"Il settore agroalimentare ha bisogno di una strategia a lungo termine. Non possiamo più farne a meno, perché il contesto economico diventerà più sfidante". In questo modo il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha aperto l'Assemblea nazionale a Roma. Un ragionamento, questo, che si ritrova lungo tutti gli argomenti toccati nella due giorni dell'evento (12 e 13 luglio scorsi), ospitato dal Palazzo della Cancelleria.

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"Abbiamo un Governo forte di un'ampia maggioranza politica - ha osservato Giansanti - e le risorse finanziarie per recuperare il tempo perso".

 

Viene ricordato quindi, in prima battuta, il Tavolo agroindustriale costituito dal Governo e dove sono già state scodellate una serie di proposte da Confagricoltura. A cominciare dal rafforzamento della logistica e delle infrastrutture "per facilitare" per esempio "l'esportazione dei nostri prodotti": nel decennio passato - si ricorda - sono quasi raddoppiate, ed è "nelle nostre possibilità salire da 60 a 100 miliardi di euro l'anno".

 

Contemporaneamente alla crescita delle esportazioni "possiamo far salire anche il tasso di autoapprovvigionamento fermo al 75%, producendo così nuova ricchezza e buoni posti di lavoro".

 

A questo Confagricoltura ha aggiunto il tema delle filiere. "Scontiamo la mancanza di un confronto strutturato con le altre parti del sistema agroalimentare. Alla grande distribuzione italiana, in particolare, chiediamo di studiare un'iniziativa per contrastare la caduta dei consumi dei prodotti destinati all'alimentazione".

 

Non viene nascosta la preoccupazione per il pericolo derivante dalle scelte della Banca Centrale Europea (Bce). "L'aumento dei tassi da parte della Bce genera forti preoccupazioni per la stabilità dell'Europa e per la capacità competitiva degli Stati membri. Il rischio è che le misure adottate per contrastare la spinta inflazionistica possano innescare asimmetrie negative e durature sulla crescita". Di fronte c'è infatti il muro dell'accesso al credito per le imprese. "Veniamo da un periodo pluriennale durante il quale gli imprenditori hanno fatto ricorso al credito per finanziare gli investimenti finalizzati a una maggiore competitività aziendale - ha rilevato Giansanti - dalle innovazioni digitali, ai cambiamenti delle fonti energetiche in aggiunta al costante aggiornamento dei processi produttivi". In questa situazione "il crollo della marginalità spinge le aziende ai margini del mercato"; e, "per reagire, sono obbligate a trasferire i maggiori costi sul prezzo del prodotto finito, con il risultato di accrescere la spinta inflativa".

 

Nutriscore, Tea, Pnrr e Pac al centro dell'Assemblea

Spazio poi a una serie di elementi che ruotano intorno al confronto più ampio con la politica e dal respiro europeo: dal Nutriscore all'etichetta irlandese per gli alcolici, dalle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea) al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), alla Politica Agricola Comune (Pac).

 

Le indicazioni su Nutriscore, etichetta irlandese sugli alcolici e sugli imballaggi a livello Ue "vanno nella direzione sbagliata".

 

Per quanto riguarda il capitolo Tea, "una buona notizia è quella arrivata da Bruxelles. Forse, è finita l'epoca dell'ostracismo nei confronti della ricerca scientifica e delle innovazioni. Vogliamo essere messi nella condizione di produrre di più con una minore pressione sulle risorse naturali e una crescente partecipazione del nostro settore alla decarbonizzazione dell'economia".

 

Sul Pnrr c'è "un po' di preoccupazione, da cittadino italiano. Bisogna avere più coraggio. Non dimentichiamoci che l'Italia è la prima assegnataria di risorse economiche per quel che riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Bisogna spendere bene le risorse".

 

Ma è sulla Pac che ha insistito Giansanti. Quella "in vigore è chiaramente inadeguata. Le attuali risorse finanziarie assegnate alla Pac sono insufficienti. Meno dello 0,5% del Pil europeo". Bisogna anche "rivedere quella post 2027"; perché "la Pac deve tornare a essere uno strumento di politica economica per continuare a garantire ai consumatori produzioni adeguate in termini di qualità e quantità. E a costi accessibili, insieme a un giusto reddito per gli agricoltori".

 

Discorso che scivola quindi sul voto in Parlamento Ue dedicato al Regolamento per il ripristino della natura, ritenuto "sbagliato" sotto tutti i punti di vista, e a cui l'Italia si è opposta come hanno ricordato i ministri dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, degli Affari Esteri Antonio Tajani (tutti intervenuti sul palco dell'Assemblea di Confagricoltura).

 

"Agli aspetti produttivi - ha fatto presente Massimiliano Giansanti - va poi aggiunto il presidio e la cura del territorio che l'agricoltura assicura alla collettività. Senza il nostro lavoro, il dissesto idrogeologico sarebbe più grave. La vitalità socio economica delle aree extraurbane dipende dai risultati delle nostre imprese".