Oltre 500 persone hanno partecipato al convegno sulla batteriosi dell'actinidia presso il Centro ricerche del Creso che si è tenuto il 29 aprile scorso.

L'assessore regionale Claudio Sacchetto va dritto al punto e testimonia la piena consapevolezza circa la gravità della situazione e la necessità di interventi forti a supporto dei frutticoltori. In questa situazione di emergenza la Regione Piemonte ha recepito tempestivamente le linee guida del Decreto ministeriale, interpretandole alla luce delle peculiarità del territorio regionale e coinvolgendo le amministrazioni locali a vari livelli, affinché le prescrizioni e le raccomandazioni giungessero capillarmente a tutti gli interessati. Un dispiego di forze ed energie che è diventato – insieme a quello dell'Emilia-Romagna – un riferimento a livello nazionale per le altre Regioni colpite dal batterio. 

A questo punto lo scenario è stato delineato ed è tempo per gli interventi tecnici. 

La prima relazione è frutto dell'opera sinergica di Settore Fitosanitario regionaleCreso, che da mesi collaborano in stretto contatto per fronteggiare l'emergenza, circoscrivere l'epidemia, produrre indicazioni e raccomandazioni. Chiara Morone e Graziano Vittone ripercorrono la vicenda Psa in Piemonte: i primi sintomi sospetti, le prime indagini, la prima conferma. A maggio dello scorso anno fu accertata analiticamente la presenza di Psa in Piemonte. Si conosceva la situazione di Latina e ci si chiedeva con una certa preoccupazione se sarebbe potuto accadere anche in Piemonte o se si trattava solo di casi isolati e sporadici. L'estate 2010 sembrò smorzare i toni di tale preoccupazione. Certo furono stilate e concordate le linee guida per la difesa e la protezione degli impianti colpiti e non, ma la situazione pareva sotto controllo: forse il timore iniziale era stato eccessivo? Il mese di novembre continuò a rassicurare: il raccolto fu buono. E' stato necessario attendere lo scorso gennaio per capire che qualcosa stava improvvisamente accadendo, con l'individuazione di nuovi casi su impianti fino a quel momento asintomatici. Tra febbraio e marzo preoccupazione e confusione ricompaiono sulla scena. Le gemme emettono essudato, i rami infetti ripuliti generano nuove infezioni. Interviene quindi il legislatore a mettere ordine nello stato di emergenza e preoccupazione generale, prevedendo l'estirpo degli impianti colpiti e l'incenerimento del materiale infetto asportato. Tradotto in numeri il ciclone Psa, in meno di un anno dall'isolamento del batterio in Piemonte, ha decuplicato il numero di impianti colpiti: oggi sono 600. La panoramica presentata da Morone e Vittone chiude con uno sguardo a quanto è oggi disponibile per contenere la diffusione del batterio: le diverse tipologie di prodotto (rameici, igienizzanti, induttori di resistenza, microrganismi antagonisti), i primi passi mossi dalla ricerca applicata per testarne formulazioni, combinazioni e effetti, le prossime attività previste.

 

L'essudato rosso tipico della Psa su una pianta
Fonte: Creso

 

Marco Scortichini, batteriologo del Cra di Roma e voce autorevole in materia di Pseudomonas syringae pv actinidiae, ha poi ampliato lo zoom rendendo note le prime segnalazioni del patogeno su scala mondiale. E così si scopre che la storia del Psa ha inizio circa un trentennio fa, nei Paesi orientali, culla della specie. Il primo caso a Roma è datato 1992. 

