In Italia le imprese femminili, nel 2023, erano 1 milione e 325mila, il 22,2% del totale del tessuto produttivo nazionale. Sempre nel 2023, le imprese guidate da donne sono diminuite di 11mila unità (-0,9%), con un calo consistente soprattutto nel settore agricolo (-6mila imprese), nella manifattura (-2mila) e nel commercio (-8.700).

 

Sono questi alcuni numeri che emergono dalla lettura dei dati dell'Osservatorio per l'Imprenditorialità Femminile di Unioncamere, realizzato con il supporto di SiCamera e del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.

 

Lo scorso anno ha segnato dunque una battuta d'arresto nella crescita delle imprese guidate da donne, ma il mondo dell'impresa al femminile sta facendo comunque passi avanti dal punto di vista del rafforzamento della struttura imprenditoriale, anche nel settore primario. A dimostrazione ci sono tante belle realtà guidate, appunto, da donne. Donne che giocano un ruolo da protagoniste nella crescita economica, sociale e ambientale del pianeta, promuovendo lo sviluppo rurale e agricolo, contribuendo alla sicurezza alimentare e alla tutela e alla cura del territorio, e che quindi si possono definire a tutti gli effetti delle donne rurali.

 

Per ricordare a tutti l'importanza di quello che fanno ogni giorno, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 62/136 del 18 dicembre 2007, ha istituito la Giornata Internazionale delle Donne Rurali, che si celebra il 15 ottobre.

 

Ne abbiamo conosciute tre: giovani e intraprendenti, ma soprattutto che hanno saputo innovarsi e fare quel salto di qualità che ad oggi ha permesso loro di distinguersi sul mercato e agli occhi dei consumatori.

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Avocado: tanta ricerca e tutela del suolo

Osare e sperimentare una nuova coltivazione: l'avocado. Roberta Canino, giovane calabrese di trentacinque anni, nel 2021 ha deciso di avviare la propria azienda agricola puntando sull'avocado per diversificare le produzioni e cogliere le sfide attuali climatiche e commerciali. La sua famiglia coltiva olivi e produce olio extravergine di oliva ormai da quattro generazioni, ma grazie a un'idea imprenditoriale, a un importante investimento e grazie anche ad un bando sui frutti tropicali e subtropicali indetto dalla Regione Calabria, che si concluderà a breve, è nata l'Azienda Agricola Roberta Canino.

 

Certo, le difficoltà ci sono state e ci sono tuttora, in particolare per il fatto di essere una donna. "Le difficoltà sono molteplici e sono settoriali, quanto di contesto sociale. La parità fra uomo e donna - ha spiegato Roberta - è un fattore culturale e ancora viviamo in una Nazione in cui troppo spesso c'è bisogno di ricordarlo o rivendicarlo. Tutto ciò nelle campagne è amplificato, anche per una manodopera in prevalenza maschile, e si manifesta attraverso un mancato riconoscimento di autorevolezza della conduzione al femminile dell'azienda".

 

"Fare agricoltura per una donna - ha continuato - è una sfida forte, avvincente e complessa. L'agricoltura, fino a qualche decennio fa, almeno nella conduzione effettiva dell'azienda agricola, era appannaggio maschile, sia per un contesto generale, sia per le caratteristiche dell'agricoltura stessa nel compiere lavori duri fisicamente. La tecnologia e le lotte degli ultimi decenni ci stanno facendo raggiungere, finalmente, un riconoscimento reale di uguaglianza".

 

Difficoltà sì, ma guardando l'altra faccia delle medaglia il fatto di essere una donna porta anche delle opportunità. "L'opportunità, dal mio punto di vista quella con un maggiore impatto sociale, è la nostra capacità e sensibilità di vedere la persona, l'essere umano ancor prima del lavoratore, che si trasforma in un'attenzione verso la comunità aziendale e, pertanto, anche verso il contesto/l'ambiente in cui si opera", afferma l'associata Copagri.

 

Nella sua azienda Roberta ha intrapreso un percorso di agricoltura rigenerativa

 

Parlando di donne rurali il pensiero di Roberta va subito alla nonna Teresa, come se "la campagna per me fosse legata ad un ricordo al femminile. Per me essere una donna rurale - racconta - vuol dire ritornare a prendersi cura della campagna, con conoscenza e tecnica, con la cura, la passione e la dedizione delle donne antiche che hanno coltivato le nostre terre", tenendo però conto dei progressi attuali della tecnologia e della ricerca.

 

E proprio la ricerca è tanto cara a Roberta in quanto nella sua azienda l'agricoltrice ha piantato diverse varietà di avocado per capire quale meglio si adattano alle condizioni pedoclimatiche della zona in cui si trova, ovvero Squillace Lido (Cz), intraprendendo un percorso di agricoltura rigenerativa.

