Bayer Cropscience ha recentemente svolto a Montalcino una giornata di studio su: "Prevenzione e gestione del vigneto come garanzia di qualità"

L’introduzione di Renzo Angelini ha evidenziato come Bayer Cropscience abbia l’obiettivo di promuovere le eccellenze in campo agricolo; la viticoltura è sicuramente una punta di diamante per l'agricoltura italiana e per Bayer è fondamentale vincere, assieme alle aziende clienti, le sfide del futuro con ricerca e innovazione.

Attilio Scienza - Dipartimento Produzione Vegetale - Università degli Studi di Milano ha affrontato il tema "Gestione colturale del vigneto come presupposto per la qualità delle uve e dei vini".
E' chiaramente emerso che, se da una parte non è possibile ottenere ulteriori importanti miglioramenti in cantina (le tecniche applicate sono già all'avanguardia), molto rimane da fare per migliorare la tecnica applicata in campo dai viticoltori.
In particolare sono state evidenziate le tecniche per mantenere un "microclima equilibrato" nella zona posta nelle immediate vicinanze delle bacche mediante un buono sfruttamento delle condizioni naturali del vigneto (vento, temperatura, umidità, evaporazione, PAR, UV, IR).
Grazie ad un'adeguata conoscenza e gestione della chioma è possibile ottenere il massimo sfruttamento dell'energia solare e della funzione clorofilliana, fattori a costo zero per l’agricoltore ma che, se ben sfruttati, contribuiscono fattivamente a migliorare la qualità delle uve.
Interessante una considerazione sulla fisiologia della pianta di vite: dall'invaiatura in poi la pianta non è più interessata ad alimentare opportunamente le bacche in quanto i semi presenti sono già in grado di germinare; i germogli non accrescono più e le foglie, di fatto “invecchiate”, non svolgono un'adeguata funzione clorofilliana proprio nel periodo “invaiatura-raccolta”, momento che interessa maggiormente per la buona qualità dell'uva. Bisogna quindi indurre la crescita vegetativa con cimature precoci che provocano l’emissione di femminelle già subito dopo l'allegagione, in modo da avere foglie attive anche dall'invaiatura in poi.

[nella foto a fianco: Il tavolo dei relatori. Da sinistra Carlo Risi, Renzo Angelini, Attilio Scienza, Luigi Moio e Annamaria Vercesi.]Bayer Cropscience - il tavolo dei relatori

Annamaria Vercesi - Istituto Patologia Vegetale - Università degli Studi di Milano ha invece presentato una interessante relazione su "Le avversità del vigneto e la loro incidenza sui contenuti in ocratossina e sui parametri qualitativi delle uve"
E’ risaputo che l’obiettivo della difesa è sempre stato quello di ottenere un raccolto sano, con spesa adeguata, nel rispetto dell'operatore e dell'ambiente. Evidentemente meno sono i trattamenti, maggiore è il risparmio, il rispetto ambientale e l'insorgenza di resistenze ma... se i rischi sono presenti è comunque indispensabile effettuare trattamenti mirati per la protezione: in particolare di peronospora, oidio e marciumi del grappolo (Botrytis cinerea in primis).
Negli ultimi anni, oltre alla tradizionale attenzione ai parassiti animali e vegetali, sta aumentando l’attenzione alle sostanze che possono avere affetto nocivo nei confronti dei consumatori (specialmente le micotossine e, in particolare, l'Ocratossina A detta anche OTA).
Questa è prodotta principalmente a seguito di attacchi da Aspergillus (gruppo Circumdati e gruppo Nigri), Penicillium ed Eurothium). Il problema OTA, rilevata su alcuni vini, deriva direttamente da infezioni sviluppate in campo e per prevenirle è necessario individuare i miceti ocratossinogeni: putroppo spesso sono asintomatici e distribuiti non omogeneamente nel vigneto e questo ne complica l'individuazione e il controllo.
Normalmente le OTA sono più presenti al Sud (componente dominante Aspergillus) rispetto al Centro-Nord (dove il penicillium è normalmente più diffuso).
Inoltre i miceti tossinogeni hanno favorito nell'insediamento da ferite, in particolare da lesioni da Tignola e Oidio.
OIV e MIPaf hanno realizzato le linee guida che definiscono come occorra mantenere lo stato sanitario di perfezione, specialmente nei confronti di oidio, muffa grigia, marciume acido, tignole, cicaline e altri parassiti e favorire interventi agronomici atti a prevenire il verificarsi di lesioni, aerare i grappoli, inerbimento, adeguato approvvigionamento idrico, raccolta tempestivo elevato.

