La crescita

Ci si era quasi riusciti nel 2019, quando la bilancia agroalimentare aveva raggiunto il pareggio fra valore delle esportazioni e quello delle importazioni.
Ma il balzo in avanti lo si è realizzato nel 2020, in piena pandemia, con le importazioni in calo del 4,7% (42,3 miliardi di euro) e le esportazioni in crescita dell'1,3%, arrivando a sfiorare i 45 miliardi di euro.
Un risultato di tutto rispetto, visto che solo 5 anni fa il deficit del settore raggiungeva i 5 miliardi.

E' quanto emerge dal rapporto sul commercio con l'estero dei prodotti agroalimentari realizzato dal Crea Politiche e Bioeconomia.
Come spiega Alberto Levi nell'articolo pubblicato su "QN" del 2 agosto, a trainare la crescita sono alcuni prodotti, come olio, pasta e conserve di pomodoro.
Qualche battuta d'arresto si segnala invece per i vini a denominazione.
L'articolo prosegue ricordando che il principale mercato per le nostre esportazioni sono i paesi dell'Unione europea, con una quota di oltre il 65%, seguiti da Nord America e Asia.
Francia, Germania e Spagna sono invece i nostri principali fornitori per l'import agroalimentare.
 

Api preziose

Più volte si è letto e sentito che la scomparsa delle api porterebbe all'estinzione dell'umanità.
Certo, sostiene Danilo Taino sul "Corriere della Sera" del 5 agosto, la perdita sarebbe enorme, ma affermare che ne andrebbe dell'esistenza dell'uomo appare esagerato.
Per sostenere questa tesi l'autore ricorda che solo una parte degli alimenti che danno sostentamento all'uomo ha bisogno dell'impollinazione, compito egregiamente svolto dalle api, ma anche da vespe, coleotteri, formiche e farfalle.

Secondo la Fao il 75% dei raccolti dipende dall'impollinazione, se ci si riferisce alla tipologia di prodotti, ma se il calcolo si sposta sulle quantità di alimenti, la quota scende al 35%.
Cereali, tuberi, lattughe legumi, banane e molti altri prodotti non hanno bisogno dell'impollinazione.
Ma perderemo tra il 40% e il 90% di molti frutti e avremmo un mondo senza cacao e senza cioccolato.
Senza considerare la crisi economica che ne scaturirebbe per molti agricoltori.
Dunque, conclude l'articolo, se pure non è vero che senza api non ci sarebbe l'uomo, la scomparsa di questi insetti avrebbe comunque effetti devastanti e un uso sostenibile degli agrofarmaci salverà molto di più del solo buon miele.
 

La rete che non c'è

Roccamandolfi è un paesino sulle montagne del Molise.
E' preso come esempio da Anna Maria Capparelli per denunciare dalle pagine de "Il Quotidiano del Sud" del 6 agosto, quanto ci sia ancora da lavorare sul fronte della diffusione delle tecnologie digitali.
Perché a Roccamandolfi tutto è pronto da tempo per accogliere la "rete", ma di banda larga non c'è nemmeno l'ombra e l'unica banda che si incontra è quella del paese, con fiati, ottoni, legni e tamburi. Fa buona musica, ma non serve per collegarsi a internet.

Quello citato è un caso emblematico, che si incontra però in molti piccoli comuni del Mezzogiorno.
Ma non solo, visto che l'articolo cita alcuni dati secondo i quali il 52,8% delle stalle italiane non ha la connessione alla banda larga, indispensabile per il commercio on line.
Non va meglio se si allarga lo sguardo alle famiglie italiane, dove solo il 76% dispone di un accesso a internet, percentuale che scende al 68% stringendo l'esame alle sole zone rurali.
Visto che oggi senza internet non si va da nessuna parte, è necessario utilizzare al meglio i 6,31 miliardi previsti dal Recovery plan per la diffusione della banda larga nelle zone interne.
E chissà che anche a Roccamandolfi si possa finalmente accedere alla rete.
 

