L'Italia idrologica è sempre più spaccata in due, con al Nord il bacino del Po mai tanto ricco d'acqua e una situazione di crisi idrica in quasi tutto il Sud, dove alla Sicilia, per la quale è stato già da tempo dichiarato lo stato di emergenza nazionale, si aggiungono Puglia, Basilicata e Calabria, ma anche regioni come l'Abruzzo. A segnalarlo sono una nota dell'Autorità di Bacino del Distretto del Po ed il report dell'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, che evidenziano questa situazione che va avanti da mesi, ma che vede sempre più allontanarsi verso poli opposti le condizioni idrologiche di Nord e Sud del Paese.

 

Puglia a secco

Ma l'immagine più eclatante della settimana è quella dell'invaso di Occhito, un bacino da 250 milioni di metri cubi d'acqua, posto tra le regioni Molise e Puglia, a servizio dell'agricoltura del Tavoliere e, al contempo, fonte preziosa di risorsa destinata all'uso potabile, immessa nell'Acquedotto Pugliese: in soli otto giorni ha visto ridursi i propri volumi di oltre 15 milioni di metri cubi; la diga sul fiume Fortore trattiene adesso solo 77 milioni d'acqua e, fanno notare da Anbi, "d'ora in poi, la risorsa dell'invaso servirà quasi esclusivamente per l'uso potabile, facendo prevedere che, per la metà di agosto, la Capitanata non avrà più risorsa per irrigare i campi".

 

Invaso di Occhito costruito sbarrando con la diga il fiume Fortore: i livelli sono ai minimi

Invaso di Occhito costruito sbarrando con la diga il fiume Fortore: i livelli sono ai minimi

(Fonte: Consorzio per la Bonifica della Capitanata)

 

In totale negli invasi foggiani restano meno di 94 milioni di metri cubi d'acqua (in una settimana si sono svuotati di ulteriori 16 milioni) ed a preoccupare è la possibilità che, come avvenuto negli scorsi anni, il periodo secco si prolunghi fino agli inizi di novembre per poi essere interrotto dall'irrompere di eventi meteorologici estremi: in questi giorni nubifragi e trombe d'aria hanno già investito alcune località del barese e del tarantino. "È reale il rischio di vedere inaridita la pianura foggiana, così come ampie porzioni di territorio salentino" indica Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, Anbi.

 

Pronta la risposta di Confagricoltura Puglia che chiede alla Regione Puglia di avviare gli accertamenti per richiedere al Governo la dichiarazione di stato di calamità naturale. "Le temperature estreme delle ultime settimane e le precipitazioni quasi inesistenti in diverse zone - evidenzia il presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzàro - hanno messo in ginocchio le aziende agricole, che nonostante tutto continuano con grande responsabilità a rifornire i mercati. Però, se non si interviene prontamente, si rischia il collasso di numerose imprese già in forte difficoltà".

 

Il caldo e la siccità del 2024 hanno avuto un impatto significativo sulle coltivazioni di grano, che sebbene di buona qualità, hanno subìto una drastica riduzione in termini di quantità. Simili previsioni emergono per l'uva da vino e da tavola, con vendemmie anticipate e uve di qualità ma in quantità limitate.

 

La scarsità d'acqua non solo limita alcune attività agricole, ma influisce anche sulla capacità del terreno di trattenere i liquidi, rendendo la terra impermeabile. Questo fenomeno, aggravato da periodi di forte traspirazione, aumenta il rischio idrogeologico, poiché l'acqua piovana scorre sulla superficie senza penetrare nel terreno.

 

"La situazione, oltre a misure emergenziali - specifica il presidente di Confagricoltura Puglia -, richiede un ripensamento dei modelli di pianificazione e governance, l'implementazione di politiche e strategie mirate per le aree rurali, e l'adozione di nuove tipologie di progettazione e intervento. È essenziale selezionare specie arboree idonee e sviluppare competenze professionali interdisciplinari, oltre a tecnologie innovative per la manutenzione del verde".

 

Abruzzo, crisi idrica senza precedenti

In Abruzzo, dopo il prosciugamento del bacino di Penne (8,80 milioni di metri cubi per l'irrigazione delle valli del Tavo e del Saline) anche l'acqua dell'invaso di Chiauci si esaurirà entro metà agosto (1.000 litri al secondo vengono erogati, oltre che per l'agricoltura della piana del Trigno, anche per l'uso civile nei comuni costieri di San Salvo e Vasto).