Luigi Moio - Dipartimento di Scienza degli Alimenti - Università degli Studi di Foggia e Napoli ha affrontato un tema meno conosciuto per i viticoltori: "Influenza dello stato sanitario dell'uva sull'espressione dell'aroma varietale sul vino"
Diversi sono i composti che entrano nella creazione dell’aroma del vino: si va dai terpeni (monoterpeni, sesquiterpeni, odori floreali), ai norisoprenoidi (beta-damascenone, beta-ionone, TDN, vitispirano), dalle metossipirazine (odori erbacei) ai mercaptani (tipici Savignon Blanc).
Queste sostanze possono essere libere (quindi subito accesibili direttamente alla mucosa olfattiva) oppure legati (e resi liberi durante l'invecchiamento dei vini).
Lo stato sanitario dell'uva influenza in modo determinante l'espressione di questi aromi, riducendone o ritardandone le sintesi, modificano gli aromi o facendone insorgere di nuovi. La Botrytis, ad esempio, apporta nei vini odore di funghi se presente durante la vinificazione oppure di caramello/nocciola se indotta in uve stramature destinate alla produzione di vini dolci.
Tra i vitigni i moscati, l’uva fragola, le malvasie e il traminer sono varietà aromatiche, il sauvignon, il cabernet e il merlot non sono aromatiche ma con aromi fortemente caratterizzati mentre molte altre varietà sono invece completamente neutre. Interessante l’interferenza di alcuni metalli: ad esempio la presenza di rame sul grappolo copre l'aroma tipico del Sauvignon blanc.

L’ultima relazione è stata invece realizzata da Carlo Risi – Bayer Cropscience, su: "Mercato globale e normativa dei residui di agrofarmaci ai fini dell'esportazione dei nostri vini".
Attualmente il mercato globale dell’export vinicolo italiano ha un valore pari a a 2.953 milioni di Euro di cui circa un terzo realizzato in paesi extra UE a 25. Il primo paese importatore è Stati Uniti per valore, seguito da Germania, Regno Unito.
Per quanto riguarda gli LMR (limiti massimi di residuo degli agrofarmaci) esistono diverse modalità operative: spesso gli LMR previsti per le uve è lo stesso previsto sul vino, mentre alcuni paesi accettano gli LMR previsti dai paesi esportatori (accordo di accettazione come per il Regno Unito o la Scandinavia).
In unione europea se il residuo è “armonizzato” risulta essere lo stesso in tutti i Paesi: ma le sostanze armonizzate sono appena il 26%; se invece non è armonizzato bisogna rispettare gli LMR dei paesi destinatari.
Negli USA e nel Canada, anche se con normativa specifica, non sono accettati i LMR del paese esportatore ma solo se pari o inferiori al limite fissato internamente. In Canada, inoltre, sono accettati tutte le sostanze al disotto del 0,1 ppm di LMR.

Reportage a cura di Ivano Valmori – Agronotizie
Per informazioni: Bayer Cropscience www.bayercropscience.it


Foto sotto: In sala erano presenti rappresentanti di Aziende, Enologi e Consulenti in rappresentanza delle aziende del Centro Sud Italia.

Bayer Cropscience - la platea del convegno