Quell'olio a prezzi bassi

Attilio Barbieri delle pagine di "Libero" dell'8 agosto affronta il tema dell'olio extravergine di oliva offerto sugli scaffali della grande distribuzione organizzata a prezzi molto bassi. Tanto da dubitare che sia realmente olio extravergine.
In realtà non c'è alcuna frode e si tratta più semplicemente di olio di provenienza europea, il più delle volte dalla Spagna, a prezzi estremamente bassi.

Non è un mistero che l'extravergine spagnolo si paghi all'importazione appena due euro al litro.
Per difendere il consumatore c'è l'etichetta, dove da tempo è obbligatoria l'indicazione dell'origine sulle bottiglie di olio extravergine commercializzate in Italia.
Nessuna difesa invece per i produttori di olio italiani, ai quali non resta che rassegnarsi a questa concorrenza del prodotto di importazione, ottenuto spesso da impianti intensivi e di qualità non paragonabile a quella italiana.
 

Fuori dal coro

E' uscito in questi giorni di agosto il sesto rapporto dell'Onu sull'evoluzione dell'impatto dei gas climalteranti.
I dati che ne sono emersi sono allarmanti e il tema, come spesso accade quando alle spalle di un argomento c'è un efficiente servizio di comunicazione, è rimbalzato su tutti i giornali.
Così il tono di quasi tutti gli articoli è il medesimo: siamo al punto di svolta o si interviene subito o saranno guai grossi.

Dal coro si distacca "Libero" dell'11 agosto che commenta in modo originale i dati diffusi nel rapporto Onu.
L'articolo prende le mosse dalla constatazione che la pandemia ha consentito un esperimento globale altrimenti impossibile, bloccando molte delle attività dell'uomo.
Il risultato è una riduzione del 7% delle emissioni di CO2. Una riduzione importante, mai avvenuta in passato.
Eppure in atmosfera non si è registrato nessun abbassamento dei livelli di CO2 e di conseguenza non si è avuto alcun effetto positivo sull'innalzamento delle temperature. Cosa dovremmo fare allora, si legge nell'articolo, per raffreddare il clima?
Seguire le "deliranti proposte della Ue" che entro il 2030 vuole uccidere l'industria dell'auto e affamare l'agricoltura?
"Se negli ultimi 25 anni - conclude l'articolo -  l'agricoltura è stata distrutta dalle politiche europee ultra globaliste, poi non lamentiamoci se non abbiamo più il 25% di alberi da frutto, che assorbono CO2…"
 

Agricoltura "antincendio"

"Senza l'economia agricola e forestale il Paese va in fumo". E' un titolo indovinato questo dell'articolo firmato da Piero Bevilacqua su "Il Manifesto" del 12 agosto.
Siamo nei giorni dove le cronache raccontano il ripetersi di incendi e devastazioni di boschi e foreste e l'articolo ricorda che non è solo colpa dei mutamenti climatici, ma punta il dito sull'assenza degli uomini, che hanno abbandonato le zone interne appenniniche.
Con loro sono andati via gli allevamenti e si sono perse le economie agricole e forestali di un tempo, la cura dei boschi e dei territori vicini.

Gli incendi devastano patrimoni vegetali, tesori di biodiversità animale e vegetali. Si trasformano in aree carbonizzate destinate a franare.
E gli effetti si vedono a valle, nei frequenti allagamenti anche di aree urbane.
Che fare? La ricetta proposta dall'articolo è quella di non perdersi solo dietro alle grandi opere, e favorire il recupero di terre fertili, boschi, acque, spazi abitabili di colline e montagne.
Un compito che andrebbe affidato ai comuni, ai quali dovrebbero andare le risorse necessarie.
L'articolo non ne fa cenno, ma questa doveva essere una delle finalità affidate alle "comunità montane", ma qualcosa evidentemente non ha funzionato.
 

