Il rame per agire sulle cellule delle crittogame nella sua forma di ione metallico Cu, deve sempre essere disciolto in acqua sia quando viene distribuito che, successivamente, nell'umidità od acqua che ridiscioglie i residui di prodotto che rimangono sulla pianta dopo il trattamento.
E' infatti accertato che il rame al momento della distribuzione si trova in condizioni di scarsa solubilità e guai se fosse diversamente, alle dosi solitamente utilizzate causerebbe la morte pure delle cellule dei tessuti verdi; inoltre la lenta solubilizzazione è base sostanziale della lunga persistenza d'azione che caratterizza generalmente i prodotti rameici ed in modo particolare la poltiglia bordolese.
Ma la solubilità del rame dopo la distribuzione non dipende soltanto dalla presenza di acqua che è certamente indispensabile, ma anche dall'anidride carbonica presente nell'aria e dall'ammoniaca presente nell'acqua piovana, oltrechè da secreti delle foglie ed escreti dei funghi da combattere. Pertanto la solubilità del rame ed i tempi necessari a rendere disponibile questo principio attivo sono da sempre motivo di interesse per l'agricoltore e lo specialista fitopatologo.

Nelle principali formulazioni rameiche oggi in commercio lo ione Cu si può trovare sotto forma di: idrossido, ossicloruro, ossido rameoso, solfato pentaidrato, solfato tribasico e solfato neutralizzato con calce cioè poltiglia bordolese.
In commercio si trovano anche alcune formulazioni a base di zolfo più rame (detti zolfi ramati) in polvere secca, cioè da distribuire a secco con impolveratore. Questo per chiarire come alle regole ci sia sempre qualche eccezione.

La poltiglia bordolese è una miscela di solfato di rame (a ph acido) e calce (sostanza alcalina quindi neutralizzatrice ) che reagendo tra loro danno luogo a più composti variabili in relazione alla modalità di preparazione.
Il solfato di rame così come lo si trova in commercio si presenta sotto forma di cristalli di colore blu intenso di dimensioni variabili ma che generalmente non superano i 6 - 7 cm di diametro. Oggi sono a disposizione diverse forme di solfato di rame da distinguersi per la loro finezza: oltre al solfato tradizionale con dimensione dei cristalli intorno ai 5 - 50 mm, si possono raggruppare le altre forme in granitello con dimensione dei cristalli intorno ai 1 - 15 mm, minuto 1 - 5 mm e neve dimensioni dei cristalli inferiori ai 750 micron.
La calce è bene che sia sempre fresca dell'annata cosicché si sciolga con facilità e avvenga una buona miscelazione con il rame. E' un prodotto del tutto naturale che si ricava dalla cottura di rocce calcaree così come il rame si ricava dalle miniere.
Diversi dei prodotti fitosanitari a base rameica sono autorizzati in agricoltura biologica.

La riclassificazione dei prodotti fitosanitari secondo la direttiva comunitaria 99/45/CE recepita con il DL n° 65 del 14 marzo 2003, pone oggi molti preparati rameici e molte poltiglie già pronte in classe XN quindi sarà necessario per l'aquisto il "patentino" per quanto attiene poi al solfato in relazione alle modifiche apportate all'art. 38 del D.P.R. 290/2001 quando non sia registrato con nomi di fantasia esso non può essere usato pertanto occorrerà, qualora si volesse effettuare la poltiglia con la miscelazione calce-rame, scegliere molto bene tra i solfati in commercio registrati a tal fine.

Variando le dosi di rame e calce si possono ottenere poltiglie acide, alcaline o neutre. Le miscele acide svolgono un'azione pronta ma più facilmente risultano fitotossiche cosicchè ustionanti per la vegetazione colpita, quelle alcaline sono lente ma più persistenti anche per la maggior adesività conferita dalla presenza di maggiori quantitativi di calce.
Per una buona difesa anticrittogamica è bene che le poltiglie preparate "in casa" siano neutre tendenti all'alcalinità.
Oggi la poltiglia solitamente usata è quella già pronta all'uso che è già neutralizzata.

La fitotossicità della poltiglia sulla vegetazione e sui frutticini, così come quella di alcuni rameici, è ben nota e si esplica comunque con una riduzione del rigoglio vegetativo e a volte con ustioni sugli organi fiorali che ne sconsigliano l'uso, a parte i casi di indispensabilità e di accertata ridotta sensibilità varietale, durante la fioritura. Sui frutticini di mele o pere e i giovani acini dell'uva le lesioni provocate dal potere caustico della poltiglia si riflettono con la comparsa di ruggine della buccia che soltanto nei casi più gravi può deformare i frutti od impedirne un regolare accrescimento.
La stagione troppo calda e asciutta aumenta la negativa influenza della calce sulla traspirazione cuticolare e stomatica accentuando la riduzione dello sviluppo della vegetazione.

Come si usa la poltiglia? Le colture sulle quali può essere impiegata, a seconda delle registrazioni riportate in etichetta di ogni formulato commerciale, anche se di semplice solfato per la preparazione in proprio, sono tantissime: vite, pomacee, drupacee, olivo, agrumi, nocciolo, fragola, piccoli frutti (ribes, mirtillo, mora, lampone ecc.) barbabietola da zucchero, riso, tabacco, oleaginose, ortaggi più svariati a foglia, frutto e bulbo, floricole, piante ornamentali e forestali.
Lo spettro d'attività risulta essere molto ampio: peronospora, antracnosi, blak rot, corineo, monilia, fusicocco, ruggini, cancri, ticchiolatura, cilindrosporiosi, septoriosi, escoriosi, vaiolatura, alternaria, cercospora sono alcuni dei principali agenti fungini controllati.
Il rame possiede poi importanti azioni secondarie ad es.: oidi, monilie e botritis, in questi casi spesso l'azione non è diretta sul fungo ma avviene attraverso l'inspessimento della pellicola esterna dei vegetali e dei loro frutti.
Molto importante l'azione batteriostatica dei ramati che viene sfruttata soprattutto per impedire o diminuire la diffusione ad es. del temibile Colpo di Fuoco Batterico su Pomacee.

Le dosi di impiego della poltiglia bordolese non sono mai standardizzabili in quanto dipendono sicuramente dal periodo stagionale in cui ci si trova, dall'andamento meteorologico e dal rigoglio vegetativo della coltura, dalla zona e dall'aggressività delle malattie da combattere.
Durante l'inverno quando i fruttiferi sono nello stadio di riposo la poltiglia può essere utilizzata a dose piuttosto alta anche di 1.5 - 2.0 Kg. per q.le acqua in quanto il legno presenta buona resistenza tuttavia anche qui la varietà e la specie rappresentano fattore discriminante: ad esempio su drupacee le dosi consigliate in etichetta sono inferiori che su pomacee. E' bene che la temperatura non scenda sotto lo 0 termico durante la distribuzione e nei giorni successivi.
Oggi dopo circa 120 anni da quando nel 1884 il Millardet accertò l'efficacia del rame sulla peronospora della vite i rameici e la poltiglia rimangono pilastro della farmacopea del terzo millenio.

A cura di: Stefano Vezzadini - Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia

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