Per salvaguardare l'agricoltura del futuro è bene considerare pratiche di concimazione più sostenibili, rinnovabili e convenienti. Una possibilità green è rappresentata dai fertilizzanti organici. Questi possono essere prodotti da sottoprodotti, scarti e rifiuti al fine di promuovere lo sviluppo di un'economia circolare e ridurre la dipendenza dai concimi chimici.
 

Che cos'è il vermicompost

La vermicoltura non è altro che l'allevamento di lombrichi su rifiuti organici. Il prodotto è un importante fertilizzante organico, il così detto vermicompost.

I lombrichi sono animali importantissimi per garantire la fertilità del suolo. Scavando gallerie nel terreno lo arano naturalmente e ingerendo i residui organici presenti ne provocano la decomposizione e quindi la trasformazione in composti più semplici. I lombrichi espellono il prodotto sotto forma di "cast" che per azione enzimatica da parte di diversi microorganismi del suolo diventa humus. L'humus non è altro che un terriccio, che a differenza degli altri concimi chimici e organici è pronto per l'immediato nutrimento della pianta in quanto caratterizzato da un basso rapporto carbonio /azoto che rende l'azoto facilmente bio-disponibile. Inoltre, l'humus possiede una struttura fisica ricca di macro e micropori che garantisco buona aerazione e drenaggio, nonché una elevata capacità di ritenzione idrica del suolo.

Numerosi saggi messi in atto per l’accertamento della qualità del vermicompost in laboratorio su specie ortive hanno dimostrato elevata velocità di germinazione, aumento nella crescita e nella resa anche a bassi livelli di somministrazione. Le applicazioni di vermicompost in esperimenti con diverse varietà di fragole hanno aumentato la crescita e la produzione comprendendo aumenti fino al 37% della massa fogliare, al 40% del numero di fiori e al 35% del peso dei frutti.

Il vermicompostaggio è un sistema che può essere impiegato a livello commerciale ma anche in aziende agricole e imprese che vogliono smaltire autonomamente i propri rifiuti, nelle città (in Italia sono già diversi i comuni con allevamenti di lombrichi per il trattamento dell'umido da raccolta differenziata), in casa o a scopo didattico nelle scuole.

La pratica del vermicompostaggio ha dimostrato di avere successo nel trattamento di:
  • fanghi di depurazione delle acque reflue;
  • residui solidi urbani;
  • scarti organici delle industrie agro-alimentari (rifiuti di birrifici, delle industrie della carta, supermercati e ristoranti, dell'industria olearia, scarti derivanti dalle colture ortive, ecc..);
  • pollina;
  • letame di suini, bovini, ovini, equini e conigli;
  • rifiuti dalle aziende fungicole.
Ognuna di queste matrici, perché possa essere utilizzata , è fondamentale che sia stabilizzata e non rilasci esalazioni di anidride carbonica. Per esempio, il letame deve subire un pretrattamento in concimaia dagli 8 ai 12 mesi affinché diventi maturo e perda sali e ammoniaca, tossici per i lombrichi e tipici del letame fresco.
 

I lombrichi

Soprannominati da Aristotele "l'intestino del mondo", i lombrichi sono fondamentali per la fertilità del suolo e per le produzioni vegetali. Appartengono al phylum Annelida, sono caratterizzati da un esoscheletro idrostatico che permette loro di spostarsi mediante onde di contrazione e rilassamento. Anche la respirazione e gli scambi gassosi sono mediati dall'esoscheletro, purché la superficie corporea sia umida. I lombrichi sono ermafroditi (ogni individuo produce sia gameti maschili che femminili) ma non possono auto-fecondarsi. Sono infatti detti insufficienti poiché le uova e li spermatozoi maturano in tempi diversi. La fecondazione è perciò incrociata e ha il vantaggio di consentire a entrambi gli individui, dopo l’accoppiamento, di generare prole. Verrà prodotta una capsula detta ooteca con all'interno i neonati biancastri che diventeranno sessualmente maturi entro alcune settimane dalla nascita.

