Sono sempre di più gli imprenditori agricoli che vogliono aderire al progetto che ha l'obiettivo di preservare la fertilità e la bellezza delle valli marchigiane recuperando antichi saperi per creare filiere sostenibili e un'economia circolare a vantaggio delle aziende, delle comunità locali e dei consumatori.

Il progetto si chiama Arca ed è nato a Serra San Quirico (An) nel 1988 dalle idee dell'imprenditore Bruno Garbini, del giornalista Mino Damato, dello scenografo Carlo Cesarini e del sindaco Carlo Maria Latini. Inoltre, per rendere il progetto realtà, è stato fondamentale anche il contributo di due grandi realtà imprenditoriali marchigiane: Fileni e Loccioni, legate in maniera profonda alla terra di origine. 

La visione e le opportunità di Arca hanno iniziato così a diffondersi nelle Marche avviando un modello di recupero e sviluppo territoriale che, a partire dal Centro Italia, vuole offrirsi come modello da seguire anche in altre realtà territoriali.

Per comprendere se gli imprenditori della terra e le comunità locali siano disponibili ad adottare su ampia scala azioni e pratiche che permettano di rigenerare il territorio e il capitale naturale attraverso buone pratiche di gestione del suolo e di allevamento degli animali, è stata realizzata una ricerca da Aldo Bonomi e dal Consorzio Aaster. 

Lo studio, oltre che effettuare una ricognizione tra gli attori principali dell'economia agricola di questa parte delle Marche, è servito anche a diffondere le idee del progetto Arca e a verificare, con focus group mirati, se il territorio è pronto per la sfida di un modello di sviluppo e crescita che non ha esempi simili in Italia.

Una prima sperimentazione vede l'avvio di un percorso formativo per operatore di comunità. Si tratta di una figura tecnica specifica, funzionale ai valori del progetto. L'operatore di comunità avrà le capacità per creare opportunità per il sistema locale, per costruire coesione sociale e per mediare tra linguaggi e logiche di azione che vanno dai global players alle piccole realtà locali.
 
presentazione del progetto Arca


Le buone pratiche bioconservative 

La missione del progetto è diffondere le pratiche di coltivazione di tipo bioconservativo che permetteranno una rigenerazione dei suoli marchigiani unendo i vantaggi dell'agricoltura biologica con quelli dell'agricoltura conservativa

Tra le buone pratiche: la creazione di fasce tampone lungo i corsi d'acqua, le rotazioni colturali, consociazioni e sovesci, le concimazioni organiche e i preparati biodinamici.

L'altro obiettivo del progetto sarà la creazione di una nuova generazione di prodotti a servizio ambientale e salutistico che siano un valore aggiunto sia per i consumatori che per la filiera alimentare. Arca intende perciò aiutare agricoltori e consumatori a fare scelte più etiche, salutari e ambientali per difendere il capitale naturale, portando sul mercato una nuova consapevolezza: la possibilità di coltivare e scegliere prodotti non solo sani che fanno bene alla salute, ma che rigenerano i suoli, preservando la sostanza organica per il futuro. 


Tra tradizione e innovazione 

Una tale idea non poteva che nascere e svilupparsi in luoghi a forte vocazione agricola. L'ispirazione deriva da quanto avveniva nella tradizionale casa colonica marchigiana prima dell'industrializzazione dell'agricoltura: tutto era inserito in un microsistema circolare di riutilizzo che aveva come fine la perpetuazione della fertilità dei suoli

L'intento è quello di ritornare a un'agricoltura antica, sapiente e rispettosa del paesaggio, ma da realizzare con strumenti tecnologici innovativi e sperimentali.