Per gli agricoltori il terrore arriva dai cieli. Storni, colombi, parrocchetti, corvi e cornacchie arrecano ogni anno milioni di euro di danni alle coltivazioni. Negli ultimi tempi è lo storno in particolare ad impensierire gli agricoltori di tutta la penisola. Lungo non più di 20 centimetri e pesante appena 70-90 grammi, lo storno non è in grado di creare problemi singolarmente, ma quando prende di mira un campo come parte di uno stormo di migliaia di individui allora le cose cambiano.

In Lombardia ad esempio questo uccello arreca circa 100mila euro di danni all'anno andandosi a cibare delle uve con cui si producono gli spumanti della Franciacorta o i vini rossi dell'Oltrepò Pavese. In Toscana invece i danni arrivano a 4 milioni di euro, secondo le stime di Confagricoltura, che imputa a questo uccello di origine asiatica danni alle colture orticole, frutticole e agli oliveti.

Le olive sono prese di mira dagli storni anche in Puglia dove a causa del numero ormai impressionante di esemplari si è persino dovuto ricorrere alla chiusura dell'aeroporto di Brindisi e Bari, poiché questi uccelli volando sulle piste rischiavano di finire nei motori degli aeromobili mettendo in pericolo la sicurezza dei passeggeri.

E così, per arginare il problema, sia la Regione Toscana che la Lombardia hanno deciso di aprire la caccia in deroga a questo volatile. In Lombardia il prelievo venatorio sarà consentito da settembre a ottobre nel numero di 8mila esemplari abbattibili da non più di 600 cacciatori appositamente autorizzati. La caccia potrà avvenire solo all'interno dei frutteti o dei vigneti con frutto pendente e a non più di 500 metri dagli stessi.

In Lombardia si è deciso anche di mettere un freno alle incursioni dei colombi di città che al momento della semina dei cereali autunno-vernini si spostano sui campi per fare incetta di seme. E tornano poi a devastare le colture quando frumento, girasole, mais, orzo, pisello, riso e soia sono pronti per essere raccolti. In questo caso l'assessore lombardo Rolfi ha autorizzato l'abbattimento di 50mila esemplari, sempre per mano di 600 cacciatori autorizzati.


Animali selvatici, la sfida all'agricoltura

Se gli animalisti sono contrari a questo genere di interventi, denunciando che la soluzione al problema non può essere l'abbattimento, gli agricoltori sottolineano come lo storno sia considerato uno tra le cento specie più invasive al mondo e che la sua presenza in Italia è ormai diventata una crescente minaccia alle attività produttive.

Gli agricoltori d'altronde se la devono ormai vedere con un numero impressionante di animali, 'alieni' o autoctoni, che creano problemi alle colture. In questo articolo ad esempio abbiamo parlato dei cinghiali e degli ungulati in generale, in quest'altro abbiamo sottolineato il problema dei lupi. Ci sono poi le nutrie, le lepri e le mini lepri, i parrocchetti e le lumache mela. Senza considerare poi microrganismi patogeni e insetti provenienti da tutto il mondo.