Sistri addio. Il nuovo sistema di tracciabilità digitale dei rifiuti voluto dal ministero dell'Ambiente resterà infatti solo su carta: a pochi giorni dalla sua entrata in vigore, prevista per il primo settembre dopo numerosi rinvii, un click day definito 'fallimentare' e relative polemiche, il progetto è stato cancellato nell'ambito della manovra finanziaria varata dal Governo con un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 13 agosto.
Troppo complesso, troppa burocrazia, troppi costi: queste in sintesi le cause della bocciatura da parte di imprese e organizzazioni agricole al nuovo sistema, che tra i suoi obiettivi aveva quello di combattere il traffico illecito e lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici e nocivi.
"Una resa alle ecomafie, un atto di miopia politica che va corretto nel corso dell'esame parlamentare del provvedimento". Così il ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha commentato l'abrogazione del Sistri: cancellarlo "Significa disattendere un obbligo europeo, rinunciare di fatto alla legalità in un settore su cui prosperano gli affari delle mafie, lasciare senza un effettivo controllo 14 milioni tonnellate di veleni (cromo esavalente, mercurio, arsenico, etc.) che ogni anno il sistema produttivo italiano produce e sul cui smaltimento oggi non esiste alcun serio sistema di monitoraggio".
"In questi giorni molte voci responsabili, per prima quella del Procuratore Antimafia Piero Grasso, si sono levate a difesa del Sistri. Va fatto un passo indietro cancellando quella dissennata norma proditoriamemte inserita nella manovra. Va fatto a difesa della legalità, dell'ambiente e della credibilità internazionale del nostro Paese".
Di ben altro parere le organizzazioni agricole che, fatto salvo il rispetto delle norme e dell'ambiente e la corretta gestione dei rifiuti, hanno riscontrato difficoltà a districarsi nel complicato dettato normativo del Sistri.
"Ciò che è emerso – spiega Luigi Sidoli, direttore di Confagricoltura Piacenza – è stata l'impossibilità di un'efficace e semplice applicazione concreta del sistema al settore agricolo". Sidoli non esita a definire il Sistri "un sistema farraginoso, inutile ai fini dei suoi obiettivi e che si traduceva solo in un aggravio sugli imprenditori onesti avendo, parimenti, un impatto indifferente su chi agisce nell'illegalità".
Una proroga concedeva ai piccoli e piccolissimi imprenditori il rinvio della messa a regime del sistema, prevista per il primo settembre 2011, al giugno 2012. "Ma nel frattempo le imprese avevano dovuto versare l'obolo per l'iscrizione – fa notare Sidoli – Il contributo obbligatorio del mondo produttivo, assommato a quello versato dagli enti locali, ha portato nelle casse dello Stato oltre 90 milioni d'euro".
"I nostri imprenditori hanno già versato per un sistema mai partito – sottolinea Sidoli - Ora questi soldi dovranno essere restituiti".
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Fonte: AgricolturaOnWeb