I risultati dell'annata 2020 sono stati presentati mercoledì 30 settembre scorso nella sede della società agricola Folli, a Mediglia (Milano) e sono risultati che rendono fieri i partecipanti al progetto: otto società leader nei rispettivi settori, l'azienda agricola di Alberto e Mario Vigo, con l'agronomo Leonardo Bertolani e il dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell'Università di Torino che, da sempre, supervisiona il progetto.
L'area sulla quale è stato sperimentato il protocollo Combi Mais 7.0 Evolution è di 25 ettari, un progetto multifunzionale per la filiera del mais con tre linee di prodotto: Food, Baby Food e Feed (per l'ambito zootecnico). Il risultato ottenuto in termini di resa ha portato, a pieno campo, per la linea Food, Brabus di Syngenta a rendere 18,2 tonnellate/ettaro di granella, Impulse ha invece fatto 12,6 tonnellate/ettaro; per la linea Feed, Fuerza ha reso 18,3 tonnellate/ettaro, il 711M 19 tonnellate/ettaro. In media, rispetto al 2019, si è prodotto il 21,3% in più per il Food, il 18% in più per il Feed.
Certo quest'anno il meteo ha aiutato, un dato che ha sottolineato Amedeo Reyneri del Disafa, ma con l'applicazione del protocollo, anche nelle annate peggiori, come il 2019 appunto, non si è mai andati sotto le 15 tonnellate/ettaro. Nel 2020, in parcella, il risultato è stato ancora migliore con 19,9 tonnellate/ettaro per la linea Food (ibrido Fuerza).
Traducendo i dati di campo in profitto per l'azienda agricola, quello che risulta, conti alla mano, è che con l'applicazione di Combi Mais la redditività raddoppia: la Plv per Combi Mais Food in media si è attestata sui 3.824 euro a ettaro, mentre il guadagno è stato di 1.276 euro/ettaro; per Combi Mais Feed, in media, la Plv è stata di 3.323 euro a ettaro per un guadagno di 1.223 euro/ettaro mentre il mais tradizionale, senza protocollo, ha portato a un guadagno a ettaro di 562 euro/ettaro. Da sottolineare poi che anche quest'anno con Combi Mais la granella è risultata esente da aflatossine, risultato da non sottovalutare in tempi in cui la sicurezza sanitaria è nell'occhio del ciclone.
Il protocollo Combi Mais, dall'anno di debutto, il 2014, si è evoluto ma i pilastri sono sempre quelli: efficienza d'uso dell'acqua con irrigazione di precisione (tutte le fasi cruciali della coltura sono monitorate costantemente, pianificando irrigazione e fertirrigazione, secondo dati raccolti in tempo reale), quest'anno il fabbisogno idrico ha segnato un -50% rispetto alle annate precedenti; apporto nutrizionale mirato per mettere la genetica nelle migliori condizioni di performance, sia fisiologica sia produttiva (quest'anno l'efficienza d'uso dell'azoto è stata del 30% in più rispetto alle condizioni standard della Lombardia, ciò si traduce in un minor impatto ambientale); semina ad altissima precisione, con seminatrice telescopica con interfila variabile Monica Isotronic, che ha permesso di perdere solo 0,3 piante a metro quadrato; difesa dalle infestanti, quest'anno con un unico passaggio in post emergenza; sostegno alla biodiversità con i bordi seminati con diverse essenze per tutelare gli insetti pronubi; mappatura di produzione in fase di raccolta in modo da preparare la comprensione dei fattori produttivi che limitano o esaltano il risultato nei prossimi anni.
A chiarire come si sia arrivati a certi risultati è stato l'agronomo dell'azienda agricola Folli, Leonardo Bertolani: "Non esiste mezzo tecnico - ha detto - che da solo possa fare questo percorso, ci vuole una logica di squadra per raggiungere tale risultato di quantità e qualità di granella". Perché il mais torni ad essere una coltura redditizia per l'imprenditore agricolo occorre dunque poter avere a fianco la ricerca, utilizzare mezzi tecnici all'avanguardia e organizzarsi in modo da poter ammortizzare i costi dell'accesso a tali mezzi.
Doveroso, a questo punto, citare tutti i partner tecnici dell'avventura Combi Mais: da Netafim a Syngenta, da Unimer a Cifo ad Adama, da Maschio Gaspardo a Topcon Agriculture a Deutz-Fahr.