Impatto dell'agricoltura biologica all'interno della strategia europea per la transizione ecologica, e quindi del più ampio Piano targato Ue dedicato al Green Deal.

Questo l'elemento centrale di cui si è discusso al convegno "Le prospettive del biologico nel 2023-2027" dello scorso 11 maggio, con un approfondimento dedicato alle nuove politiche e agli strumenti per l'aggregazione e la distribuzione.

 

L'evento è stato promosso da Rete Rurale Nazionale, Ismea, l'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, Crea, il Centro per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria, oltre al Masaf, il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.

 

Il tutto, naturalmente, guardando alla strategia di sviluppo del settore agricolo delineata dall'Italia nel Piano Strategico della Pac 2023-2027 che coniuga le indicazioni dell'Unione Europea, e che offre all'agricoltura in generale, e a quella biologica in particolare, un ruolo fondamentale tra i modelli produttivi ritenuti più sostenibili.

 

Secondo il presidente di Ismea Angelo Frascarelli "il trasferimento di risorse per il biologico dal Primo al Secondo Pilastro del Psp, il Piano Strategico della Pac, è stato un'ottima scelta: si parla di demarcazione del settore anche se non bastano le risorse della Pac. Il futuro del reddito del settore passa dalla crescita, quindi dal mercato, dalle rese e dai costi".

 

Il Secondo Pilastro infatti ha tra le sue caratteristiche un maggior grado di flessibilità rispetto al Primo; questo - viene spiegato - consente di mettere a punto programmi pluriennali di sviluppo rurale basandosi su una più ampia scelta di misure europee. Altro aspetto è il fatto che in questo caso per le risorse ci si basa anche su cofinanziamenti che possono arrivare da fondi interni, regionali o nazionali. "È quindi il momento di cominciare a lavorare sui consumi, sul rapporto tra domanda e offerta, sui mercati - osserva Frascarelli - bisogna azzerare il mercato spot che è la rovina del biologico; cosa che si può fare solo attraverso il Piano di Azione Nazionale per incrementare i consumi. Successivamente bisogna spingere e migliorare attraverso l'innovazione tecnologica".

 

Il Piano italiano guarda infatti con attenzione al biologico, mettendo in rilievo come le aziende che lo praticano possono avere benefici aderendo agli Ecoschemi. In questo modo, grazie a questi interventi, il biologico può concentrare le risorse puntando alla gestione e alla revisione della pianificazione aziendale.

 

La strategia di sviluppo dell'agricoltura definita nel Piano Strategico Nazionale della Pac 2023-2027 dell'Italia - viene fatto presente nel documento ad hoc - è "particolarmente attenta alla crescita del settore del biologico e ne riconosce l'importanza e la strategicità per il conseguimento degli obiettivi ambientali". Si osserva come il biologico sia per l'Ue "sinonimo di salute e garanzia per il consumatore finale, nonché rispetto e tutela dell'ambiente". Una visione che si situa alla base della strategia Farm to Fork, come detto collocata all'interno del più ampio percorso delineato dal Green Deal europeo.

 

Proprio la Farm to Fork mette tra i suoi obiettivi il raggiungimento del 25% della Sau totale investita in produzioni biologiche entro il 2030. Una situazione che allo stato dell'arte del 2020 era piuttosto eterogenea con alcuni Paesi già oltre la soglia del 25% e altri lontani. L'Italia si colloca tra i Paesi più virtuosi, con una percentuale biologica di Sau al 16% nel 2021; di molto sopra la media europea del 9,1%.

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Dal documento emerge come la tendenza in tutti i Paesi membri dell'Ue sia di crescita della superficie bio. E, l'indicazione è di incrementare ancora questa spinta. Il Piano del nostro Paese risponde a questa esigenza, allocando risorse per il bio e programmando specifici interventi all'interno della Pac.

 

Nel Secondo Pilastro la strategia nazionale definisce un intervento mirato che prevede un pagamento per adottare e mantenere pratiche e metodi di produzione biologica. La dotazione finanziaria per il biologico è stata integrata con un trasferimento di 360 milioni di euro dal Primo al Secondo Pilastro, destinati esclusivamente a sostenere il modello.

 

Viene infatti prevista la possibilità per uno Stato Ue di trasferire al Feasr, il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale, fino al 25% della dotazione dei pagamenti diretti, il Feaga, Fondo Europeo Agricolo di Garanzia. L'Italia ha optato per un trasferimento di risorse dal Feaga (Primo Pilastro) al Feasr (Secondo Pilastro) per 505.141.168 di euro, corrispondenti a 126.285.292 di euro all'anno. I trasferimenti sono destinati ai giovani agricoltori per 36,2 milioni di euro all'anno dal 2024 al 2027 (per un totale di 145,14 milioni), a interventi sull'agricoltura biologica per 90 milioni all'anno dal 2024 al 2027 (per un totale di 360 milioni). Mentre la dotazione aggiuntiva di 90 milioni per l'agricoltura biologica è stata ripartita tra le regioni in maniera proporzionale alla percentuale di Sau bio già certificata. Il Secondo Pilastro della Pac, finanziato dal Feasr, prevede l'obbligo di un cofinanziamento nazionale di circa il 50%. Per questo il trasferimento di 360 milioni dal Primo Pilastro genera una dotazione complessiva di circa 720 milioni nel Secondo, a disposizione degli interventi per l'agricoltura biologica.

 

Con questa scelta del Ministero dell'Agricoltura e delle regioni - viene spiegato dal documento - vengono aumentate "notevolmente" le risorse destinate all'agricoltura biologica con l'intenzione di accelerare il raggiungimento del target del 25% a fine 2027, cioè con tre anni di anticipo rispetto agli obiettivi della strategia Farm to Fork.

 

Inoltre ai pagamenti riservati al biologico si potranno aggiungere quelli relativi ad altri interventi agroambientali dello sviluppo rurale.

 

Tra le tipologie di interventi dello sviluppo rurale proposti per la Pac 2023-2027 rientrano i pagamenti per impegni ambientali, climatici e in materia di gestione. In questo caso "il Piano riconosce l'importanza dell'agricoltura biologica, come tecnica di produzione privilegiata per concorrere al raggiungimento di tutti gli obiettivi ambientali". Grazie a questo target, sono destinati al settore circa 2,1 miliardi di euro nei cinque anni nell'ambito dello sviluppo rurale.

 

Inoltre è prevista dall'intervento la possibilità di cumulare gli impegni previsti dal sostegno all'agricoltura biologica con quelli di alcuni interventi dedicati al clima e altre importanti misure della nuova politica di sviluppo rurale, come per esempio lo scambio di conoscenza e informazioni, nel nuovo sistema Akis, Agricultural Knowledge Innovation Systems.