I biocarburanti e i biogas sostenibili sono importanti per aumentare la quota di energia rinnovabile in settori difficili da decarbonizzare, come ad esempio i trasporti.

 

La Commissione Europea ha ritenuto necessario incentivare la loro produzione, ma nel tempo ha variato più volte le regole per il conteggio degli incentivi per evitare speculazioni ed effetti indesiderati quali distorsioni di mercato e danni ambientali derivanti dal cambio di destinazione delle produzioni agricole. Alcune disposizioni però sembrano frutto di pressioni dai gruppi ecologisti, in quanto più ideologiche che fondate su fatti obiettivi.

 

Attualmente è in vigore la seconda revisione della Direttiva per le Energie Rinnovabili (Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, testo in italiano in questa pagina), nota come Red II. Anche la Red II necessita di aggiornamenti per le mutate esigenze della società europea ed il progresso tecnologico. È dunque in atto la redazione di un nuovo testo, noto come Red III.

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Uno dei compiti della revisione è l'aggiornamento e l'integrazione dell'elenco approvato di materie prime per biocarburanti sostenibili, contenuti nell'Allegato IX (parti A e B) della Red II. La Commissione deve rivedere periodicamente l'elenco e aggiungere all'Allegato le materie prime che soddisfano i criteri di sostenibilità di cui all'articolo 28, paragrafo 6. La bozza dell'elenco delle materie prime da aggiungere alla Red III è stata sottoposta ad una indagine pubblica, aperta a tutti i cittadini europei dal 5 dicembre 2022 fino al 2 gennaio 2023.

 

Riportiamo l'elenco completo dei nuovi sottoprodotti da inserire nell'Allegato IX della Direttiva (UE) 2018/2001, che godranno quindi degli incentivi per la produzione di biometano e biocarburanti avanzati, ed alcune considerazioni nei casi di specifico interesse degli impianti di biogas e biometano:

