Nel volgere di un mese, da gennaio a febbraio, il prezzo dei suini pesanti è sceso quasi del 7%. E come se non bastasse nello stesso periodo sono aumentate alcune voci di costo.

Inevitabili le conseguenze per le tasche degli allevatori che hanno visto sparire una fetta importante dei loro margini.

Uno scenario puntualmente registrato dalle analisi del Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.


Gli allevamenti

Nel caso degli allevamenti a ciclo chiuso l'indice di redditività misurato dal Crefis ha segnato in febbraio meno 7,6% su base congiunturale e meno 7,1% in termini tendenziali.

A influenzare questa dinamica è stata, come anticipato, la riduzione dei prezzi dei suini da macello pesanti, scesi del 6,9% rispetto al mese precedente e attestatisi a 1,841 euro/chilogrammo, oltre all'aumento dei costi di alcune materie prime per l'alimentazione suina.

 

La fase di ingrasso ha registrato una riduzione della redditività del 3,7% su base mensile e del 3,6% su base annuale.

Il calo delle quotazioni dei suini da macello pesanti non ha permesso di sfruttare il vantaggio derivante dai minori costi iniziali per l'acquisto dei suinetti, incidendo negativamente sulle performance economiche del comparto.

 

In controtendenza, il comparto delle scrofaie che ha evidenziato un leggero incremento della redditività dello 0,5% rispetto al mese precedente, sebbene il valore resti inferiore del 3% nei confronti dello stesso mese del 2024.

L'incremento dei prezzi medi mensili dei suinetti da 7 chilogrammi, saliti dell'1,3% ad un valore di 76,550 euro/chilogrammo, ha favorito la crescita della redditività in questa fase, pur con variazioni tendenziali ancora negative (-3,4%).

 

Favorevole anche la dinamica della fase di svezzamento, che ha registrato un aumento della redditività del 3,3% su base mensile.

In questo caso, il rialzo del prezzo dei suini da allevamento di 40 chilogrammi ha compensato l'aumento dei costi di acquisto dei suinetti e delle materie prime.

 

Il valore di mercato dei suini da allevamento è cresciuto del 7,3% raggiungendo il prezzo di 3,164 euro/chilogrammo, anche se la variazione tendenziale resta negativa (-11,8%).


La macellazione

Per ciò che concerne la macellazione dei suini, in febbraio si registra una lieve contrazione della redditività su base mensile (-0,6%), nonostante un incremento del 7,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Questo andamento è stato condizionato dalla nuova diminuzione dei prezzi dei principali tagli di carne suina fresca, superiore al calo dei valori dei suini da macello.

Infatti, i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni tipiche, in febbraio, sono scesi del 3,8% per un valore di 5,898 euro/chilogrammo, con una variazione tendenziale negativa dell'1,4%.

Anche le cosce destinate a produzioni non tipiche hanno registrato un calo congiunturale del 2,3%, raggiungendo un valore di 4,878 euro/chilogrammo, sebbene su base annuale il trend rimanga positivo (+0,8%).

 

Ulteriore flessione per i prezzi dei lombi, con il taglio Padova che in febbraio ha toccato i 3,300 euro/chilogrammo in diminuzione, mese su mese, del 18,3% e il taglio Bologna che scende del 18,8% fermandosi a 3,200 euro/chilogrammo.

Le variazioni su base annuale risultano anch'esse negative, con un calo del 16,2% per il lombo Padova e del 18,8% per il lombo Bologna.

 

La stagionatura

Di fronte a un decremento della redditività della stagionatura dei prosciutti generici, a febbraio si nota un moderato aumento relativo ai prosciutti tutelati, per i quali l'indice Crefis segna +0,6% rispetto al mese precedente.

Questa dinamica ha determinato una riduzione del divario di redditività tra le due tipologie di prodotto, pur restando a vantaggio delle produzioni non tutelate (-5,5%).

 

In dettaglio e dal punto di vista del mercato, febbraio ha visto una riduzione delle quotazioni per i prosciutti stagionati, sia per le produzioni Dop che per quelle non tutelate.

Il prezzo del Prosciutto di Parma pesante stagionato 12 mesi ha perso lo 0,4% su base mensile, scendendo a 10,600 euro/chilogrammo, pur mantenendo un incremento tendenziale dello 0,9%.

Le quotazioni dei prosciutti stagionati non tipici della tipologia pesante sono diminuite dell'1,8%, fermandosi a 8,600 euro/chilogrammo, con variazione tendenziale stabile.