C'è molta preoccupazione per la crescita di batteri resistenti agli antibiotici, un problema che riguarda sia l'uomo sia gli animali, come già AgroNotizie ha approfondito nelle scorse settimane. Molte le iniziative già prese a Bruxelles per arginare il problema, come il divieto di utilizzare auxinici (antibiotici a dosi minime) negli allevamenti. Ora le autorità sanitarie europee stanno studiando la possibilità di impedire che gli antibiotici utilizzati in campo umano siano impiegati anche in medicina veterinaria. Il rischio per gli allevamenti è di trovarsi con meno strumenti, e per di più poco efficaci, per combattere le malattie.
La fitoterapia
In soccorso degli allevamenti può arrivare la fitoterapia, con un'ampia scelta di piante officinali che alle proprietà antimicrobiche accomunano altre prerogative, come il forte potere antiossidante o la capacità di modulare in senso positivo la micropopolazione del digerente o aumentare le difese immunitarie. Il tutto si traduce in un miglioramento dello stato di salute degli animali e delle loro prestazioni produttive.
Le officinali
Molte le specie vegetali alle quali ci si può rivolgere e non c'è che l'imbarazzo della scelta, anche se a fare la differenza sarà non solo l'efficacia, ma anche il costo e la disponibilità sul mercato, spesso assicurata da sottoprodotti di alcune lavorazioni alle quali queste piante sono sottoposte per altri impieghi. Prendiamo ad esempio la liquirizia, vegetale contemplato dal regolamento Ce 68/2013 e quindi utilizzabile fra gli ingredienti dei mangimi. La liquirizia contiene numerosi fattori antimicrobici e antivirali. Fra questi ultimi è annoverata la glicirrizina che ha anche proprietà antinfiammatorie. Non è da meno l'origano o il rosmarino in quanto a potere antimicrobico e antivirale e l'elenco potrebbe continuare a lungo.
Le ricerche
Sin qui la teoria. Ma si può affidare la salute degli animali alle piante officinali? Un interrogativo che si sono posti molti studiosi, che hanno messo a confronto trattamenti tradizionali e trattamenti fitoterapici. E' il caso delle ricerche effettuate nel 2014 da Xia e collaboratori trattando suini colpiti da diarrea da coli con alcune sostanze tratte dalla magnolia (Magnolol e Honokiol). Il confronto con animali trattati con antibiotici convenzionali (Ofloxacina e Norfloxacina) ha evidenziato la minore efficacia di questi ultimi rispetto ai fitoterapici. Risultati analoghi sono quelli ottenuti da Gräber e collaboratori nel ridurre lo stato infiammatorio in suinetti colpiti da Escherichia coli e trattati con agrimonia, pianta con un elevato contenuto in acido salicilico. Questa, come altre ricerche sullo stesso argomento, sono raccolte in un recente articolo a firma di Alfred Blanch, pubblicato da 3tre3, sito specialistico dedicato alla suinicoltura.
Il futuro
Altre ricerche saranno necessarie per comprendere le reali potenzialità della fitoterapia nel rispondere a una duplice esigenza, garantire la salute degli animali e rispondere al crescente problema dell'antibiotico resistenza. Un aiuto potrà arrivare dall'impegno che la Commissione europea ha preso per incentivare la messa a punto di nuove molecole che in campo umano e veterinario sopperiscano alla perdita di efficacia degli attuali antibiotici. La risposta potrà arrivare dai laboratori delle industrie farmaceutiche, ma anche dalla Natura.
27 aprile 2016 Zootecnia