Senza una proroga, per molte aziende zootecniche sarà la chiusura. A Minacciare la sopravvivenza degli allevamenti è questa volta l’applicazione della Direttiva Nitrati, ormai giunta alla sua fase finale. Emanata nel lontano 1991 e costata all’Italia una procedura di infrazione per la mancata osservanza, la direttiva prevede il dimezzamento del carico di azoto sui terreni definiti vulnerabili. In altri termini gli allevamenti che si trovano in queste aree dovranno rinunciare alla metà del loro patrimonio di bestiame. Peccato che le zone vulnerabili siano anche quelle a maggior vocazione zootecnica. Se ne è già parlato lo scorso anno anche su Agronotizie, ricordando che in Lombardia sono catalogate come vulnerabili il 56% delle aree di pianura, in Veneto il 60%, in Emilia Romagna il 57% e in Piemonte il 52%. Su questi terreni il carico di azoto dovrà scendere dagli attuali 340 kg per ettaro a soli 170 kg. Non solo sarà necessario ridurre il carico di bestiame, ma bisognerà anche dotarsi di adeguati sistemi di stoccaggio e trattamento delle deiezioni. Il tutto seguendo un iter burocratico assai complesso, in un intreccio di certificati e documenti dal quale è difficile districarsi senza aiuto.

 

In cerca di soluzioni

Ora che altre scadenze si avvicinano (in Lombardia entro il 30 aprile va completato il Pua, Piano di utilizzazione agronomica dei fertilizzanti) si cerca di correre ai ripari chiedendo proroghe e ripensamenti dell'intera impalcatura legislativa. Nino Andena nella sua veste di presidente della Coldiretti Lombardia (ma ricordiamo che Andena è anche presidente dell'Associazione italiana allevatori), ha sollecitato l'assessore all'Agricoltura della sua regione, Luca Daniel Ferrazzi, affinché la Direttiva Nitrati venga rivista, ridiscussa e aggiornata alla luce delle nuove conoscenze tecnico scientifiche in materia ambientale. "Vi è un serio ed inaccettabile rischio di ridimensionamento della zootecnia e dell'agricoltura lombarda - ha affermato Andena - con gravissime conseguenze economiche, sociali ed occupazionali per l'intera regione, mentre occorre consentire alle imprese di adeguarsi e convivere in modo graduale e soprattutto sostenibile con i vincoli posti dalle normative ambientali".

Anche in Emilia Romagna il problema è stato sollevato premendo per ottenere in tempi rapidi da parte dell’Unione europea una deroga sui quantitativi massimi di azoto utilizzabili nelle zone vulnerabili. L'assessore all'Agricoltura di questa Regione, Tiberio Rabboni, ha anche confermato l'impegno per uno snellimento e una semplificazione della burocrazia che ingombra e complica questa materia già per sé difficile da affrontare.

 

Ipotesi rinvio

Si fa così strada l'ipotesi di un rinvio in attesa di ulteriori “aggiustamenti”. Nessun dubbio che ve ne sia la necessità, viste le pesanti ripercussioni che la Direttiva Nitrati può avere sugli allevamenti (e non solo). Ma se anche Bruxelles vorrà accogliere queste richieste, resterà il dubbio del perché si siano attesi gli ultimi giorni per lamentare un problema che si conosce da molti anni, quasi venti.