Il prezzo è infatti passato da 34,4 euro al quintale a 33,5 euro, con un calo del 2,6%.
Al contempo è però aumentato, e non di poco, il prezzo del burro e ancor più quello del latte in polvere.
Tutti segnali che sembrano voler indicare una svolta nell'andamento del mercato, come poi si vedrà osservando l'andamento dei mercati nelle ultime settimane.
I mercati mondiali
Uno sguardo all'andamento dei prezzi dei prodotti lattiero caseari nella prima settimana di giugno sui principali mercati mondiali conferma questa tendenza, sebbene con qualche spunto di debolezza.Sui mercati dell'Oceania (dunque anche quelli di Australia e Nuova Zelanda, fra i principali produttori mondiali di latte) la risalita delle quotazioni del latte intero in polvere si contrappone infatti al calo del prezzo del burro e del latte in polvere scremato, a fronte di una stabilità del cheddar, il formaggio di riferimento per gli scambi internazionali.
Più netta la ripresa nella Ue e negli Usa, che si trovano nello stesso emisfero e dunque in un'analoga stagione climatica. Anche questo un elemento da tenere in considerazione, vista la sua influenza sulla produzione di latte.
Il latte e il petrolio
Ancora una volta si può notare la stretta correlazione fra il prezzo del latte e quello del petrolio.Quest'ultimo sta infatti recuperando posizioni, dopo la brusca caduta delle quotazioni in coincidenza con l'inizio dell'emergenza sanitaria e il blocco di molte attività economiche e produttive.
L'inversione di tendenza sui valori del petrolio è un altro elemento che lascia presumere che anche per il latte sia terminata la fase di caduta.
Cosa accade in Cina
Un'occhiata infine sull'andamento delle importazioni cinesi, capaci per la loro rilevanza di influenzare in modo rilevante l'andamento dei prezzi.Si nota l'aumento delle importazioni di cheddar, cosa che spiega il forte aumento del prezzo di questo formaggio sul mercato statunitense.
La stessa cosa non si è verificata per le provenienze dalla Ue, che hanno visto ridurre le esportazioni verso Pechino.
Da monitorare con attenzione sono invece i movimenti per il latte in polvere, le cui importazioni da parte della Cina nei primi tre mesi sono in flessione.
Spot in recupero
Il recupero del prezzo del latte sui mercati internazionali ha influenzato, come ovvio, l'andamento delle quotazioni del latte spot, quello venduto fuori contratto.Le quotazioni della prima decade di giugno hanno raggiunto i 35 euro al quintale, con un aumento del 6,5% rispetto alla settimana precedente.
Aumenti ancora più significativi per il prezzo del latte spot francese (32,5 euro al quintale, +12,1%) e di quello tedesco (34,75 euro/quintale, +11,2%).
Recuperi importanti, ma insufficienti a colmare il divario con la situazione dello stesso periodo dello scorso anno.
Come evidenziano le analisi di Assolatte, l'associazione delle industrie del settore, il prezzo del latte spot in Italia è ancora inferiore del 13% rispetto ai 12 mesi precedenti. Osservando il grafico che segue si nota che ancora oggi questo prezzo è inferiore non solo a quello del 2019, ma anche a quello del 2018.
Andamento del prezzo del latte spot italiano
(Fonte: © Assolatte)
Attenti alla produzione
Continuerà questa tendenza al rialzo dei prezzi? Un aiuto arriverà di certo dalla riapertura dei bar, forti consumatori di latte fresco.Anche la tendenza del periodo è ciclicamente verso una ripresa. Resta da verificarne quale ne sia l'intensità.
Un'indicazione su questa evoluzione la si può cercare di interpretare analizzando l'andamento della produzione.
Anche in questo caso ci facciamo aiutare dai dati rilevati da Assolatte, e non è incoraggiante vedere che in marzo la produzione, seppure di poco è salita.
La caduta dei prezzi e la propensione di alcune industrie del latte nel rivedere al ribasso i prezzi, può tuttavia favorire una frenata della produzione.
Si accentuerebbe così il calo fisiologico che si ha con il crescere delle temperature. Il prezzo, in questo caso, potrebbe trarne giovamento.
Andamento delle consegne di latte in Italia
(Fonte: © Assolatte)
Difficoltà per i “Grana”
Preoccupa intanto la difficile realtà dei due grandi formaggi Dop italiani, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, il cui mercato è strettamente connesso a quello del latte.Per entrambi si assiste a una forte flessione dei prezzi.
Le quotazioni medie rilevate da Ismea per il mese di maggio si fermano per il Parmigiano Reggiano ad appena 9,18 euro al chilo, quasi il 25% in meno rispetto a un anno fa.
Cali più contenuti per Grana Padano, che con un prezzo di 7,55 euro al chilo registra una flessione prossima al 10% nei confronti dei 12 mesi precedenti.
Curva dei prezzi medi del Parmigiano Reggiano negli ultimi mesi
(Fonte: © Ismea)
Le strategie
Si cerca di correre ai ripari e in particolare per il Parmigiano Reggiano è di questi giorni la decisione di togliere dal mercato migliaia di forme.Al contempo si progettano strette alle quote produttive e investimenti per la promozione sui mercati esteri.
Anche per il Grana Padano si studiano strategie analoghe.
Vedremo se le iniziative prese per invertire questa caduta delle quotazioni avranno efficacia.
Molto dipenderà anche dalla ripresa degli acquisti da parte del canale della ristorazione collettiva, in Italia e all'estero.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri del latte" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.