Tanta ricerca dunque per capire come funziona il suolo, come ripristinare o garantire la fertilità del suolo e il benessere delle piante. "Per questo e per l'esigenza di garantire prodotti salubri, dalla coltivazione alla tavola, ho iniziato degli studi e l'autoproduzione di alcuni ammendanti e prodotti per le piante attraverso un percorso di economia circolare, nel quale ho fatto rete con aziende qui sul territorio per il riutilizzo di alcuni rifiuti, spesso speciali".

 

Da circa un anno, infatti, Roberta ha iniziato a prodursi alcuni concimi riutilizzando il letame di alcune stalle, la paglia, riutilizzando il basalto e i minerali che provengono da alcune cave. "Credo che, per me, coltivare l'avocado sia stato soltanto l'inizio di un viaggio volto alla conoscenza e all'innovazione. L'osservazione e lo studio della natura mi ha insegnato ad approfondire come funziona ciò che si vede, la pianta, e ciò che non è visibile ai nostri occhi, il suolo e il sottosuolo", ha concluso Roberta Canino.

 

Roberta Canino ha piantato diverse varietà di avocado per capire quale meglio si adattano alle condizioni pedoclimatiche della zona in cui si trova

Roberta Canino ha piantato diverse varietà di avocado per capire quale meglio si adattano alle condizioni pedoclimatiche della zona in cui si trova

(Fonte foto: Roberta Canino dell'Azienda Agricola Roberta Canino)

 

Fragole, l'innovazione è in serra

Innovazione è la parola che caratterizza anche un'altra realtà, l'Azienda Agricola Michieli, conosciuta principalmente per la coltivazione di fragole in una serra tecnologica e innovativa dove sono adottate pratiche di coltivazione sostenibili. Sofia Michieli lavora nell'azienda agricola di famiglia fin da bambina, ma dopo la Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie all'Università degli Studi di Padova, nel 2017 ha aperto la partita Iva e ha portato in azienda quel pizzico di innovazione che oggi la contraddistingue, ovvero "la forza giovane e la sostenibilità ambientale, sociale e economica", afferma l'associata di Confagricoltura.

 

Le fragole sono coltivate in serra fuorisuolo: sono alte da terra su canaline di coltivazione dove sono adagiati dei panetti, cioè dei sacchi di coltivazione contenenti fibra di cocco e perlite lunghi 1 metro dove sono inserite le piantine. L'aspetto innovativo è rappresentato dal sistema up and down, un sistema di movimentazione che permette di alzare e abbassare le canaline di coltivazione in modo alternato. "Le canaline non sono fisse - spiega Sofia - sono sospese e portate al tetto con dei fili di ferro e sono mobili; apparentemente è un unico piano posto ad un'altezza di circa 2 metri, ma poi con un motore si muovono e si creano due piani: praticamente una fila sale e una scende, una sale e una scende, una sale, una scende". Un piano è ad una altezza di circa 1 metro e mezzo, dove si svolgono le operazioni colturali e si raccolgono le fragole, l'altro piano invece arriva fino a circa 3 metri rimanendo in attesa di essere invertito con quello rimasto più in basso.

 

Grazie a questa innovazione in azienda hanno raddoppiato il numero di file e quindi il numero di piante per unità di suolo impiegata. C'è inoltre un risparmio di suolo, di acqua, in quanto "abbiamo delle centraline che misurano il volume apportato e il volume sgrondato e quindi apportiamo solo quello che serve" e un risparmio di concime perché "abbiamo le sonde di pH e di conducibilità elettrica che controllano minuziosamente gli apporti per evitare sprechi", evidenzia Sofia Michieli.

Il tutto si sposa anche con la sostenibilità sociale, dal momento che le attività si possono svolgere in piedi, e quindi con maggiore comodità, e con la sostenibilità economica, "perché nonostante i costi importanti dell'impianto, questo ultimo ci permette di raccogliere cinque mesi all'anno, due e mezzo in primavera-estate, da fine aprile a fine giugno, e due mesi e mezzo in autunno-inverno, da fine settembre a inizio dicembre indicativamente".

 

Nella realizzazione dell'impianto un aiuto è arrivato anche dalla Pac, nello specifico "abbiamo usufruito dei Psr della Regione Veneto che ci hanno dato un importante aiuto nella realizzazione della coltivazione in serra fuorisuolo di fragole con sistema up and down, ma anche nell'allevamento avicolo a terra". L'azienda, che si trova a Crespino (Ro), si occupa infatti anche di coltivazione di grano, mais e soia e di allevamento avicolo.

 

Per Sofia, che oggi ha dato vita al marchio "Le fragole di Sofia", fare agricoltura è una sfida ogni giorno, "non per il fattore fisico poiché oggi ci sono macchinari e attrezzature tecnologiche, ma per l'aspetto relazionale. Alcune persone ancora guardano con basse aspettative la figura femminile, tanto più se giovane"; le difficoltà si trovano "con alcune persone che faticano a dare fiducia alla figura giovane e femminile". Ma la soddisfazione sta "nel dimostrare che le capacità vanno oltre il genere maschile/femminile".