Attenti ai falsi

Stando ai risultati ottenuti nei primi sei mesi dell'anno sul fronte dell'export agroalimentare, il 2021 potrebbe concludersi con un record e arrivare ai 50 miliardi di euro.
Lo scrive Attilio Barbieri sulle pagine dei "Libero" del 13 agosto, citando le proiezioni diffuse da Coldiretti.
Un risultato che giunge per di più in un momento di grandi difficoltà per il commercio mondiale a causa della pandemia.
Merito della propensione dei consumatori ad affidarsi alla dieta mediterranea  e alle sue promesse di salute.

Tra i principali "clienti" del made in Italy figurano gli Usa, che pur restando al secondo posto hanno fatto registrare il maggiore aumento della domanda in questo periodo, con un incremento del 18,4%.
Un risultato raggiunto anche grazie alla chiusura del contenzioso fra Usa e Ue, che aveva fatto scattare una serie di dazi e controdazi da una parte all'altra dell'Oceano.
Al primo posto fra gli estimatori del made in Italy resta la Germania, che insieme alla Francia ha fatto registrare un aumento prossimo al 7% delle sue importazioni dal Belpaese.
Peccato, conclude l'articolo, che su tre prodotti venduti nel mondo con l'etichetta made in Italy, due siano dei falsi.
Un danno per il nostro export che vale 100 miliardi di euro.

 

Quando il fotovoltaico non consuma terra

Si affronta il tema dell'agrofotovoltaico sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" del 14 agosto, dove Cheo Condina intervista Andrea Ghiselli, amministratore delegato di EF Solare, definito come il primo gruppo italiano in questo settore, con importanti interessi anche in Spagna.
Lo sviluppo del settore in Italia è considerato problematico per via del freno imposto dalla burocrazia, che allunga a dismisura i tempi di autorizzazione e dove c'è molta attenzione al consumo di territorio agricolo.  

Per questo motivo, spiega l'articolo, c'è un forte impegno al miglioramento dell'efficienza degli impianti esistenti, insieme allo sviluppo delle tecnologie che consentono il contemporaneo utilizzo del terreno e la produzione di energia elettrica.
Viene fatto a questo proposito l'esempio delle serre fotovoltaiche, diffuse in particolare nelle aree del Sud.
Questa soluzione consente elevata produttività, ridotto abbandono dei terreni e un uso razionale dell'acqua.
Un filone, a quanto si afferma, che promette buoni margini di sviluppo in presenza di tecnologie all'avanguardia.
 

Il costo dei record

Lo aveva già anticipato QN del due agosto, con il quale è aperta questa rassegna stampa.
Ora lo conferma anche il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio dalle pagine del "Corriere della Sera" del 15 agosto, intervistato da Giuliana Ferraino.
Il secondo trimestre del 2021, afferma Vacondio, sarà per l'agroalimentare italiano il migliore degli ultimi venti anni.
E a fine anno l'export arriverà al record storico di 50 miliardi di euro, cinque in più rispetto al 2020.
Ma questo è il lato positivo della medaglia. Dall'altro lato ci sono le preoccupazioni conseguenti alla sfida ambientale, che vedono gli Usa puntare su biodiesel e bioetanolo, che è una delle cause dell'impennata dei prezzi delle materie prime, come grano, mais e soia, che poi si ripercuotono sui prezzi di latte e carne.

C'è il rischio di allontanare i risultati sulla lotta alla fame, in quanto si mandano in crisi gli equilibri sui sistemi di approvvigionamento alimentare dei paesi poveri.
Anche l'applicazione dei certificati verdi per l'uso di energie rinnovabili può innescare una distorsione dei prezzi dei prodotti agricoli.
Quali allora le soluzioni? Vacondio ricorda che la sostenibilità si poggia su tre pilastri: sociale, economico e ambientale.
Senza gradualità avremo meno inquinamento ma anche meno aziende e meno occupazione.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.

Questo articolo fa parte delle collezioni: