Oltre mille persone hanno partecipato all’incontro 'Valori e valore dell’uva italiana' organizzato da Bayer CropScience in occasione della presentazione volume 'l'uva da tavola', decima opera della collana 'Coltura & Cultura' pubblicata con il marchio editoriale Script e promossa da Bayer CropScience.

L’incontro si è svolto in Puglia, la Regione italiana di riferimento per questa coltura, e nello specifico a Bari, cuore della produzione.

Nei suoi saluti introduttivi Paolo De Castro, presidente Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha spiegato l’importanza del settore per l’agricoltura italiana e fatto accenno al “pacchetto anticrisi” per il quale sono previsti interventi per rafforzare le Op ortofrutticole.

Federico Castellucci, direttore generale di Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), ha evidenziato come negli ultimi anni la superficie mondiale a vite sia scesa di oltre 90.000 ettari, mentre la produzione mondiale di uve da tavola è aumentata raggiungendo complessivamente oltre 72 milioni di quintali. In particolare ascesa la produzione di uve apirene., amministratore delegato di Bayer CropScience, ha evidenziato il ruolo dell’azienda sia nell’innovazione, sia nel conquistare la fiducia dei consumatori.
“E’ necessario far vivere l’agricoltura - ha detto - non solo come 'produzione lorda vendibile' ma anche come territorio, paesaggio, salute e salvaguardia dell’ambiente”.

Renzo Angelini, direttore Technical management & communication di Bayer CropScience in Italia, ha spiegato come l’attività di comunicazione svolta attraverso l’opera bibliografica 'Coltura & Cultura' permetta di fare rete tra gli autori (circa 490 coinvolti nell’intera opera), i comunicatori e i consumatori.

Secondo Roberto Rabachino, presidente Asa (Associazione stampa agroalimentare Italiana) “la collana Coltura & Cultura rivalorizza il libro come strumento di comunicazione ‘eterno’ in un momento in cui la comunicazione segue vie più eteree”.

'l'uva da tavola', decimo volume della collana 'Coltura & Cultura'

Degli oltre 85 autori del libro, erano presenti una serie di esperti e ricercatori che hanno tracciato un panorama a 360° gradi di questa coltura.
Le caratteristiche botaniche dell’uva da tavola sono state presentate da Osvaldo Failla dell'Università degli Studi di Milano, mentre la storia della coltivazione dell’uva da tavola è stata tracciata da Attilio Scienza, sempre dell’Università degli Studi di Milano.

Interazione tra paesaggio e uva da tavola in Italia sono stati gli argomenti trattati da Carmelo Mennone dell’Alsia Basilicata, mentre la tecnica di difesa integrata dai parassiti e dai patogeni della coltura sono gli argomenti sviluppati rispettivamente da Antonio Guario della Regione Puglia e da Franco Faretra dell’Università degli Studi di Bari.

Le molte le varietà disponibili, le tecniche colturali e le innovazioni di processo e di prodotto sono stati gli argomenti dell’intervento di Donato Antonacci del Cra - Unità di ricerca per l’uva da tavola e la vitivinicoltura, Turi (Ba).
La trasformazione industriale permette di immettere sul mercato circa il 20% della produzione come uva di quarta gamma, succhi d’uva, uva essiccata, confetture e smoothies (vellutate) settori che secondo Raffaella Lovino del CrB (Centro ricerche Bonomo) di Andria, stanno avendo un trend positivo.

Passando ai costi di produzione per ettaro, i dati presentati da Antonio Seccia dell’Università degli Studi di Bari hanno evidenziato che questi variano dai 14.000 ai 20.000 euro per ettaro all’anno: la manodopera rappresenta il fattore produttivo più oneroso (dal 30 al 40% del costo totale), da cui si evince l’impatto sociale dell’uva da tavola nell’economia locale.

Passando ai mercati, Giuseppe Lamacchia dell’Istituto nazionale per il commercio estero di Bari ha messo in luce come il valore dell’export (di circa 500 milioni di euro) sia in trend di crescita negli ultimi 10 anni, anche se non ha ancora ripreso il valore massimo raggiunto nel 2001. Interessante la maggiore differenziazione dei paesi importatori del nostro prodotto: si è passati dai 29 paesi destinatari del 1991 a ben 65 paesi nel 2008.

Quali le aspettative del consumatore? Secondo Maurizio Sorbini dell’Accademia italiana della vite e del vino c’è una confluenza di visione dell’intera filiera su caratteri biologici e packaging ma totale disaccordo su cosa comunicare al consumatore…Il consumatore moderno ha paura delle conseguenze del cibo sulla salute e una inquietudine verso i prodotti di massa; apprezza, ricerca e sceglie prodotti con caratteri di naturalità, artigianalità e origine, informazioni che vanno comunicate ai consumatori finali. “E’ necessaria - ha detto Sorbini - una comunicazione sociale che trasferisca informazione, conoscenza e cultura su ogni prodotto agricolo”.

Cosa pensano gli italiani dell’uva da tavola? Daniele Tirelli del Popai e Iulm di Milano ha condotto un’indagine per rispondere a questa domanda dalla quale si evince che il consumatore percepisce l’uva per l’80% l’uva come frutto da “consumare tranquillamente”, per il 20% lo considera a basso contenuto zuccherino anche se per il 46% fa ingrassare. Secondo il consumatore l’uva ideale deve essere dorata o chiara, con i chicchi grandi, succosa, croccante e possibilmente senza semi.
Per migliorare l’offerta e l’esportazione Giacomo Suglia dell’Apeo di Bari propone una maggiore presenza dei produttori alle principali fiere internazionali in cui è presente il consumatore, favorendo il trasferimento della conoscenza nella filiera.

Infine, Donato Fanelli del Consiglio europeo giovani agricoltori, ha evidenziato come la coltura incida radicalmente sull’economia delle zone vocate alla produzione di uva da tavola, occupando ben 150 giornate lavorative per ettaro. In queste zone, infatti c’è il 12% di occupazione giovanile contro il 3,5% della media nazionale. 

A cura di Ivano Valmori