 

Stessa sorte per i territori della valle Peligna dove, a causa delle esigue portate fluviali, si registrano crescenti difficoltà a ricaricare le vasche d'accumulo, nonostante da ormai un mese si effettuino turnazioni ed interruzioni nel servizio di distribuzione. Che l'attuale crisi idrica in Abruzzo sia senza precedenti è dimostrato anche dalle esigue portate delle sorgenti in territori, come quelli ai piedi della Maiella, che mai hanno sofferto per mancanza d'acqua: è il caso dell'acquedotto di Capo Vallone o della sorgente Verde, che stanno registrando le portate più basse mai raggiunte e la cui produzione riesce a soddisfare ormai solamente il 75% del fabbisogno per la popolazione di quei territori.

 

Sicilia, siccità come nel 2002

Sulla Sicilia, a fine giugno, le precipitazioni cumulate in 12 mesi sono state mediamente 414 millimetri, cioè un solo millimetro in più rispetto a quanto registrato durante la grande siccità del 2002. Su larga parte della Sicilia Orientale il deficit pluviometrico supera il 60% su base annua (-300 millimentri circa). Gli invasi regionali trattengono circa 267 milioni di metri cubi d'acqua (38,21% del volume di riempimento autorizzato e 42% in meno sulla media del periodo nello scorso quindicennio), di cui solamente circa 122 milioni di metri cubi sono però realmente utilizzabili (al netto dei volumi utili alla fauna ittica, dell'interrimento e del cosiddetto "volume morto").

 

Sull'isola, 6 bacini su 29 non hanno più acqua utilizzabile, altri 6 hanno disponibile meno di un milione di metri cubi e 4 meno di due milioni. Dal più recente verbale dell'Autorità di Bacino regionale si evince che Gela non potrà ricevere alcun genere d'irrigazione, considerata la totale indisponibilità di volumi negli invasi Cimia, Disueri e Comunelli; questo comprometterà la campagna di semina e di produzione nella Piana. Tutti i comuni della provincia di Caltanissetta stanno subendo riduzioni nella distribuzione idrica, mentre ad Enna l'acqua potabile viene erogata un giorno sì e due no; nell'agrigentino, per i terreni irrigui di Ribera, si sta cercando di salvare gli agrumeti, operando trasferimenti di risorsa irrigua dal sistema Prizzi-Gammauta all'invaso Castello.

 

Nel ragusano si registra un repentino calo dei livelli piezometrici delle sorgenti ormai quasi prosciugate; il gestore sta attivando turnazioni per l'erogazione idrica. Il comprensorio del Calatino è quello che sta subendo i disagi maggiori: rispetto al 2023 si registra un abbassamento della falda di circa 15 metri ed una riduzione della portata emunta da 1.200 litri al secondo a 180 litri al secondo; la soluzione adottata è l'abbassamento del livello di prelievo ed è stato richiesto ai comuni di emettere ordinanze che vietino l'utilizzo d'acqua potabile per irrigazione e piscine, nonché la riduzione delle portate durante le ore notturne.

 

La sorgente Fiumefreddo, con una concessione di 900 litri al secondo, fornisce acqua al 70% del territorio comunale di Messina attraverso due distinte captazioni: in una, il livello si è talmente abbassato da far ipotizzare che tra poco la sorgente non erogherà più acqua, stando a quanto riferisce l'Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia.

 

L'acqua è razionata anche a Palermo, capoluogo regionale. Le piogge dei giorni scorsi hanno solo lambito l'estremo lembo nordorientale dell'isola con cumulate fino a 28 millimetri nel messinese, lasciando però a secco il resto dei territori siciliani.

 

Intanto è di ieri pomeriggio la notizia dell'esonero del pagamento per il 2024 dei ruoli che derivano dall'irrigazione di soccorso per gli agricoltori siciliani che ricadono nei comprensori dei consorzi di bonifica. Lo prevede un emendamento alla manovra finanziaria in discussione all'Assemblea regionale siciliana presentato dal presidente della Regione e assessore all'Agricoltura ad interim, Renato Schifani, per sostenere gli imprenditori agricoli alle prese con la grave crisi determinata dalla siccità. Per questa agevolazione, la norma prevede uno stanziamento di 10 milioni di euro da ripartire tra i consorzi, con Decreto dell'assessore all'Agricoltura, per ridurre l'onere a carico degli agricoltori fortemente penalizzati dall'emergenza idrica.