Essere una donna rurale significa "vivere con prontezza e determinazione, senza timore di alzarsi dal computer e mettersi gli stivali per andare sul campo ogni volta che è necessario".

 

L'aspetto innovativo nella coltivazione delle fragole è rappresentato dal sistema up and down

L'aspetto innovativo nella coltivazione delle fragole è rappresentato dal sistema up and down

(Fonte foto: Pagina Instagram Le fragole di Sofia)

 

La sostenibilità dei fiori

"Sono solo cinque anni che faccio agricoltura, penso che sia uno stile di vita e non un lavoro. Per me è molto faticoso per quante soddisfazioni in poco tempo posso aver raggiunto e ancora combatto con l'imparare ad avere pazienza, all'inaspettato e a convivere molte volte con le avversità".

Più recente è invece la storia di Giulia Trentin della Zia Nina Flower Farm, un'azienda di Breda di Piave (Tv) che produce fiori da taglio in pieno campo in maniera altamente sostenibile, seguendo la stagionalità dei fiori e ricercando varietà particolari per proporre sempre qualcosa di nuovo ai clienti.

 

"Fino al 2019 lavoravo in ufficio - ci racconta Giulia - poi per una esigenza familiare ho deciso di rimanere a casa per seguire la mia grande famiglia e mi sono imbattuta in questa tendenza internazionale, all'inizio in maniera domestica nell'orto di casa, fino ad oggi dove seguo programmazione, ricerca, acquisti, attività sementiera, marketing, amministrazione e svolgo attività di flower designer per eventi".

 

Per Giulia, associata Cia - Agricoltori Italiani, essere una donna rurale vuol dire "riuscire a creare bellezza con il mio prodotto. La mia azienda è lo specchio di me stessa: inserisco solo fiori che in qualche modo mi emozionano, ho ripreso in mano un'attività delle nostre nonne che era stata in qualche modo perduta ma che fa da sempre parte della nostra cultura".

In un contesto europeo (e non) che chiede sempre maggiore sostenibilità, è proprio questa la strada intrapresa dall'azienda: la sostenibilità del prodotto. "L'artigianalità nel produrre fiori quasi sartorialmente - specifica Giulia Trentin - usiamo pochissimi automatismi o macchinari, perlopiù facciamo un lavoro manuale dalla piantagione all'estirpo delle infestanti. Inoltre possiamo offrire una vasta gamma di fiori introvabili all'ingrosso".

 

E nonostante le difficoltà con cui fare i conti ogni giorno, in primis gli eventi climatici estremi che possono "distruggere un'intera stagione", l'obiettivo per il futuro è quello di continuare su questa strada e anzi ampliare gli orizzonti aprendo una fattoria didattica "per poter portare avanti una educazione domestica sul fiore con tanti laboratori rivolti a bambini ma soprattutto ad adulti", conclude Giulia.

 

L'azienda produce fiori da taglio in pieno campo in maniera altamente sostenibile

L'azienda produce fiori da taglio in pieno campo in maniera altamente sostenibile

(Fonte foto: Giulia Trentin della Zia Nina Flower Farm)

 

Donne, il motore dell'economia rurale

Accanto alla Giornata a loro dedicata, particolare attenzione per le donne rurali arriva anche da numerose realtà, come per esempio Copagri, Confagricoltura con Confagricoltura Donna e Cia - Agricoltori Italiani con Donne in Campo, a cui sono associate rispettivamente Roberta, Sofia e Giulia.

 

Tra le iniziative in agenda, i prossimi 14 e 15 ottobre, presso l'Istituto Alcide Cervi a Gattatico (Re), è in programma un evento di Donne in Campo - Cia dal titolo "Donne e Agricoltura: il cammino verso il futuro", in concomitanza con l'assemblea annuale dell'associazione.

 

Tanti incontri, dibattiti e riflessioni per "suggellare il ruolo delle donne nelle aree interne, motore dell'economia rurale, collante sociale nelle comunità, promotrici instancabili di innovazione e sostenibilità nel comparto. Ma anche - afferma Pina Terenzi, presidente nazionale Donne in Campo - Cia - l'occasione per ribadire l'urgenza di misure e interventi istituzionali, sia in Italia che in Europa, davvero in grado di riconoscere e sostenere l'imprenditoria agricola femminile e la sua strategicità".


Il logo del progetto CAP4AgroInnovation - Agrifood Edition

 

CAP4AgroInnovation - Agrifood Edition è il nuovo progetto di Image Line®, cofinanziato dall'Unione Europea, al fine di informare i cittadini sulla Politica Agricola Comune.

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