Il percorso è in continuità con il precedente appuntamento del 28 maggio, fortemente voluto da Confagricoltura ed in chiusura del quale il ministro Martina aveva promesso due decreti: il decreto “Effluenti” relativo all’utilizzo agronomico degli effluenti ed il decreto “Digestato equiparabile” sulla caratterizzazione del digestato equiparabile ai concimi chimici.
“Sono anni che chiediamo un approccio più razionale al problema dei nitrati e finalmente sembra si sia compiuto un passo importante – commenta Giovanna Parmigiani, vicepresidente di Confagricoltura Piacenza che in qualità di allevatrice e presidente della Federazione nazionale di prodotto carni suine, ha preso parte anche ai precedenti appuntamenti - Tuttavia nonostante le diverse sollecitazioni relative ai problemi applicativi della Direttiva ed alla necessità di aggiornare le zone vulnerabili, ancora non si riesce a giungere ad una efficace strategia, sia a livello europeo, sia nazionale”.
I risultati della ricerca commissionata all’Ispra, anche a seguito del pressing di Confagricoltura, evidenziano come la contaminazione dei nitrati di natura zootecnica interessa non più del 10% delle superfici. L’attuale norma non tiene conto della pluralità di fonti inquinanti. Ora, i dati evidenziano che il comparto agricolo non è il solo e nemmeno il maggiore, responsabile dell’inquinamento da nitrati delle acque.
“Non dimentichiamo, poi – precisa Parmigiani - che a fronte di una desertificazione e impoverimento dei terreni, l’apporto di liquame e letame aiuta ad aumentarne la sostanza organica e ad arricchirli”.
Confagricoltura, che da molto richiede riposte puntuali ai problemi applicativi della direttiva nitrati, auspica che possa anche concretamente essere rivista la normativa.
“Sul piano nazionale – sottolinea Parmigiani - per Confagricoltura, assume carattere prioritario l’emanazione del decreto di modifica del DM "Effluenti". Esprimiamo, poi, una nota critica alla nuova stesura del decreto, diretto a modificare il DM 7 aprile 2006 sull’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e delle acque reflue perché non solo non risolve alcune problematiche che erano state poste all’attenzione dei ministeri competenti, ma introduce alcune ulteriori criticità sia sugli adempimenti amministrativi che nella gestione del digestato. A livello comunitario, invece, ribadiamo come a fronte di una legislazione sui nitrati oramai datata, si impone un approccio integrato degli interventi che, nel rispetto della tutela dell’ambiente, non devono ostacolare lo sviluppo della zootecnica italiana e non devono limitarne la sua competitività nel contesto internazionale, con le conseguenti pesanti ripercussioni negative riguardo la produzione agricola, l’occupazione e la tutela del territorio”.
A tal proposito Confagricoltura ricorda che il settore zootecnico, ed in particolare quello suinicolo, non ha mai beneficiato di nessun aiuto per coprire i costi per il benessere animale o per rispettare la direttiva nitrati o le emissioni, o per le valutazioni di impatto ambientale.
Confagricoltura chiede di semplificare le procedure di comunicazione e i documenti di trasporto; tarare sulle specifiche e reali condizioni aziendali i valori di escrezione azotata e di produzione di reflui; promuovere l’utilizzo agronomico del digestato; consentire una gestione flessibile nei divieti di spandimento dei reflui zootecnici; garantire il fabbisogno in elementi nutritivi delle diverse colture.
“Il mondo allevatoriale si attende risposte chiare – conclude Parmigiani – Non c’è più tempo da perdere se non si vuole continuare ad assistere all’abbandono delle attività zootecniche ed al conseguente forte ridimensionamento del settore. Come Confagricoltura sollecitiamo una definizione rapida del quadro normativo e degli interventi“.
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Fonte: Confagricoltura Piacenza