Le specie di lombrico utilizzate nella produzione di vermicompost sono quelle epigee, ovvero, che limitano le loro attività nei primi 10-15 cm di suolo. Le specie più utilizzate sono due: il "tiger worm" (Eisenia fetida) e il "red worm" (Eisenia andrei). Queste necessitano di temperature ottimali tra i 15 e i 20°C ma possono sopportare temperature fino a 4°C e 30°C.
 

Il sistema di allevamento a lettiere

Un sistema di vermicompostaggio richiede 5 requisiti di base: spazio ottimale alle esigenze dei lombrichi, un letto di sostanza organica della giusta quantità, percentuale di umidità adeguata, costante aerazione e protezione dalle temperature estreme.

Il metodo maggiormente utilizzato nella aziende italiane per l'allevamento di lombrichi è il sistema a lettiere:  i lombrichi sono inoculati in un sottile strato di matrice organica steso per terra e man mano che questo viene consumato, si provvede ad aggiungere altri strati, permettendo ai lombrichi di spostarsi sempre verso l'alto per nutrirsi. Quando la lettiera raggiunge una certa altezza, lo strato più superficiale che è quello che contiene la maggior parte dei lombrichi, deve essere separato dal restante che, al contrario, è raccolto e lavorato per diventare il prodotto da commercializzare.
Le lettiere sono generalmente larghe 4 – 6 m e lunghe dai 20 ai 200 m.

I vari strati di sostanza organica non devono essere troppo spessi, 4 cm andranno bene poiché i lombrichi non colonizzerebbero gli strati più profondi e non degraderebbero per intero la sostanza organica loro fornita. La lettiera è rialimentata solo quando ci si accorge visivamente che circa l’85-90% della sostanza organica è stato decomposto. La velocità di rialimentazione varia a seconda della stagione: in autunno e in primavera, con temperature e umidità ottimali la sostanza organica è aggiunta ogni 2–3 giorni; in estate e in inverno le temperature stressano i lombrichi e le lettiere sono alimentate ogni 10 -15 giorni. La quantità di substrato da apportare ai lombrichi dipende dal tipo di alimento, dalla sua preparazione e dal suo pre-trattamento: una densità di 1,60 kg/lombrichi/m2 (3500-4500 lombrichi circa) ha bisogno di 0,75 kg di alimento/kg di lombrico/al giorno.
 
Il metodo maggiormente utilizzato nella aziende italiane per l'allevamento di lombrichi è il sistema a lettiere
Lettiere alimentate con letame bovino dell'azienda Fattoria Gallorosso (Montescaglioso, Matera) 
(Fonte foto: Vittoriana Lasorella - AgroNotizie)

L'umidità della lettiera è un parametro fondamentale, necessario alla respirazione e al movimento dei lombrichi stessi. L'umidità ottimale si aggira tra l'80 e il 90%, perciò è opportuno dotare la lettiera di un impianto di gocciolamento più o meno avanzato (per 1 m2 di lettiera è bene apportare 1 m3 di acqua al giorno). Le lettiere possono essere tenute all'interno di capannoni con base in cemento o all'aperto dove si consiglia di coprirle con teli traspiranti in tutte le stagioni per evitare l'accesso di predatori e mantenere l'umidità costante.

Il sistema a lettiere è uno dei metodi più tradizionali, caratterizzato da un basso investimento iniziale. E' un sistema che richiede aree di grandi dimensioni per la produzione su larga scala. La lunghezza dei letti, in base all’area disponibile, è flessibile ma la larghezza deve essere tale da consentire il facile controllo e accesso all’intera superficie. I letti devono essere posizionati su una superficie che non permetta l’assorbimento da parte del terreno dei liquidi della matrice organica e le platee in calcestruzzo rappresentano l’ideale perché forniscono anche una superficie calpestabile e percorribile dal trattore durante le varie fasi di lavorazione.
 

