Nell'immaginario collettivo si trova spesso la percezione dei "pesticidi" che "fanno venire il cancro", oppure che causano danni gravissimi alla salute. Di fatto, ciò deriva da una comunicazione a martello che ha diffuso degli agrofarmaci un'immagine deformata, volutamente allarmante.
Ovvio quindi che tale deformazione spaventi cittadini del tutto digiuni quanto a normativa, processi autorizzativi, nonché sulle differenze fra i concetti di "pericolo" e "rischio".
In tal modo è facile manipolare le opinioni della popolazione stessa, sbandierando etichette di prodotti fitosanitari e facendo credere che ciò che vi è scritto sia prova che tali effetti si verifichino comunemente nella realtà. Ciò è semplicemente falso, ma la gente non lo sa e quindi l'obiettivo degli allarmisti è pienamente raggiunto.
Fallacie logiche: mali incurabili
Una domanda che talvolta si legge sui social, crogiuolo di commenti fra i più bizzarri in tema "pesticidi", è quella con la quale gli utenti si interrogano sui motivi inconfessabili per i quali, nonostante quelle frasi agghiaccianti, quei prodotti vengano commercializzati comunque.
La risposta è semplice, ma se non la si conosce ben poco ci si può aspettare da chi ha posto la domanda stessa: quello che è riportato in etichetta, cioè le frasi che indicano i "pericoli potenziali", è stato valutato da esperti della stima del rischio. Concetto molto diverso da quello di pericolo.
Se la frase H laqualunque viene apposta sulle etichette in base a specifici test dalle finalità autorizzative, gli esperti della valutazioni dei rischi (risk assessment), valutano se ai livelli reali di esposizione quei pericoli possano o meno tramutarsi in rischi inaccettabili. Se questi, i rischi, non risultano inaccettabili quel prodotto viene autorizzato comunque. Frasi H o meno.
Va inoltre chiarito che l'espressione "il prodotto XYZ non presenta rischi inaccettabili" è di fatto doverosa dal punto di vista della deontologia professionale e del metodo scientifico. Niente è infatti a rischio zero, nemmeno l'acqua di fonte. Quindi nessun esperto si azzarderebbe mai ad affermare che non vi sono rischi. Una tale dichiarazione sarebbe infatti pericolosamente apodittica, quindi imprudente.
Purtroppo, i professionisti della disinformazione, avulsi da qualsivoglia deontologia, si insinuano in tale espressione sottolineandone il significato opposto: "... allora vuol dire che dei rischi ci sono!". E quindi vai con il principio di precauzione, mazza chiodata usata il più delle volte in modo improprio da chi desidera sbarrare la strada a qualcosa, ma non ha alcuna arma concreta per farlo.
Dato però che spaventare è molto più facile che rassicurare, l'esercito dell'allarmismo ha gioco facile nei confronti di utenti social del tutto disarmati quanto a filtri logico-culturali specifici. Nonostante ciò, volendo ben vedere, non è nemmeno vero che "i pesticidi fanno venire il cancro", né tante altre affermazioni di gravità similare, persino leggendo le frasi H stesse. Per lo meno leggendo quelle apposte sulle etichette dei formulati fitosanitari autorizzati per essere applicati in campo sulle colture in atto.
Questi sono attualmente 1.660 (Fitogest®, 06 dicembre 2023), basati su 394 sostanze attive diverse. Di seguito si riporta una sintesi di quanto emerge filtrando tali prodotti per alcune frasi H, ovviamente le più critiche. Bene precisare che tali frasi possono essere riportate in funzione dello specifico formulato e non essere presenti su formulati contenenti le medesime sostanze attive.
Frase H340 – Può provocare alterazioni genetiche: 0 formulati.
Frase H341 – Sospettato di provocare alterazioni genetiche: 0 formulati.
Frase H350 – può provocare il cancro: 0 formulati.
Frase H351 - Sospettato di provocare il cancro: 105 formulati. Le sostanze attive contenute in questi formulati sono 23: aclonifen, folpet, daminozide, kresoxim, ditianon, clortoluron, iprovalicarb, valifenalate, pirimicarb, captano, metazaclor, metobromuron, amisulbrom, propizamide, pyriofenone, cyflumetofen, bupirimate, quizalofop-p-tefurile, triflusulfuron metile, imazalil, proquinazid, lenacil, foramsulfuron.
H360F - Può nuocere alla fertilità: 24 formulati (varie sostanze attive in miscela, comun denominatore il solo dimetomorf).
H361d - sospettato di nuocere al feto: 159 formulati per 21 sostanze attive in essi contenute: NAA, 6-benziladenina, acetamiprid, bromuconazolo, cimoxanil, ciclossidim, clortoluron, fluopicolide, imazamox, isoxaflutolo, tebuconazolo, pendimetalin, metconazolo, mesotrione, sulcotrione, fluazinam, bentazone, fluazifop-p-butile, penconazolo, spiroxamina, pinoxaden, paclobutrazolo.
Nota: hanno la stessa frase H361d anche le miscele isoxadifen+tembotrione, ma seguendo il metodo adottato per questa disamina non è possibile capire per quale delle due sostanze attive, se per entrambe o se per nessuna delle due, bensì solo per il formulato in sé.
H372 - Provoca danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta: 1 formulato a base di difenoconazolo.
Conclusioni
- Le frasi H sulle etichette commerciali non possono e non devono essere considerate prova di effetti sulla salute.
- Mancando nell'attribuzione di tali frasi la variabile dell'esposizione, elemento centrale del concetto di "rischio", le frasi H stesse hanno un significato pressoché nullo per la valutazione dei rischi reali.
- L'autorizzazione di una sostanza attiva o di un formulato dipendono dalle valutazioni dei rischi che potrebbero sussistere una volta che il prodotto venga applicato in campo. Se i rischi non sono inaccettabili i prodotti possono essere autorizzati e impiegati nonostante le frasi H.
- Il numero di formulati che presentano frasi H considerate critiche sono solo una ridotta minoranza di tutti i prodotti attualmente impiegati.
- Se le bevande alcoliche fossero valutate seguendo le procedure utilizzate per gli agrofarmaci, a causa dell'alcol in esse contenuto riporterebbero le frasi H350 (sicuramente cancerogeno per l'uomo), H340 (può provocare alterazioni genetiche), H360 (dannosa per i feti), H360f (può nuocere alla fertilità), H372 (provoca danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta) e H318 (gravi lesioni oculari). Tre di esse (H340, H350, H360) non sono riportate da alcun agrofarmaco fra quelli considerati in questa ricerca.
Ulteriore dimostrazione di quanto fra rischi percepiti e rischi reali possa correre un abisso.
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