  • Nella parte A dell'Allegato IX sono aggiunte le seguenti materie prime:
    • (r) residui e rifiuti alcolici di distilleria (fuselolo, detto anche olio di flemma) non idonei all'uso nell'alimentazione umana o animale. Traspare il tentativo della Ce di ingraziarsi le Ong ecologiste: la dicitura "non idoneo all'uso nell'alimentazione umana o animale" è stata inserita nell'elenco in questione un po' ovunque e senza criteri logici. Qualcuno riesce a immaginare che possa esistere un fuselolo "atto per consumo umano o animale"? Che senso ha dunque specificare l'inadeguatezza alimentare di un sottoprodotto che è per la sua propria natura inadatto?;
     • (s) metanolo grezzo da polpa kraft derivante dalla produzione di pasta di legno;
     • (t) colture non alimentari coltivate su terreni gravemente degradati e non adatti alla coltivazione a scopo alimentare o foraggero. Che cosa si deve intendere per "terreno gravemente degradato" e in quale normativa si trova tale definizione? Come si misura la degradazione di un terreno per accertare se sia "grave"? E se si trattasse di un suolo talmente degradato che gli alimenti o foraggi ivi coltivati non fossero adatti al consumo -supponiamo per qualche sorta di inquinamento - allora per quale motivo la coltivazione dovrebbe essere limitata solo a "colture non alimentari"? Poniamo per esempio un terreno inquinato con fanghi contenenti metalli pesanti: il mais è l'opzione più logica per decontaminare tale terreno per la sua spiccata necessità di azoto, di cui i fanghi sono in genere ricchi, che favorisce anche l'assorbimento dei metalli pesanti. Per quale motivo non si dovrebbe utilizzare il raccolto di tale mais, palesemente inadatto all'alimentazione, per la produzione di etanolo o biogas? Per quale motivo si dovrebbe coltivare una specie "non alimentare", che magari non ha la stessa capacità decontaminante del mais?
  • Nella parte B dell'Allegato IX sono aggiunte le seguenti materie prime:
     • (c) residui e rifiuti di prodotti da forno e di pasticceria non idonei all'uso nell'alimentazione umana o animale;
     • d) residui e rifiuti della produzione di bevande non idonei all'uso nell'alimentazione umana o animale;
     • e) residui e rifiuti di frutta e verdura non idonei all'uso nell'alimentazione umana o animale, escluse code, foglie, gambi e bucce. Per quale motivo code, gambi, foglie e bucce dovrebbero essere esclusi? Poniamo per esempio una fabbrica di salse di pomodoro. I pomodori di scarto, ad esempio quelli ammuffiti, daranno diritto agli incentivi qualora l'impianto li utilizzasse per produrre biometano avanzato. Anche i semi separati durante la fabbricazione della passata. Ma non le bucce. Che senso ha tale discriminazione? E come farebbe l'ipotetica industria conserviera a contabilizzare quanto metano viene prodotto dalle bucce e quanto dal resto? Dovrà avere due digestori con due sistemi di upgrading e conteggio fiscale diversi?;
     • (f) effluenti amidacei con contenuto di amido inferiore al 20% non idonei all'uso nell'alimentazione umana o animale. Cosa succederebbe nel caso in cui tali residui non idonei per l'alimentazione si trovassero in concentrazione maggiore del 20%? O se i reflui contenessero amido atto all'alimentazione ma la concentrazione fosse talmente bassa che non varrebbe la pena tentare di recuperarlo? Per quale motivo tali reflui verrebbero esclusi dagli incentivi?;
     • g) trebbie di birra non idonee all'uso nell'alimentazione umana o animale. È difficile immaginare un processo di produzione di birra che renda le trebbie inutilizzabili per l'alimentazione animale. Piuttosto, il problema di questo sottoprodotto è che la quantità che si può somministrare ai bovini senza causare scompensi intestinali è piuttosto ridotta, e non sempre esistono allevamenti vicini alle birrerie in grado di ritirare tutte le trebbie. Se un prodotto è "edibile" ma non ha un mercato locale, quel sottoprodotto rischia di diventare "rifiuto". Per quale motivo dunque non si vuole concedere il diritto agli incentivi ad un impianto di biometano che ritiri le trebbie eccedenti, evitando così che diventino un rifiuto da smaltire?;
     • h) permeato di siero di latte liquido;
     • i) sansa di olive disoleata. Sebbene la sansa intera contenga ancora dell'olio potenzialmente edibile (appunto, l'olio di sansa), non sempre risulta economico estrarlo. Per quale motivo allora l'utilizzo della sansa disoleata per la produzione di biometano darà diritto agli incentivi e invece la sansa intera no?;
     • (j) colture danneggiate che non sono idonee all'uso nell'alimentazione umana o animale, escluse sostanze che sono state intenzionalmente modificate o contaminate al fine di soddisfare questa definizione. In questo caso la puntualizzazione sembra di buon senso, in quanto mira a evitare fenomeni speculativi e truffe (Sottoprodotti a buon prezzo per gli impianti di biogas);
     • k) acque reflue urbane e derivati diversi dai fanghi di depurazione. Permane ancora il tabù centroeuropeo, e di una parte del mondo politico nostrano, nei confronti dei fanghi (Fanghi di depurazione in agricoltura);
     • l) grasso bruno (brown grease). Nemmeno nella letteratura anglosassone esiste una definizione univoca di brown grease, in quanto questa sostanza potrebbe provenire dai disoleatori degli impianti fognari oppure dagli effluenti degli impianti di rendering delle carcasse animali. Poiché la Ce non ha specificato a cosa si riferisca in concreto, nel primo caso sarebbe un rifiuto, nel secondo un sottoprodotto. Si apre dunque la porta ai soliti sterili dibattiti burocratici in fase di autorizzazione degli impianti e alle azioni dei "comitati del no", che di certo rallenteranno il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell'economia invece che favorirli;
     • (m) cianobatteri. Abbiamo già denunciato in passato (I biocarburanti da alghe in Europa) lo sperpero di risorse da parte della Ce, che continua a rincorrere il miraggio dei carburanti da microalghe nonostante la lunga serie di fallimenti sul campo. L'inclusione dei cianobatteri, detti anche alghe verdi blu, è una mostra della perseveranza ideologica di una parte del mondo accademico che continua ancora a difendere questo tipo di biomasse come una panacea per tutti i mali ecologici;
     • n) vinacce, escluse le borlande e le vinacce di barbabietola da zucchero. Per quale motivo le vinacce di uva si dovrebbero considerare "sostenibili", dando quindi diritto agli incentivi, mentre le borlande e le vinacce di barbabietola no? E cosa succede con le vinacce di mela (dette anche marcomela, sottoprodotto della produzione di sidro e succhi di mela), non nominate da nessuna parte?;
     • (o) retentato di ultrafiltrazione del destrosio dalla raffinazione dello zucchero;
     • (p) colture intermedie, come colture intercalari e colture di copertura, coltivate in aree dove a causa del breve periodo vegetativo la produzione di colture alimentari e foraggere è limitata ad un unico raccolto e a condizione che: il loro utilizzo non generi domanda ulteriore di terreno e che sia mantenuto il contenuto di materia organica del suolo. La condizione di mantenere il contenuto di materia organica nel suolo è condivisibile, ma molto probabilmente genererà una reazione da parte del Consorzio Italiano Biogas (Cib) o dell'European Biogas Association (Eba) in quanto costituisce una possibile complicazione burocratica al loro concetto di "biogasfattobene". Alla data di redazione di questo articolo (15 dicembre 2022) all'autore non risultano comunicati stampa in merito, quindi aspettiamo una presa di posizione ufficiale dal comparto.

Conclusioni

I recenti fatti di cronaca, noti come "Qatargate", hanno portato l'opinione pubblica a gridare contro le "lobby dei potenti", reclamando maggiori controlli. Nessuno controlla però le Ong, che pure sono delle "lobby" a tutti gli effetti. I condizionamenti ideologici e privi di basi scientifiche (La guerra in Ucraina e l'ideologia ecologista no biodiesel e Guerra in Ucraina e rincaro del pane: colpa del bioetanolo?) possono essere sul lungo termine ancora più dannosi per l'economia e l'ambiente dei fatti di corruzione puntuali.

 

Disposizioni cervellotiche, come disincentivare l'utilizzo di un sottoprodotto solo perché ipoteticamente "edibile", senza considerare le dinamiche di mercato, non fanno altro che orientare gli investitori a cercare altri progetti, oppure ad investire fuori dal territorio comunitario, allontanandoci di fatto dagli obiettivi di decarbonizzazione dell'economia.