Il prodotto finale

Il vermicompost raccolto subirà una fase di asciugatura: viene rivoltato ogni settimana per un paio di mesi per permettere la perdita di umidità. Una volta raggiunta un'umidità del 50% il vermicompost può essere considerato maturo. Viene quindi setacciato per ottenere diversi tipi di prodotto finale:
  • il vermicompost granulare, con particelle di dimensioni che vanno da 1 cm fino a 0,3 cm;
  • il vermicompost molto fine, con particelle più piccole di 0,5 mm;
  • il vermicompost liquido o tè di vermicompost.
Quest'ultima soluzione acquosa può essere definita come un estratto di vermicompost contenente in soluzione gli stessi microrganismi ed elementi nutritivi presenti nel vermicompost granulare. Il vermicompost è miscelato in acqua, agitando il tutto in modo da introdurre aria che favorisce la proliferazione e la sopravvivenza dei microrganismi aerobi. Il tè di vermicompost può essere ampiamente utilizzato con lo stesso identico scopo del vermicompost granulare, ma la fase liquida può essere applicata direttamente al fogliame. Studi sull'utilizzo del tè vermicompost riportano effetti positivi riguardanti il vigore della pianta, la velocità di fuoriuscita del germoglio, il colore della frutta, il volume delle radici e la resistenza ai parassiti e alle malattie.
 
Il vermicompost raccolto subirà una fase di asciugatura: viene rivoltato ogni settimana per un paio di mesi per permettere la perdita di umidità.
Cumulo di vermicompost in fase di asciugatura 
(Fonte foto: Vittoriana Lasorella - AgroNotizie)

 

Il mercato e la normativa nazionale

Attraverso un impianto di vermicompostaggio è possibile intraprendere un'attività altamente redditizia partendo da investimenti decisamente modesti ed alla portata di tutti. Inoltre, le attività legate alla vermicoltura garantiscono diversi sbocchi sul mercato: il commercio di lombrichi per la pesca, come alimento per gli animali o per attivare nuovi impianti di vermicompostaggio; commercio di vermicompost e di tè vermicompost da utilizzare per le pratiche agronomiche; gestione e recupero (riciclo) di risorse organiche; sviluppo e commercializzazione di sistemi e macchinari per l’allevamento dei lombrichi.

I mercati potenziali per vermicompost e tè vermicompost nell'agricoltura biologica sono enormi e attualmente la domanda dei coltivatori supera di gran lunga l'attuale offerta. Questi prodotti trovano buona collocazione soprattutto per le colture ortive e i prodotti di lusso legati al mercato delle piante ornamentali in sostituzione alla torba che è, invece, poco eco sostenibile.

La normativa nazionale in materia di fertilizzanti (allegato 2 del decreto legislativo 75/2010, con modifica del 2015) stabilisce che il vermicompost da letame può essere prodotto da qualsiasi letame essiccato e pollina, effluenti di allevamento compostati, compresi pollina e stallatico compostato e deve essere caratterizzato da:
  • carbonio organico pari al 20%;
  • azoto organico almeno pari all'1,5%;
  • rapporto C/N inferiore a 20;
  • umidità intorno al 30-50%;
  • pH non superiore a 8.
Le aziende che commercializzano vermicompost saranno perciò iscritte al Registro nazionale dei produttori di fertilizzanti specificando la tipologia di letame utilizzato.
 

Conclusioni

Il vermicompostaggio è una pratica fondamentale che permette non solo di ripristinare la fertilità naturale del suolo ma anche di gestire a impatto zero diversi tipi di rifiuti e scarti della filiera agroalimentare con cui ogni giorno la collettività fa i conti con i costi di smaltimento.

La presenza dei lombrichi in un terreno è una caratteristica alla base della fertilità del suolo. Attraverso progetti ed iniziative rivolte alla comunità bisognerebbe evidenziarne l'importanza e ricordare il grande contributo che tutta la microfauna del suolo genera sul nostro ecosistema.

Il mercato è già abbastanza attivo, ma man mano che diventerà più maturo ci si potranno aspettare indagini sui vari prodotti finiti e miscele personalizzate che si possono ottenere, sull'inoculazione del vermicompost con organismi soppressori di malattie e lo sviluppo di uno standard di produzione per garantire una qualità del prodotto finale coerente.
 
Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione in data 26 maggio 2021 nella parte riguardante il decreto legislativo 75/2010. Qualsiasi letame essiccato, compresa la pollina, può essere utilizzato per produrre vermicompost, non più solo quello bovino, suino, equino e ovino come scitto in precedenza.