"La qualità delle produzioni ortofrutticole sia sempre elemento distintivo e fattore di competitività per l’intero settore”.

Questo il messaggio lanciato da Italia Ortofrutta Unione Nazionale in occasione del convegno svoltosi a Roma al quale hanno partecipato, tra gli altri - oltre ai vertici dell’organizzazione - il ministro delle Politiche agricole Mario Catania; il professor Corrado Giacomini, docente di Economia agroalimentare presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Parma; Giovanni Stampi, esperto in sistemi qualità nel settore ortofrutticolo e il professor Angelo Frascarelli, ordinario di Economia e Politica agraria e di politica agroalimentare presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia.

Dopo i saluti iniziali del vice presidente vicario, Carmelo Vazzana, il convegno è entrato nel vivo con la relazione del presidente dell’Unione, Ibrahim Saadeh, nella quale si è sottolineata l’importanza del livello qualitativo dei prodotti ortofrutticoli italiani soprattutto “in un momento così cruciale in cui il consumatore, con meno disponibilità, è diventato più riflessivo e presta maggiore attenzione alla qualità di quello che acquista”. Secondo Saadeh, il processo di crescita competitiva del comparto “non può che ruotare attorno a tre concetti fondamentali: la percezione della qualità, la sua attestazione e l’apprezzamento economico di un prodotto di qualità”.

Convergenti sugli stessi temi e risultati le relazioni dei tre esperti, Giacomini, Stampi e Frascarelli, che hanno delineato un quadro nel quale la qualità dei prodotti ortofrutticoli è, e deve essere, necessaria e imprescindibile protagonista, insieme ad una serie di azioni che vanno dai consigli pratici per la valorizzazione dei prodotti alle classificazioni Dop e Igp, dallo sviluppo delle strategie di branding al ruolo delle certificazioni sociali ed etiche (poco conosciute ma già richieste in qualche ambito Gdo), dalle novità per l’ortofrutta in ambito Ue agli strumenti individuati dalla Commissione per lo sviluppo e la competitività del comparto.

Uscendo dagli ambienti più squisitamente accademici, Gianni Petrocchi, delegato di Consiglio Italia Ortofrutta, ha sottolineato ciò che a molti sfugge in virtù della sua ovvietà, ossia che la qualità, per essere remunerata dal consumatore, deve necessariamente essere percepita come tale in primo luogo dal consumatore stesso.
Un obiettivo che può essere raggiunto, ad avviso di Petrocchi, mediante un’attività di promozione che deve coinvolgere imprese e Pubblica amministrazione.
Il settore, secondo Petrocchi, “è dinamico e vitale, sia pure in sofferenza al pari di tutti i comparti agricoli, e le cifre sull’export dei primi otto mesi del 2012 mettono in luce un rilevante saldo attivo”.
La qualità della produzione agricola e le modalità della sua attestazione verso il mercato, continuano dunque a rappresentare - anche per la prossima programmazione della Pac - uno degli elementi di indirizzo di una politica comunitaria che ha sempre puntato alla valorizzazione delle produzioni certificate.





Ibrahim Saadeh, presidente di Italia Ortofrutta


Inquadrata in ambito Pac, la situazione del comparto ortofrutta si inserisce, a detta del ministro Catania in un “quadro sereno”, grazie alla continuità e al rafforzamento del quadro giuridico esistente. Se da un lato il ministro si è detto sereno, dall’altro si è dichiarato preoccupato del calo dei consumi che richiederebbe maggiore e migliore comunicazione sul “valore qualità”, sia in Italia sia all’estero e, non in ultimo, una revisione dei prezzi al consumo derivata da una indispensabile razionalizzazione dei passaggi intermedi nella filiera ortofrutticola.
Il ministro è poi tornato sull’argomento Pac, definendola “non all’altezza delle sfide del nostro tempo, quasi come se l’impianto fosse stato scritto anni fa”, e ritenendo che stando così le cose si dovrà tornare sul testo molto prima dei sei o sette anni previsti.


Il "testamento" di Catania

A partire dal tema del budget, Catania si è profuso in una serie di considerazioni che hanno raccolto il consenso unanime del pubblico presente e che sono suonate come il "testamento" civile, oltre che politico, di un ministro conscio del rapido volgere degli eventi e dell'approssimarsi della fine del suo mandato.

“Conoscete tutti le ultime vicende che stanno mutando il quadro politico – ha detto Catania –. La situazione politica attuale rischia di bruciare un anno di sforzi del governo e di sacrifici degli italiani. Purtroppo il disegno di legge sul consumo di suolo è ormai una partita persa, in quanto è impossibile che venga approvato entro questa legislatura; cercheremo di lasciarlo in eredità al nuovo governo, che mi auguro lo riprenda e lo porti avanti in maniera adeguata”.

Per quanto riguarda le trattative a Bruxelles, il governo continuerà sino all’ultimo a fare tutto il possibile, ma è evidente che si troverà a sedere al tavolo delle trattative ‘depotenziato’ dall’imminente scadenza elettorale e con la necessità non solo di portare al proprio mulino più acqua possibile, ma di correggere quegli errori di negoziazione fatti dai governi precedenti che ci hanno portato ad avere con l’Europa saldi costantemente in rosso.
“Da cittadino e uomo d’agricoltura – ha dichiarato il ministro – mi auguro che ci sia in questo Paese una classe dirigente che sappia essere coerente e lucida, che vada in direzione dell’Europa, che porti avanti il lavoro di risanamento che abbiamo appena iniziato e che sappia ridisegnare una pubblica amministrazione divenuta autoreferenziale e contraria al cittadino”.
Indicando poi la strada - a suo dire - da seguire e ponendo l’accento sulla salvaguardia del suolo, sull’art. 62 e sulla gestione dell’acqua, “perché se non provvediamo adesso assisteremo tra 30 anni a una e vera propria guerra sociale”.
Non si è fermato qui, Catania, e ha segnalato l’impellente necessità di mettere mano alla struttura della politica nazionale per fare “quelle cose che noi, con quella che Monti chiama la ‘strana maggioranza’, non abbiamo potuto fare”, a cominciare dai maggiori investimenti sull’istruzione e migliori investimenti per la sanità.
“La sanità deve essere di tutti e per tutti
– ha concluso Catania – ma la politica deve rimanere fuori”.  

Parole che hanno dato a chi scrive l’impressione non tanto di un ministro che si sia arreso all'ineluttabile, quanto quella di un uomo che ha a cuore il proprio lavoro e che ha trovato nella platea un consenso unanime, vicino all’ovazione. Una reazione inusuale rispetto al protocollo, nei confronti di un ministro - e di un uomo - con il quale, per una volta, si potevano condividere delusioni e speranze.





Il ministro Mario Catania e Gianni Petrocchi, delegato di Consiglio di Italia Ortofrutta