 

Sardegna tra interruzioni ed emergenza

In Sardegna le dighe trattengono 1.048 milioni di metri cubi d'acqua, cioè il 57% del volume autorizzato. Gli invasi dell'Alto Cixerri sono al 13,59% dei volumi invasabili e sono pertanto in stato d'emergenza. Tutti gli altri bacini, fatta eccezione per quello della diga del Liscia in Gallura, sono a livello di pericolo e quindi applicano riduzioni nell'erogazione idrica. I territori che maggiormente soffrono la sete sono le campagne della parte centrorientale dell'isola: Ogliastra e Nuorese, così come il Sulcis. L'irrigazione è stata interrotta nel distretto di Poseido, dove il bacino di Maccheronis è al 26,8% della capacità e nelle campagne di Torpè, Siniscola, Budoni e San Teodoro.

 

Situazione complessa nel resto del Centro Sud

In Calabria, nel vibonese, la diga di Alaco trattiene il 71% dei volumi invasabili, mentre quella del Menta, che dà da bere a Reggio Calabria, è ferma al 40%. In Basilicata, in una settimana, le dighe hanno rilasciato 12 milioni e mezzo di metri cubi d'acqua: un quantitativo superiore di circa 600mila metri cubi a quanto erogato 12 mesi fa durante il luglio più caldo della storia; rispetto all'anno scorso mancano nei bacini lucani ben 208 milioni di metri cubi d'acqua, mentre Matera è stata allagata da un nubifragio violentissimo.

 

In Campania, gli invasi del Cilento trattengono complessivamente oltre 13 milioni di metri cubi: l'anno scorso era disponibile il doppio dell'acqua, anche se le piogge dei giorni scorsi hanno fatto alzare i livelli idrometrici dei fiumi.

 

Risalendo la penisola, il Lazio vede la decrescita inarrestabile dei livelli dei suoi laghi: in quello di Albano, l'altezza idrometrica si è ulteriormente ridotta, perdendo 20 centimetri in 3 mesi, nonostante i 78 millimetri di pioggia, caduti ad inizio luglio sul bacino tra i comuni di Rocca di Papa e Castel Gandolfo; calano anche i livelli dei bacini di Bracciano, che scende a -113 centimetri contro -92 centimetri del 2023 e di Nemi, che in un anno ha perso 56 centimetri. La portata del fiume Tevere è scesa a 76,41 metri cubi al secondo, quando la media del periodo dovrebbe attestarsi a circa 130 metri cubi al secondo; cala anche l'Aniene, mentre crescono le portate di Fiora e Velino.

 

In Umbria il lago Trasimeno è sempre più asciutto e la sua altezza ora è di ben 25 centimetri inferiore al livello, sotto cui non dovrebbe mai scendere (-120 centimetri). Un brusco crollo di portata si registra nel fiume Topino, mentre restano invariati i livelli di Paglia e Chiascio. Tutto ciò, nonostante la regione sia stata vittima di violente grandinate proprio nei territori del bacino del Trasimeno a dimostrazione che questi fenomeni estremi non influiscono sulla ricarica dei corpi idrici. 


Le Marche, colpite da nubifragi lungo la fascia centrale litoranea e collinare (a Jesi, quasi 100 millimetri di pioggia in un'ora; ad Osimo, 68 millimetri in un'ora e mezza), vedono scendere i livelli dei fiumi Potenza ed Esino, che registrano portate tra le più basse del decennio; gli invasi trattengono acqua per quasi il 74% della loro capacità.

 

In Toscana, c'è una drastica riduzione di portata nel fiume Serchio, sceso sotto la media storica; in calo è anche l'Ombrone, il cui flusso è ora inferiore a quello minimo vitale. In Emilia Romagna tornano sotto le medie storiche, dopo un lungo periodo d'abbondanza idrica, le portate dei fiumi appenninici: il flusso idrico del Savio, sul cui bacino si registra una marcata carenza di piogge, è inferiore sia alle medie storiche che a quanto registrato nel 2023; lo stesso vale per Reno e Taro. Clamorosamente buona, invece, è la condizione dell'Enza, la cui portata attuale è superiore addirittura del 547% alla norma (Fonte: Arpae).

