La moria del melo, che da qualche anno sta creando preoccupazione tra i frutticoltori trentini, è stato al centro del seminario tecnico svoltosi oggi all'Istituto Agrario di San Michele all'Adige per fare il punto della situazione ed illustrare le attività in corso.
Introdotto dal dirigente del Centro trasferimento tecnologico, Michele Pontalti, il seminario ha visto intervenire tecnici, sperimentatori e ricercatori di San Michele unitamente agli esperti di altri territori colpiti dalla stessa problematica, in particolare Alto Adige, Valtellina e Piemonte.
All'incontro di oggi, nove giugno, gli esperti di San Michele hanno raccomandato ai frutticoltori di applicare sempre le buone pratiche agronomiche in ogni momento della vita dell'impianto.
Per contenere la moria è, infatti, importante prevenire tutte le cause che possono provocare stress alla pianta. In particolare al reimpianto è necessario effettuare lavorazioni superficiali del terreno, apportare sostanza organica, compiere la baulatura e favorire l'attecchimento della pianta. Nei primi anni di impianto limitare la produzione per consentire l'accrescimento della pianta. Sul fusto eseguire l'imbiancatura con prodotti specifici per ridurre gli sbalzi termici a fine inverno. Per prevenire la penetrazione di funghi e batteri da eventuali lesioni sul fusto intervenire in maniera localizzata con prodotti rameici. Importanti sono anche il contenimento del bostrico con trappole ad alcool, la riduzione del compattamento del terreno e la rimozione del ristagno di acqua.
Il fenomeno è considerato prioritario dalla Fondazione Mach che, in collaborazione con l'Ufficio fitosanitario della Provincia autonoma di Trento, si è attivato su tre fronti: consulenza, sperimentazione e ricerca, creando sinergie anche fuori Trentino.
Le attività dell'Istituto agrario contro il problema moria coinvolgono le Unità frutticoltura, agricoltura sostenibile e fitoiatria del Centro trasferimento tecnologico e il Dipartimento agroecosistemi sostenibili e biorisorse del Centro ricerca e innovazione.Sul fronte consulenza l'Unità frutticoltura sta monitorando tutte le zone frutticole dai mesi invernali alla raccolta, con l'obiettivo di individuare i sintomi in rapporto alle varietà e controllare la loro evoluzione. Sta studiando inoltre il rapporto tra comparsa dei sintomi e terreno, condizioni climatiche, varietà, lavorazioni del terreno, tipologia di piante e portinnesti. Sul fronte sperimentazione l'Unità fitoiatria ha realizzato un campionamento delle piante sintomatiche per poter effettuare indagini microbiologiche e molecolari in grado di caratterizzare eventuali agenti causali.
La ricerca di San Michele, nell'ambito del progetto Envirochange, sta concentrando l'attenzione sull'effetto della componente climatica sull'insorgenza della moria del melo quando sono presenti agenti patogeni considerati generalmente secondari o che agiscono in condizioni d'indebolimento delle piante.
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