Meno 40%: è questa la stima più recente di Cia - Agricoltori Italiani di Puglia che evidenzia il crollo delle produzioni di frutta, ortaggi e verdura a causa del caldo africano. Una condizione meteo estrema che rischia di compromettere in misura ancora maggiore le coltivazioni degli agricoltori di tutte le province pugliesi.

 

Per molti di loro rischia di sfumare un anno intero di lavoro, qualora le altissime temperature dovessero protrarsi ancora a lungo. Ma anche a causa dei prezzi da saldo offerti dalla grande distribuzione. E Cia Puglia chiede a Ismea di fissare parametri per i prezzi dell'ortofrutta mediante i costi medi di produzione, in modo che nessun agricoltore possa essere pagato meno  di quel prezzo medio.

 

"I danni sui frutteti sono evidenti - spiega Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani -. Alcune varietà risentono molto di più di altre, ma solo pochissime ne restano indenni. In alcune zone, a causa delle ondate di calore dei giorni scorsi, è andato perso oltre il 40% della produzione".

 

Per Sicolo "Va detto che l'eccessivo caldo si aggiunge ai cambiamenti climatici, accentuandone le criticità. Ciò comporta la necessità di irrigare i campi sempre più spesso, con un conseguente aumento dei costi di produzione che si aggiungono ai rincari di luce, gasolio e materie prime".

 

"Tutto questo - aggiunge il presidente di Cia Puglia - ci preoccupa e ci fa temere che molte imprese possano chiudere nel corso della stagione".

 

La situazione riguarda tutte le province della Puglia. Gli incendi dei giorni scorsi hanno peggiorato ulteriormente il quadro. Basti pensare a Salento, Gargano, Alta Murgia e parte del Tarantino, territori falcidiati da roghi devastanti e di vaste proporzioni.

 

Il sole cocente mette sotto stress e brucia letteralmente alberi e piante che sono andati precocemente a maturazione, compromettendone le produzioni. I danni in agricoltura causati dal caldo si manifestano su tutte le coltivazioni per le quali la raccolta è stata già avviata o era in procinto di cominciare nell'arco dei prossimi giorni e delle settimane a venire.

 

"Non si tratta più di emergenze, ma di un nuovo stato di cose che occorre fronteggiare con alcune importanti e non più derogabili riforme, a cominciare dal sistema assicurativo contro le calamità, ma naturalmente anche con le leggi che regolano l'erogazione di aiuti e ristori", continua Sicolo.

 

"Occorre inoltre dare la possibilità alle aziende agricole di proteggere più efficacemente le proprie coltivazioni - afferma il presidente di Cia Puglia -, facilitando e incentivando l'investimento in tecnologie avanzate per il risparmio e l'ottimizzazione della risorsa idrica, nonché in strutture e mezzi di protezione e prevenzione contro le calamità più devastanti".

 

Ma attualmente la situazione sul campo è ben diversa, ai danni si aggiunge la beffa di prezzi riconosciuti molto bassi: "lo squilibrio di potere contrattuale tra i produttori, a cui viene riconosciuto un prezzo da 'strozzo', e le grandi multinazionali di industria e Gdo diventa ancora più drammatico" sottolinea il presidente Sicolo.

 

Secondo quanto rileva Ismea, sulle piazze di Bari e Taranto stanno andando a picco i prezzi dell'uva da tavola, bacche delle quali la Puglia è la prima regione produttrice in Italia, con prezzi medi che vanno dai 1,08 euro al chilo per le varietà apirene a 0,83 euro al chilo per l'uva Vittoria. Con prezzi che nel giro di una settimana hanno ceduto fino al 14% su quelli spuntati solo una settimana prima. Valori che ai costi attuali rischiano di mandare in perdita i bilanci delle aziende. Mentre si segnala una certa ripresa delle albicocche tardive.

 

Per questo motivo, nei giorni scorsi, Cia Puglia ha inviato una nota a Livio Proietti, commissario straordinario di Ismea, incentrata sulla determinazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari, in particolare ortofrutticoli, nell'ambito dei contratti di cessione. Il legislatore europeo intervenne a suo tempo con la Direttiva Ue 2019/633.

 

"È ben evidente come sia necessario, in conformità alle finalità della direttiva comunitaria, tutelare la redditività delle imprese agricole - spiega Sicolo - attraverso la fissazione di criteri che stabiliscano chiaramente il processo di formazione del prezzo, inserito nei contratti di cessione, partendo dalla determinazione e certificazione dei costi medi di produzione dei prodotti agricoli e alimentari".

 

"Bisogna imporre una soglia preliminare oltre la quale il prezzo di vendita esercitato non può essere diminuito - continua il presidente di Cia Puglia. Per il quale "è fortemente auspicabile che la definizione del costo medio di produzione consideri una serie di fattori quali: il costo di materie prime, dei prodotti energetici, il differente costo della manodopera negli areali produttivi nonché del ciclo delle colture, della loro collocazione geografica, delle tecniche di produzione, dei periodi di commercializzazione diversi, della vulnerabilità dei prodotti e dei volumi di produzione rispetto alle influenze delle condizioni di natura climatica e degli eventi atmosferici".