 

Nord, nel Po mai tanta acqua dagli anni Novanta

Rispetto al periodo 1991-2020, il fiume Po ha fatto registrare alla sezione di chiusura di Pontelagoscuro (Ferrara) nuovi valori massimi di portata media mensile nei mesi di marzo e giugno (rispettivamente di 3.174 e 2.926 metri cubi al secondo) e valori prossimi ai massimi nei mesi di aprile e maggio: una situazione diametralmente opposta a quella che si riscontrava esattamente due anni fa quando, il 24 luglio del 2022 il fiume Po, sempre a Pontelagoscuro, registrava la più bassa portata media giornaliera di sempre, pari a 114 metri cubi al secondo. Sono questi i dati rilanciati giusto ieri dall'Autorità di Bacino per il Distretto del Po.

 

Una recente immagine del tratto lombardo del Po, a Revere di Borgo Mantovano e Ostiglia

Una recente immagine del tratto lombardo del Po, a Revere di Borgo Mantovano e Ostiglia

 (Fonte: Roberto Martini per Autorità di Bacino del Distretto del Po)

 

Secondo l'Autorità di Bacino del Po "L'estate meteorologica si è palesata, fino ad oggi, come particolarmente umida e con temperature prossime ai valori tipici del periodo considerate le medie storiche, ma anche con picchi di calore oltre i 37° al Nord che non si registravano da diversi anni. Le precipitazioni si sono dimostrate del tutto abbondanti, in alcuni casi di particolare intensità, soprattutto sui rilievi alpini, anche distruttive e causa di piene che hanno causato frane alluvionali".

 

Le piogge sono cadute nel Distretto del fiume Po anche nella primissima parte dell'estate in modalità frequente; un copione molto simile a quello già visto in primavera tant'è che, se si fa riferimento agli ultimi quattro mesi e mezzo (da marzo a metà luglio), in molte località del Distretto sono stati superati i precedenti record storici in termini di accumuli pluviometrici. Solo i territori della Romagna, colpiti dall'alluvione del 2023, in questo inizio 2024 stanno riscontrando apporti pluviometrici leggermente sotto la media per il periodo di riferimento.

 

I fiumi del Distretto, complice anche lo scioglimento del manto nevoso che a inizio stagione si presentava abbondante lungo tutto l'arco alpino, continuano a mantenere valori di deflusso mensili pari ai valori massimi del periodo e, in alcuni casi, anche maggiori.

 

I livelli idrici dei grandi laghi alpini sono prossimi ai massimi storici per il periodo come nel caso del lago di Garda ora ad un livello di riempimento pari al 90%, lago Maggiore 102,3%, lago di Iseo 95,7%, lago d'Idro 51,1%, lago di Como 71%. Ovviamente, non sono mancati i problemi legati all'intensità dei fenomeni a scala locale. Infatti, negli ultimi mesi sono stati registrati numerosi fenomeni di piena distribuiti in tutto il Distretto che hanno provocato anche ingenti danni come nei casi di Cervinia e Cogne in Valle d'Aosta.

 

Purtroppo anche questo inizio 2024, così anomalo dal punto di vista delle precipitazioni, rientra nella casistica attesa a seguito dei cambiamenti climatici in atto. Tutti i dati di analisi approfondita contenuti nei periodici bollettini, frutto della costante collaborazione dell'Autorità di Bacino Distrettuale con l'insieme dei partner del Distretto del Fiume Po, sono visibili e consultabili sul portale istituzionale dell'ente nella sezione dedicata.

 

"Come più volte ricordato nell'ultimo periodo soprattutto - ha rimarcato il responsabile dell'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici e dirigente dell'Autorità di Bacino Distrettuale Francesco Tornatore - il Distretto del fiume Po è considerato a scala mondiale un hotspot climatico, ossia un'area caratterizzata da un alto grado di indeterminatezza previsionale che genera incertezza sugli sviluppi futuri del clima e dove si registrerà una variazione significativa del regime piovoso con un aumento degli eventi idrometeorologici estremi. È ormai evidente che ci troviamo d'innanzi ad un cambiamento epocale che deve essere affrontato con la giusta visione. Questo vuol dire che non si può continuare a ragionare secondo i soliti schemi e che occorre essere pronti ad accettare il fatto che per adattarci alle nuove condizioni ambientali potremmo dover riadattare il nostro modello di gestione del territorio che ormai non è più in grado di conciliare la variabilità dei fenomeni meteorologici estremi, che provocano siccità ed alluvioni, con le aspettative sociali ed economiche delle comunità locali".