A cura dello staff di Plantgest e di NocciolaRe

E' crescente l'interesse sul nocciolo, in Italia e nel mondo. A livello mondiale infatti le superfici coltivate a piante di nocciolo sono aumentate. Oggi l'Italia è il secondo produttore mondiale, dopo la Turchia, con 1.445.898 quintali e 88.474 ettari: +62% per produzione e +52% per superfici rispetto al 2012 (fonte dati Istat). La spinta è da ricercarsi nell'aumento dei consumi delle nocciole e nell'incremento delle richieste dell'industria dolciaria.

In Italia le multinazionali come Ferrero, Loacker, Perugina (gruppo Nestlè) e Novi (gruppo Elah-Dufour) hanno avviato progetti per ampliare le superfici a nocciolo per potersi approvvigionare di materia prima nostrana, che fino ad oggi era deficitaria. A queste iniziative si sono aggiunte iniziative di Op, cooperative e piccole aziende private di produzione che hanno scommesso nella corilicoltura, non solo nelle regioni già tradizionalmente impegnate in questo settore (quali Lazio, Piemonte, Campania, Sicilia) ma anche in altre aree dove la coltivazione del nocciolo risultava del tutto marginale (Emilia-Romagna, Abruzzo, Molise, Umbria, Toscana). Processi sinergici tra produzione e trasformazione che permetteranno di creare una filiera corilicola sostenibile ed efficace.

Nella giornata di giovedì 22 aprile 2021 si è tenuto, in videoconferenza, il "Tavolo tecnico sulla nocciola" coordinato da Alberto Manzo del Mipaaf. Scopo di questa iniziativa è far ripartire quanto iniziato nel 2010 per predisporre nuove azioni tecniche, politiche ed economiche per rilanciare il settore e vincere le sfide del futuro. Gli aspetti tecnici e di coltivazione del nocciolo sono elementi fondamentali nella gestione moderna e sostenibile di un impianto corilicolo.

Soffermiamoci in modo particolare sulla difesa dalle problematiche fitosanitarie. Negli ultimi anni le malattie del nocciolo sono aumentate, soprattutto per i cambiamenti climatici e per la globalizzazione dei mercati. Per analizzare meglio questo aspetto abbiamo chiesto alla redazione di NocciolaRe, web site per gli operatori della filiera del nocciolo, di accompagnarci in questo percorso d'informazione sulla difesa del nocciolo e d'indicarci quali sono le principali avversità da cui difendersi. Per sapere quali sono le sostanze attive ed i prodotti commerciali utilizzabili su queste malattie, e su tutte le malattie delle piante coltivate in Italia, è possibile consultare Fitogest®: dal 1989 la banca dati degli agrofarmaci. La registrazione è facile, veloce e gratuita.

"Nel 2020 una nuova e grave malattia è stata riscontrata per la prima volta in Italia - spiega NocciolaRe -. Si tratta di Erysiphe corylacearum, un mal bianco molto più dannoso del comune oidio o mal bianco del nocciolo (Phillactina corylicola). Si distingue da quest'ultimo perché la tipica efflorescenza biancastra si sviluppa sulla pagina superiore della foglia, anziché su quella inferiore. Inoltre può colpire anche i frutti. La sua presenza è stata segnalata in diverse aree corilicole del nostro paese, ma i danni maggiori si sono verificati in Campania, specie nelle zone collinari dove nei casi più gravi ha causato una filloptosi anticipata. Nei paesi dove per prima è stato segnalato (Turchia, Iran e Georgia) si è diffuso rapidamente e ha prodotto perdite fino al 70% della produzione totale, costringendo a diversi trattamenti fungicidi non sempre con risultati incoraggianti".
 
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(Fonte foto: © Grafvision - Fotolia)

"Anche nell'ambito dei fitofagi - continua NocciolaRe - purtroppo non mancano le notizie negative. Infatti sono ulteriormente in crescita le segnalazioni da tutta Italia di forti infestazioni della cocciniglia (Eulecanium tiliae) e soprattutto dell'acaro delle gemme (Phytoptus avellanae)".

"Con grande sorpresa dei tecnici le pullulazioni dell'eriofide (Phytocoptella avellaneae) si sono verificate anche su varietà che erano considerate meno sensibili. Data la particolare biologia di questo acaro, che trascorre gran parte della sua vita protetto all'interno delle galle, i trattamenti sono efficaci solo se effettuati nella fase di migrazione verso le nuove gemme. Questa avviene in primavera in una finestra temporale piuttosto ampia e che negli ultimi anni è andata sempre più anticipandosi, per cui deve essere monitorata dai tecnici dei servizi di assistenza che forniscono agli agricoltori le indicazioni sul tempo più opportuno per intervenire".

"Nelle aree corilicole centromeridionali il balanino (Curculio nucum) continua ad essere protagonista. Anche per questo fitofago è fondamentale il ruolo dell'assistenza tecnica che deve campionare la popolazione adulta, con periodicità settimanale, dalla metà di maggio a fine luglio per indicare agli agricoltori il momento più adatto per intervenire".

"Fortunatamente non mancano però le buone notizie. Nel 2020, pressoché in tutte le zone corilicole, le cimici non hanno causato grossi danni e ciò vale sia per quelle nostrane (Palomena prasina, Nezara viridula, Rhaphigaster nebulosa, Gonocerus acuteangulatus, eccetera) che per la più pericolosa cimice asiatica (Halyomorpha halys). Contro quest'ultima è finalmente iniziato il programma di lotta biologica col parassitoide Trissolcus japonicus (vespa samurai). I primi risultati sono incoraggianti ma bisognerà continuare con i lanci anche nel 2021 per consolidarne l'insediamento. Di positivo vi è inoltre il fatto che si è potuta confermare l'ulteriore diffusione di altri antagonisti naturali, tra cui in primis Trissolcus mitsukurii, un parassitoide esotico introdottosi spontaneamente, da cui è lecito attendersi un significativo contributo nella lotta alla cimice asiatica".
"In presenza di questo quadro - conclude NocciolaRe -, i corilicoltori sono indotti ad aumentare la pressione degli agrofarmaci sulle loro colture rischiando di compromettere l'equilibrio biologico, con tutta una serie di conseguenze negative facilmente prevedibili. Il rischio è ulteriormente aggravato dal fatto che i prodotti fitosanitari registrati su questa coltura sono pochi e prevalentemente ad ampio spettro d'azione". Oggi nell'agroecosistema di un corileto la difesa integrata è fondamentale per la protezione delle molte specie utili, in particolare i limitatori naturali. Per farlo, puntando anche ad un miglioramento quali-quantitativo delle produzioni corilicole, è necessario impostare ed adottare misure efficaci contro i fitofagi (ma senza effetti indesiderati sull'artropodofauna utile), che siano adatte alle condizioni locali (clima, ambiente, pratiche colturali, eccetera) e sostenibili dal punto di vista economico ed ambientale.


L'articolo è stato modificato dopo la pubblicazione