A gennaio il presidente Michele Emiliano e l’assessore al Bilancio, Raffaele Piemontese - nel presentare il nuovo bilancio finanziario della Regione Puglia - avevano detto: “Per i consorzi di bonifica, alla luce del quadro legislativo nazionale e costituzionale, non avremo altra alternativa che farli funzionare”. Sì, perché negli ultimi dieci anni i consorzi di bonifica pugliesi posti sotto la linea dell'Ofanto non erano riusciti a funzionare, accumulando debiti per 233 milioni di euro, un pezzo importante del bilancio della Regione Puglia. E per ritorsione, la giunta Emiliano ha sospeso l'erogazione di oltre 8 milioni di euro ai consorzi, in attesa della riforma della legge di settore, cosa che però ha bloccato l'avvio della stagione irrigua, provocando la reazione delle organizzazioni agricole.
E se ieri era giunta la nomina del presidente della Commissione d’inchiesta sulla gestione dei consorzi di bonifica e irrigazioni pugliesi, qualche il 31 marzo Emiliano ha commissariato l’Arif, Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali. Commissario straordinario è stato nominato Domenico Ragno, subcommissari Paolo Pate e Anna Ilaria Giuliani. Una terna che avrà di fronte un altro commissario straordinario - Gabriele Papa Pagliardini – posto dalla giunta pugliese a capo dei consorzi insolventi e che dovrebbe traghettarli verso la gestione ordinaria nel 2017.
I consorzio commissariati sono quattro - Terre d’Apulia, Stornara e Tara, Arneo, Ugento-Li Foggi - e coprono il territorio di 203 Comuni per 210mila ettari irrigui. Il Terre d'Apulia è il consorzio più esteso, comprendendo la provincia di Bari e cinque comuni di quella di Taranto. Due consorzi hanno sede in Salento, l’Arneo a Nardò e Ugento-Li Foggi a Ugento, con sede staccata a Lecce. La prima delibera del neocommissario Pagliardini ha riguardato la chiusura dell’ufficio del capoluogo. Il consorzio di Stornara e Tara, con sede a Taranto, serve 23 comuni tarantini e Bernalda in Basilicata. Tra i problemi comuni c’è lo squilibrio costi-ricavi nella gestione delle reti idriche, imputabile a perdite nelle tubature e allacci abusivi. Ma le organizzazioni agricole, Coldiretti in testa, hanno anche denunciato malversazioni non da poco: molti lavori di manutenzione delle opere irrigue e di bonifica sarebbero stati pagati dagli enti e mai eseguiti dalle ditte appaltatrici. Soltanto i due enti foggiani, della Capitanata e Montana del Gargano, operano in gestione ordinaria.
“Plauso al presidente del Consiglio regionale Mario Loizzo che ha istituito una commissione d’inchiesta sui consorzi di bonifica commissariati di cui seguiremo con attenzione l’attività, perché potrà contribuire a fare luce sulla gestione e a fotografare i lavori effettivamente svolti sul territorio – dice Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia, che rimarca - intanto, va aperta immediatamente la campagna irrigua 2016 perché gli effetti negativi della mancanza di acqua sono incalcolabili sia in termini di perdita produttiva che di mancati investimenti. L’aver condizionato l’effettiva erogazione degli 8,5 milioni di euro - già stanziati con la legge di Bilancio della Regione Puglia - alla riforma della legge regionale 4 del 2012 ha di fatto provocato una condizione di impasse che ha effetti disastrosi sul settore, perché non ci sono ancora le condizioni per avviare la stagione irrigua. La mancanza di una organica politica di bonifica comporta, tra l'altro, che lo stesso costo dell'acqua in Puglia sia caratterizzato da profonde ingiustizie”.
Sulla vicenda prende posizione oggi Confagricoltura Taranto che chiede “Chiarezza su gestioni e tributi, altrimenti ripartire sarà impossibile”. Per Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto, la nomina del consigliere regionale Gianni Stea alla presidenza della commissione d’inchiesta sui consorzi di bonifica è una buona notizia, ma solo “a certe condizioni”.
“Confidiamo nel fatto che il Consiglio regionale si è assunto la grande responsabilità di chiarire i contorni e le cifre di una gestione che negli anni si è trasformata in un’enorme voragine di debiti" ha sottolineato Lazzàro.
Fare chiarezza e pulizia, contemporaneamente sciogliendo nodi gordiani che si trascinano da troppo tempo, è questa la linea di Confagricoltura: "Apprezziamo lo spirito fattivo con cui Stea si è avvicinato ad una questione così complessa – spiega il presidente Lazzàro – e che è sfociata in una commissione d’inchiesta che noi per primi abbiamo richiesto. Ma proprio perché crediamo in questo strumento, ci aspettiamo che non diventi il solito modo all’italiana per sollevare cortine di fumo che non affrontano le questioni né risolvono i problemi né, tantomeno, individuano responsabilità, quando e dove siano da ravvisare”.
Un punto per Confagricoltura è imprescindibile: "Un’operazione così profonda di ristrutturazione e riforma – rimarca Lazzàro – è possibile solo se è basata su equità e ragionevolezza, ossia individuando chi e quanto paga e per quali servizi. Non può funzionare, invece, il vecchio e usurato meccanismo che parte da quanto costa la macchina per poi presentare il conto agli agricoltori”.