L'agroalimentare italiano ha confermato le sue doti anticicliche reagendo alla crisi assai meglio di altri settori. Lo ha ribadito anche l'esame dei dati produttivi del
Il caso del Parmigiano Reggiano
In tema di export si pone in evidenza il caso del Parmigiano Reggiano che nei primi mesi del
Il sostegno dell’export
E se la situazione appare oggi più rosea che in passato il merito è delle strategie messe in atto con l’approfondirsi della crisi. Prima fra tutte la flessione produttiva del 2009 che ha portato per la prima volta sotto quota 3 milioni il numero di forme prodotte. Al contempo le giacenze sono scese dell’11,3% mentre i consumi sono saliti, seppure di poco. Un “mix” che ha permesso ai prezzi, da ottobre dello scorso anno, di salire sino ai livelli registrati in questi giorni. A guidare la tenuta dei consumi hanno pensato soprattutto i flussi di export che assorbono il 27% dell’intera produzione. A crescere sono state le esportazioni verso i Paesi della Ue (+9,1%) e verso i mercati asiatici, Giappone in particolare (+5%). Aumenti che hanno compensato le minori esportazioni verso gli Usa, sulle quali hanno pesato soprattutto i problemi di carattere valutario nel rapporto fra dollaro ed euro.
Le strategie per la ripresa
A favorire la ripresa dei prezzi hanno giocato un ruolo importante anche le iniziative messe in atto dal ministero dell’Agricoltura con il piano di ritiro da parte di Agea di 88mila forme alle quali si sono aggiunte le 66mila forme che il Consorzio ha ritirato autonomamente per la promozione sui mercati esteri. Queste iniziative saranno replicate anche nel 2010 con interventi Agea su 35mila forme mentre altre 65mila forme saranno utilizzate dal Consorzio per continuare nell’attività di promozione. A favorire la crescita delle esportazioni sui mercati Ue gioca un ruolo positivo, ha commentato il direttore del Consorzio, Leo Bertozzi, la sentenza della Corte di Giustizia europea che ha messo limiti più stretti nella tutela del Parmigiano Reggiano. Il prossimo obiettivo è ottenere il vincolo del confezionamento in zona di produzione, un’ulteriore garanzia per il consumatore che vede però l’opposizione di Belgio e Danimarca.
Consolidare i risultati
Intanto il Consorzio si preoccupa di consolidare il risultato raggiunto continuando da una parte nel governo della produzione per evitare spinte produttive che riaprirebbero le porte della crisi e dall’altra con nuove strategie di comunicazione per raggiungere nuove fasce di consumatori. Vanno in questa direzione gli accordi con Mc Donald’s con i panini a base di Parmigiano Reggiano. In Francia se ne produrranno 15 milioni e 4 milioni in Italia. Se avranno successo anche negli Usa (si fanno apposite selezioni per stabilire quali siano i tre panini più graditi) al panino al Parmigiano Reggiano si apriranno i punti Mc Donald’s di tutto il mondo. Auguri, anche da parte degli allevatori che sperano che un prezzo più alto del Parmigiano Reggiano possa tradursi in un prezzo equo per il latte che hanno prodotto per fare il “Re” dei formaggi.