Non solo il latte, ma anche il comparto suinicolo è stato fra i protagonisti della fiera di Cremona che si è conclusa il 30 ottobre e che ha ospitato, in contemporanea alla fiera internazionale del bovino da latte, anche Italpig, manifestazione dedicata al mondo della suinicoltura. Non solo esposizione di animali vivi e di tecnologie innovative, ma anche occasione per dibattere i temi del settore. Fra questi l'incontro che ha avuto per tema “Un futuro da riscrivere per la suinicoltura italiana” in occasione del quale Ismea ha presentato una dettagliata analisi del comparto.

I dati, illustrati da Claudio Federici ricercatore di Ismea, parlano di una “crescita delle macellazioni ma, soprattutto, dell’import e dell’export”; lo studio, inoltre, evidenzia come “alla contrazione/stabilità dei prezzi pagati agli allevatori corrisponde una crescita dei costi correnti che erode la redditività dell’allevamento”.

 

Il ruolo dell'export

Tra il 2000 e il 2011 le macellazioni sono aumentate ad un ritmo dell’1% annuo; l’import delle carni ha viaggiato ad una media del +2,3% mentre l’export si è attestato ad un + 5,1%; se i consumi pro capite hanno fatto registrare +0,7%, l’indice dei prezzi, specularmente, è calato dello 0,7%, a fronte di un incremento dell’indice costi del 2,6%; l’indice di redditività, infine, ha progressivamente perduto il 3,2%. L’export si rivela, dunque, il solo salvagente del settore: i più importanti importatori sono la Germania, la Francia e il Regno Unito.

L’analisi di Ismea chiarisce come “nel periodo recente si osserva una crescita sostenuta delle Denominazioni d’Origine (+27%), il cui mercato al consumo nazionale nel 2010 vale 2,7 miliardi di euro (3,3 compreso l’export)”; la crescita in valore, tuttavia, “non interessa il Parma - che vale oltre la metà del mercato - ma tutti gli altri prodotti”.

Nel quadro di una situazione economica generale in cui prevalgono la sfiducia e la preoccupazione , le imprese percepiscono un drastico calo del livello di competitività. Tuttavia, si legge nell’analisi di Ismea, “il clima di fiducia delle imprese di seconda lavorazione delle carni nel 2011 risulta ampiamente superiore a quello del complesso dell’industria alimentare: le attese di produzione trainano più dell’incremento degli ordini e della riduzione. Sono soprattutto i paesi dell’area extra Euro a migliorare le attese circa gli ordini”.

 

L'evoluzione della domanda

Ismea si sofferma anche sui cambiamenti della domanda interna legati alla profonda trasformazione delle politiche del lavoro (occupazione giovanile, femminile, precarizzazione) e dei redditi (disuguaglianze economiche) che incidono pesantemente sui consumi. Se nel quinquennio compreso fra il 2006 e il 2011 la dinamica di acquisto evidenzia una sostenuta crescita del valore dei salumi, nell’ultimo biennio la crescita degli acquisti di salumi è rallentata nonostante la contrazione media dei listini.