Mentre continua ad andare in scena la protesta dei trattori a Roma, con i Cra - Agricoltori Traditi i duri di Danilo Calvani attestati al Circo Massimo e la manifestazione di Altragricoltura giunta in Piazza del Campidoglio con alla testa il leader Gianni Fabbris, il Governo concorda l'emendamento al Decreto Milleproroghe per la parziale reintroduzione dell'esenzione dall'Irpef fino al 31 dicembre 2025. Un benefit di pronto uso, infatti il Decreto numero 215 del 30 dicembre 2023 sarà votato con gli emendamenti il prossimo 19 febbraio alla Camera dei Deputati, dopo di che dovrà essere convertito in legge entro il 28 febbraio prossimo dall'aula del Senato della Repubblica.
Esenzione Irpef
Ecco come spiega il nuovo regime di esenzione il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida: "L'esenzione dell'Irpef agricola per i redditi agrari e dominicali fino a 10mila euro, e la riduzione del 50% dell'importo per i redditi tra i 10mila e i 15mila euro, saranno prorogate per due anni".
Ma cosa significherà questo per gli agricoltori? Secondo gli atti della Camera dei Deputati "si prevede che per gli anni 2024 e 2025 i redditi dominicali e agrari, posseduti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali - con alcune eccezioni - concorrano, considerati congiuntamente, alla formazione del reddito complessivo nelle seguenti percentuali: a) fino a 10mila euro per lo zero per cento; b) oltre 10mila euro e fino a 15mila euro, al 50%; c) oltre 15mila euro, al 100%".
Gli Iap, Imprenditori Agricoli Professionali, rientrano nel regime di esenzione a patto che:
- Rispettino le definizioni previste all'articolo 1 del Decreto Legislativo 29 marzo 2004, numero 99 ovvero che dedichino almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavino dalle attività medesime almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro;
- Siano iscritti nella previdenza agricola;
- I loro redditi siano diversi dalle società che hanno esercitato l'opzione per una tassazione su base catastale, come pure ancora prevista all'articolo 1, comma 1093, della Legge 27 dicembre 2006, numero 296.
La nuova esenzione: come funziona
Vediamo cosa accade con un piccolo esempio, ipotizzando un reddito agrario o dominicale per 30mila euro. Per semplicità l'esempio non prevede la presenza di altri redditi e l'applicazione di deduzioni e detrazioni di altra natura. Tale reddito non sarà tassato sui primi 10mila euro, mentre sulla quota di 4.999 euro, intercorrente tra 10.001 e 15mila euro, il dovuto sarà calcolato abbattendo del 50% tale cifra e applicando l'aliquota del 23%: pari a 575 euro. L'imponibile eccedente i primi 15mila euro e fino a 30mila euro sarà soggetto invece a tassazione ordinaria: 23% sui primi 13mila euro fino a 28mila euro (pari a 2.990 euro di Irpef su questa fascia che completa il primo scaglione Irpef) e 35% sugli ultimi 2mila euro fino a 30mila euro per altri 700 euro. In tutto l'Irpef così calcolata è pari a 4.265 euro.
Senza questo regime di esenzione e con la Legge di Bilancio attualmente in vigore sarebbe stata applicata l'aliquota del 28% su tutti i primi 28mila euro (imposta pari a 6.440 euro) cui si sarebbero comunque aggiunti 700 euro dell'esempio sovrastante originati dalla tassazione al 35% del secondo scaglione. E con un aggravio Irpef complessivo di 7.140 euro. A fronte di un'esenzione totale, tasse zero, in questo caso con l'esenzione parziale il risparmio è di 2.875 euro rispetto al pagamento integrale dell'imposta.
Ovviamente, solo chi avesse redditi non superiori a 10mila euro sarebbe totalmente detassato, mentre avrebbe comunque un importante vantaggio chi presenti redditi entro i 15mila euro. Con il crescere del reddito il beneficio resta, ma diventa via via più marginale.
Per un'esenzione più equa
Tale modo di procedere è così giustificato dal ministro Lollobrigida: "Una esenzione più giusta che esclude i ricchi da un beneficio che per alcuni risultava un privilegio. Inoltre garantisce per due anni un sostegno che risultava prima estremamente precario non permettendo alcuna programmazione rispetto a questo dato. L'emendamento depositato, concordato con il ministro Giancarlo Giorgetti (Economia e Finanze), rappresenta quindi l'ennesima conferma dell'attenzione del Governo Meloni verso le istanze degli agricoltori e nei confronti di un settore fondamentale per la nostra nazione".