Il mercato del grano duro nel Mezzogiorno d’Italia è entrato nella fase di stasi dei prezzi che precede la nuova mietitura. Il 6 giugno scorso alla Borsa Merci di Foggia, per la seconda settimana consecutiva, il frumento pastificabile è risultato non quotato e così le altre qualità di grano duro meno nobili. E’ il momento per guardare alle previsioni e alle stime produttive della nuova mietitura, senza perdere di vista quanto accaduto fino ad oggi.

Un’occasione recente è stato l’11° Incontro internazionale della filiera cerealicola, tenutosi a Roma il 1° giugno scorso e che ha prodotto l’ormai consueto rapporto di Roma Cereali, frutto di una lavoro della Camera di commercio di Roma, con i dati di Ismea, Borsa merci telematica italiana, Coceral ed International grains council.

Ne escono confermate le tendenze già delineate durante Duro Days a Foggia: produzione mondiale prevista in aumento, ma stabile in Italia. Mentre fino ad oggi si registra un decremento delle importazioni e si annuncia un ulteriore rallentamento degli scambi internazionali. Resta stretto il nodo della bassa redditività, ma solo guardando ai prezzi di mercato. E al tempo stesso si conferma - caso Barilla in testa - l’aumento della domanda da parte dell’industria nazionale per il grano duro pastificabile italiano: se di alta qualità e frutto di un lavoro di aggregazione della produzione primaria.
 

Analisi della campagna 2017-2018

A livello mondiale, la campagna 2017-2018 del frumento duro sta per concludersi con un quadro produttivo che si è collocato a 37 milioni di tonnellate, con una riduzione di 3,2 milioni di tonnellate rispetto alla campagna 2016-2017 stando ai dati Icg.

La qual cosa ha fatto sì che in Italia i prezzi del grano duro all’ingrosso, a seguito della mietitura 2017, si portassero ben al di sopra di quelli praticati l’anno precedente. In particolare, secondo l'analisi svolta da Bmti, sul prezzo medio "franco partenza" tra le Borse merci di Foggia, Macerata e Roma, risulta che nel 2017-2018 il controvalore del grano duro pastificabile all'ingrosso si è mantenuto al di sopra di quello della campagna 2016-2017 fino a maggio e con un differenziale positivo - ancora a maggio 2018 - di circa 20 euro a tonnellata. La forbice si è azzerata solo nel novembre 2017, mentre tra fine agosto e i primi di settembre 2017 aveva raggiunto il suo valore massimo, intorno ai 40 euro per tonnellata.

Con questi prezzi all’ingrosso, condizionati anche da un rallentamento delle importazioni, e che hanno condizionato le contrattazioni nelle campagne italiane, Ismea segnala che l’indice dei prezzi all’origine del frumento (tenero e duro insieme) si è mantenuto mediamente al di sopra dei costi di produzione durante la campagna di commercializzazione 2017-2018 di circa 8 punti, ma con un rapido peggioramento della redditività negli ultimi mesi, dovuto al sostanziale calo dei prezzi e ad un lieve aumento dell’indice dei costi.
 

Le previsioni per la nuova campagna

La campagna 2018-2019 invece segna, nelle previsioni Igc, una ripresa a livello mondiale del +4,3%, attestandosi a 38,6 milioni di tonnellate, soprattutto per il contributo offerto da Canada (+16%) e Stati Uniti (+33,3%). Il commercio globale mostra, secondo la previsione per la campagna 2018-2019, la sostanziale conferma della riduzione già in corso nella campagna 2017-2018, con un ulteriore rallentamento degli scambi pari a -1,4%, prevalentemente per le minori importazioni in Nord Africa.

Gli stock con i quali si apre la campagna 2018-2019 sono collocati a 9,2 milioni di tonnellate: una disponibilità inferiore a quella registrata all'apertura della campagna 2017-2018 quando erano di 10 milioni di tonnellate. Le stime Igc prevedono una riduzione del -3,2% della produzione di frumento duro in Eu 28, pari a 9 milioni di tonnellate: un dato leggermente superiore a quello delle stime Coceral, secondo cui la produzione Ue di frumento duro, nella campagna 2018-2019, dovrebbe collocarsi a 8,6 milioni di tonnellate.

Secondo le più recenti indicazioni provenienti da Istat, la superficie 2018-2019 a grano duro in Italia sarebbe di 1,28 milioni di ettari (-1,8%), principalmente per il calo degli investimenti nel Sud e nelle Isole. La previsione Coceral, per la campagna 2018-2019 in Italia, mostra una produzione di frumento duro pari a 4,2 milioni di tonnellate (stabile rispetto alla campagna 2017-2018): il dato Coceral è inferiore a quello previsto da Igc 4,5 milioni di tonnellate di grano duro nella campagna 2018-2019 (+7,1%).
 

Il caso Barilla e le possibili previsioni sul prezzo

Fin qui il rapporto Roma Cereali. E di fronte a queste previsioni produttive, resta da chiedersi come potrebbe orientarsi il prezzo e quindi la redditività della prossima campagna. Una risposta indiretta viene dalla presentazione del bilancio di sostenibilità della Barilla. In Italia, Barilla ha stipulato nel 2017 contratti di coltivazione per il 57% dei volumi di grano duro acquistati (430mila tonnellate). Contratti di coltivazione ovvero contratti di filiera. Il segnale che viene dal primo produttore di pasta in Italia, per altro seguito a ruota da tutti i principali competitor, Divella in testa, è il seguente: più aggregazione nelle campagne, più qualità, fanno prezzi migliori. Anche perché ormai produrre pasta con grano nazionale è diventato un must e non solo in Italia. Al punto che Barilla vanta di riuscire a produrre in media nel mondo la pasta con il 90% del grano prodotto localmente. Un obiettivo tendenziale valido anche per l'Italia.