Non si è ancora spenta l’eco dell’83% di mele con – rullo di tamburi – residui regolari di “pesticidi”, che dall’Argentina arriva una ricerca che rivela come nell’85% del cotone vi siano glifosate e Ampa, suo metabolita.

Esplode quindi su web l’usuale ridda di rilanci, lasciando basiti nello scoprire quanto lungo possa risultare l’elenco di siti complottisti facendo una banale ricerca su Google per “glifosate”.
Se Monsanto chiedesse una royalty non sulle sementi gm, ma sui siti che parlano di lei, potrebbe chiudere ogni business e vivere di rendita fino alla prossima era glaciale.

Per fortuna, oltre all’allarmismo demenziale – e a tratti disonesto – esplode anche l’ironia tipica del web, con battute, frizzi e lazzi sulle più disparate conseguenze per le donne a seguito dell’uso di assorbenti “diserbanti”. Ma qui ci si ferma, perché siamo in fascia protetta.
 
Infine, dai e dai e grazie all’aiuto di qualche amico, si recupera finalmente qualche dato numerico. E già qui stiamo di lusso, perché di solito queste notizie vengono buttate là con il medesimo stile e intenzioni con cui un adolescente dispettoso lancia un raudo nell’androne di un palazzo abitato da pensionati. Alle tre di notte, ad Halloween. E poi scappa ridendo come un matto all’idea delle tachicardie che è riuscito a provocare nei poveri malcapitati.
 
Il "raudo" in questione viene dall’Universidad Nacional de La Plata di Buenos Aires e riporterebbe valori di glifosate nel cotone che ricadono tutti nei microgrammi per chilo. Nel cotone tal quale glifosate sarebbe stato infatti trovato a 13 µg/kg, mentre Ampa a 39. Nei prodotti finiti, invece, non vi sarebbe Ampa, ma solo glifosate. Alla “vertiginosa” concentrazione di… 17 µg/kg! Ovvero milionesimi di grammo per ogni chilo di cotone.

Ora, sapendo quant'è leggero il cotone, giochiamo un po' a fare gli investigatori dell’intimo femminile. In fondo è semplice, basta sottrarre di nascosto degli assorbenti a moglie e figlia, prendere la bilancina di precisione che hai in cucina e pesarne almeno cinque per volta al fine di minimizzare la variabilità fra singoli assorbenti. Risultato, 13,5 grammi. Inclusivi del cordino e della plastica di protezione, ovviamente.
Poi si deve riporre il maltolto con estrema cautela, sperando che le donne di casa non si siano accorte di cosa tocchi fare a un giornalista per scrivere i propri articoli.
 
In soldoni, un assorbente interno (Normal, mi raccomando), pesa circa due grammi e mezzo. Per farne un chilo ce ne vogliono quindi la bellezza di 400.
Considerando che la concentrazione di glifosate riscontrata nel cotone era di 17 µg/kg, significa che un singolo assorbente ne può contenere circa 0,0425 µg. Stimando pure un uso medio annuo “generoso” di 200 assorbenti circa (13 cicli x 5 giorni x 3 assorbenti interni/giorno), e considerando che l’erbicida è stato trovato nell’85% dei campioni, significa che l’ammontare annuo complessivo di glifosate che una donna potrebbe introdursi nell’Origine del Mondo si ferma a soli 7,2 µg. Totali. In un anno. Praticamente? Un niente.
Un battito di ciglia. Un respiro di farfalla, tanto per restare in tema.
 
Ora, che un gruppo di ricerca faccia analisi su alimenti o altre matrici cui sono esposti gli esseri viventi, va benissimo. Un po’ meno bene va invece il vizio di fare tam-tam demenziali privi di una qualsiasi ragion d’essere.

Non si capisce infatti bene a che pro ricercatori, giornalisti, blogger e ambientalisti, creino o si attacchino a delle non-notizie pur di dare addosso all’agrochimica. Perché Monsanto e glifosate sono solo i totem, ricordatevelo.

Si capisce invece bene quanto i cittadini siano esposti a un sovraccarico di notizie inconsistenti e patetiche, frutto non solo di ignoranza, ma anche di disonestà intellettuale e voglia di fare scoppiare, appunto, dei raudi nell’androne.
Raudi che peraltro dovrebbero rassicurare l'opinione pubblica anziché agitarla: quando per fomentare l'odio verso i "pesticidi" ci si deve infatti aggrappare a dei residui a norma di Legge nelle mele o a del diserbante a dosi omeopatiche negli assorbenti, vuol dire che non si ha davvero nulla di serio in mano da calare nella disputa.
E si spera che questo semplice ragionamento, prima o poi, anche i comuni cittadini comincino bene a farlo.