gestione dei funghi a livello di suolo viene effettuata attraverso la solarizzazione. Una pratica che, se eseguita correttamente, permette di controllare i funghi patogeni tellurici, pur preservando la vitalità del terreno.
Se le fragole colpite non vengono eliminate sono fonte di inoculo e diffondono la malattia a frutti e foglie vicine
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
"Durante le fasi di raccolta del prodotto, che qui avvengono sostanzialmente a giorni alterni, le operaie controllano attentamente la presenza di fragole e foglie malate, che vengono prontamente raccolte e allontanate dalla serra", sottolinea Palanga. "In questo modo si mantiene basso l'inoculo all'interno del campo e dunque si gettano le basi per una gestione più sostenibile della difesa".
Un ruolo essenziale lo giocano in ogni caso gli agrofarmaci. La tesi non trattata ha infatti evidenziato un numero molto elevato di frutti infetti e anche nel post raccolta era elevata la percentuale di fragole ad aver sviluppato l'infezione.
In alternativa alla strategia tradizionale eseguita a base esclusivamente di sostanze chimiche, Agricola 2000 insieme ai committenti ha deciso di testare una strategia ibrida che ha visto un primo trattamento con un fungicida di sintesi (fludioxonil o isofetamid), volto ad abbassare l'inoculo in campo, e successivamente l'impiego di formulati di origine biologica. Ci sono stati poi committenti che hanno deciso di scegliere una strategia di biocontrollo utilizzando sostanze di base e/o antagonisti microbiologici, attraverso un controllo diretto della malattia e un rafforzamento delle difese naturali della pianta.
"I dati fino ad ora raccolti ci portano a dire che tutte le strategie testate in campo hanno avuto un controllo ottimale della botrite e sono dunque paragonabili tra di loro a livello di efficacia", sottolinea Lorenzo Palanga.
Le fragole raccolte nelle prove parcellari sono state frigoconservate per sette e quattordici giorni. Nel testimone non trattato sono molti i frutti (in foto) che si sono ammalorati
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Le soluzioni di biocontrollo per la fragola
Ma quali sono i prodotti di origine naturale che sono stati utilizzati nelle prove svolte nell'ambito di Campo Demo Fragola? Guardando le prove parcellari, consultabili sul sito di Campo Demo, si individuano sostanzialmente due categorie: prodotti a base di microrganismi ed estratti di origine naturale, a base ad esempio di lupino, di equiseto o di olio d'arancio.
"Per ottenere un livello di efficacia soddisfacente è necessario che le applicazioni avvengano con timing ben precisi e che l'irrorazione permetta di bagnare in maniera completa la vegetazione", sottolinea Palanga. "Si tratta infatti di prodotti che hanno attività di contatto e dunque devono colpire direttamente le parti di pianta attaccate dal fungo per essere efficaci".
La versatilità e l'affidabilità garantite dal chimico di sintesi non sono dunque paragonabili, ma un corretto uso di queste sostanze può comunque consentire di raggiungere risultati soddisfacenti.
La fragola della Basilicata: qualità e innovazione
"Asso Fruit Italia è una Associazione di produttori che raggruppa circa 250 aziende agricole prevalentemente nel Sud Italia", spiega Vincenzo Montesano, vicepresidente dell'Op. "Crediamo fortemente che attività di carattere tecnico scientifico come quella di oggi servano a migliorare il livello produttivo dei nostri soci, già elevatissimo. L'obiettivo è quello di ottimizzare l'impiego degli input agronomici, aumentare la sostenibilità ambientale e soddisfare i bisogno dei consumatori".
La fragola della Basilicata è riconosciuta come eccellenza
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
D'altronde la Basilicata si è affermata in Italia come una regione vocata alla produzione di fragola, tanto che in tutte le catene della Grande Distribuzione Organizzata il prodotto locale è ben presente. "Questo successo è dovuto anche all'altissimo livello di preparazione dei nostri agricoltori, che nel corso degli anni hanno affinato la tecnica di produzione, ottenendo un prodotto buono, sano e apprezzato dai consumatori", sottolinea Giuditta Signorella, responsabile dell'Ufficio tecnico dell'Aop Arcadia, a cui aderisce Asso Fruit Italia.
E proprio per valorizzare questa eccellenza alcuni stakeholder della filiera stanno spingendo perché la fragola della Basilicata venga riconosciuta come prodotto Igp. "Sarebbe un riconoscimento importante per i nostri agricoltori che producono un frutto buono e a bassi residui, seguendo un disciplinare rigoroso che tutela il consumatore finale e l'intera filiera".