Questo il piano per il paese contro i cambiamenti climatici, e l'impegno dell'Anbi (l'Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue), che è stato messo in evidenza dal presidente dell'associazione Francesco Vincenzi nel corso dell'assemblea 2020, e che si è concentrato su tre pilastri fondamentali per l'Italia: "Fiducia nel futuro, visione per il paese, coraggio di fare scelte".
"Oggi - ha spiegato Vincenzi - solo il 20% dei provvedimenti del governo trova concreta ricaduta sul territorio di un paese, dove mediamente servono undici anni per realizzare un'opera pubblica e i grandi investimenti per le infrastrutture idriche al Sud risalgono ancora al tempo della Cassa per il Mezzogiorno". E che le infrastrutture irrigue siano essenziali, lo ha messo in evidenza anche la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, parlando anche degli investimenti che stanno per partire per garantire e rafforzare proprio la gestione dell'acqua.
Il Piano nazionale per la manutenzione straordinaria e l'infrastrutturazione di opere per la difesa idrogeologica e la raccolta delle acque è suddiviso in quattro sezioni, raggruppa 3.869 progetti (tra definitivi e esecutivi), per un valore degli investimenti pari a quasi 11 miliardi di euro. La maggior parte è dedicata alle opere di manutenzione straordinaria per la difesa idrogeologica: sono 3.658 per un investimento di oltre 8,4 miliardi di euro, con 42mila posti lavoro. Il maggior numero di progetti, pari a 2.015, interessa soprattutto il Nord: Piemonte Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna; seguono il Centro (1.224) e il Sud (419).
Proprio il Mezzogiorno è primo nella classifica dei bacini da completare: 42, capaci di contenere 103.862.280 metri cubi d'acqua; per ultimarli servono oltre 565 milioni di euro con un'occupazione stimata in 2.826 unità. Sempre il Sud è al primo posto anche per numero di invasi che hanno bisogno di manutenzione straordinaria a causa del progressivo interrimento con 45, e una capacità complessiva (604.470.000 metri cubi) ridotta dell'11,3% a causa di sedime, pari a 68.636.550 metri cubi; il costo per la rimozione è di oltre 274 milioni di euro.
In Italia sono complessivamente 90 i bacini condizionati dall'interrimento, cosa che riduce del 10,7% la loro capacità; per ripulirli servirebbero quasi 290 milioni di euro. Mentre per quanto riguarda i bacini per la raccolta delle acque, il maggior numero di progetti (trenta) interessa il Nord Italia, con una capacità prevista di 100.345.000 metri cubi e un investimento di 633 milioni di euro; al Centro i progetti sono diciassette, al Sud ne sono previsti otto. Per realizzare questi 55 interventi servono circa 1.455 milioni di euro.
Dall'analisi dei dati, ha rilevato Vincenzi, viene fuori "l'immagine di un'Italia a più velocità, con il Meridione che vede risalire gli investimenti idrici più importanti al tempo della Cassa per il Mezzogiorno. Per questo chiediamo un vero Green deal per il nostro paese, più determinazione nelle attività di contrasto all'estremizzazione degli eventi meteo, procedure esecutive più rapide ma non meno controllate, maggiori risorse destinate a incrementare la capacità di resilienza dei territori e delle loro comunità".
"Nei prossimi mesi partiranno gli investimenti del Fondo infrastrutture strategiche per circa 300 milioni di euro diluiti su dieci anni - ha detto la ministra Teresa Bellanova - gli investimenti previsti dal Programma di sviluppo rurale nazionale e dal Piano operativo agricoltura proseguono in maniera spedita".
La programmazione infatti, portata a termine nei mesi scorsi in accordo con le regioni, prevede che "entro settembre saranno adottati i decreti di concessione per i primi dodici progetti per 70,8 milioni di euro; altri tredici progetti, per oltre 108 milioni, partiranno poi nei primi mesi del 2021, gli altri nel 2022. Un ulteriore consistente programma di nuovi investimenti partirà alla fine del 2020, non appena la presidenza del Consiglio formalizzerà il dpcm sulle infrastrutture strategiche".
"Per rispondere alle esigenze del settore agricolo - ha concluso Teresa Bellanova - è necessario agire su più fronti, attraverso un quadro organico e coordinato di interventi strutturali, gestionali e normativi che intervengano ai diversi livelli di uso dell'acqua, dall'approvvigionamento all'utilizzo in campo, per attuare azioni mirate e integrate di uso efficiente della risorsa. La gestione sostenibile della risorsa idrica e l'adattamento del settore agricolo agli effetti dei cambiamenti climatici costituiscono un tema sempre più rilevante della nostra azione politica per quel futuro verde che tutti siamo impegnati a realizzare".
Cambiamenti climatici, non c'è tempo da perdere