Scortichini espone con chiarezza il complesso lavoro di investigazione molecolare che è stato svolto negli anni per tracciare la carta d'identità del batterio, concludendo che l'attuale popolazione di Psa è diversa da quelle degli anni '90, rispetto alla quale si mostra molto più virulenta. Segue una carrellata di immagini eloquenti che rendono la presentazione esaustiva e suscitano commenti tra la gente in platea, che tra sconforto e compiacimento, riscopre nelle immagini che scorrono quanto visto nel proprio frutteto. Gelo e grandine sono fattori predisponenti per la malattia, così come tutti i fenomeni e le pratiche colturali che provocano ferite e potenziali vie di ingresso per il patogeno. Il grafico che descrive il ciclo della malattia spiega come l'estate sia un periodo di calma apparente, in cui la batteriosi sembra rallentare la propria attività virulenta, per ritornare al massimo dell'infezione in inverno e dopo il germogliamento. Gli spunti più interessanti per la difesa riguardano le vie di ingresso, le modalità di diffusione all'interno della pianta e le fasi fenologiche di maggior esposizione all'infezione da Psa. Le vie di accesso più frequenti per l'ambiente piemontese sono le ferite da grandine, il fenomeno di gelo/disgelo, i tagli di potatura, le legature etc e operazioni colturali simili.

I periodi di maggior sensibilità vanno dal germogliamento all'allegagione e dalla raccolta a fine caduta foglie. Si delinea così la possibilità di mettere a punto sul territorio un modello previsionale che consenta di posizionare gli interventi fitoiatrici in corrispondenza dei momenti di maggior rischio.

Come tutti gli altri relatori, Scortichini insiste sull'assoluta necessità di fare sistema, individuando quale indiscussa priorità la necessità di abbattere l'inoculo batterico oggi presente attraverso la rapida eliminazione di piante e materiale vegetale infetti.

 

Bruciatura delle piante infette
Fonte: Creso

 

Fare tesoro delle altrui esperienze è utile e importante in situazioni come queste e così a quella di Scortichini è seguita un'altra voce esperta dell'actinidicoltura laziale, quella di Fabio Marocchi, tecnico dell'Apofruit di Latina. Le sue considerazioni vertono sulle prove condotte su ampie superfici di appezzamenti colpiti messe dai frutticoltori a diposizione della ricerca: combinazioni di diversi formulati per il contenimento, testate in momenti diversi dello sviluppo vegetativo, i primi risultati ottenuti. Dai grafici che scorrono appare evidente come non esistano ad oggi un prodotto né una combinazione di prodotti risolutivi

Più che nella difesa le riposte vanno oggi ricercate nella prevenzione e nel contenimento dell'inoculo, come precedentemente accennato. 

Uno spunto interessante sembra derivare da un'altra evidenza esposta da Marocchi. Alcuni ettari di frutteto, circondati da aree fortemente colpite dal batterio, si mostrano quasi del tutto indenni. E' quindi ipotizzabile che siano molteplici le variabili che intervengono nel determinare la curva di evoluzione del batterio, come ad esempio la composizione chimica e minerale del terreno.

La professoressa Gullino espone a seguire l'attività di indagine condotta da Agroinnova in collaborazione con Creso e Settore Fitosanitario dal 2010 ad oggi, introducendo i prossimi passi della ricerca regionale, che intende approfondire gli aspetti epidemiologici (il ruolo del polline, la sopravvivenza del batterio, la durata del periodo di incubazione, etc), di difesa, di caratterizzazione molecolare per contornare la batteriosi da Psa.

 

Piante estirpate
Fonte: Creso
 

Conclude la mattinata il dirigente del Settore Fitosanitario Giacomo Michelatti per illustrare e chiarire le normative adottate dalla Regione Piemonte, dalla dichiarazione dello stato di allerta, all'apertura del bando regionale per la presentazione delle domande di contributo, passando per la definizione delle misure urgenti di prevenzione, controllo ed eradicazione del Psa e l'aggiornamento continuo delle aree contaminate. 

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Nel dibattito finale, le numerose e spinose domande rivolte ai relatori hanno confermato l'interesse dei frutticoltori.

Alcuni hanno espresso preoccupazione nel constatare che non siano ancora state estirpate e bruciate alcune piante o interi appezzamenti infetti. Come evidenziato nelle relazioni, queste zone fungono da focolai che ritardano l'azione di bonifica che si intende realizzare sul territorio. Condividendo questa legittima preoccupazione, il dirigente del servizio fitosanitario ha assicurato che si provvederà alla rigorosa attuazione delle disposizioni previste dalla delibera regionale.