Il mondo agricolo coglie positivamente l’approvazione del regolamento Omnibus, che contiene passaggi cruciali sulla revisione a medio termine della Pac. Queste le reazioni.
 

Coldiretti

Si tratta di un primo passo importante nella direzione della semplificazione e del miglioramento delle regole della Politica agricola comune, ma molto resta da fare per una riforma che sappia premiare il lavoro e combattere le rendite”.  Così ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.
L’accordo – sostiene la Coldiretti – prevede importanti novità per la gestione del rischio. Le novità riguardano anche le regole del mercato introducendo nuovi elementi per rafforzare la posizione contrattuale degli agricoltori nella filiera e per aumentare la tempestività degli interventi pubblici in caso di crisi di mercato. Resta infine centrale – rileva la Coldiretti – la figura dell’agricoltore attivo quale beneficiario degli interventi della Pac.

Nella futura Pac – conclude Moncalvo – occorre rafforzare tutte le misure che escludono la rendita, premiando chi vive di agricoltura e puntare su un’assegnazione degli aiuti che consideri anche il contributo alla sostenibilità sociale e quindi all’occupazione, da parte delle imprese agricole, del lavoro e del valore aggiunto generato dal settore, ma anche valorizzare l’esperienza italiana di distintività, di cui tracciatura dell’origine ed etichettatura sono i principali strumenti, per alzare gli standard qualitativi delle produzioni europee”.
 

Agrinsieme

Esprimiamo soddisfazione per l’accordo raggiunto. Le modifiche introdotte all’attuale assetto della Politica agricola comune nel testo del regolamento rappresentano opportunità importanti per garantire alle aziende agricole  italiane ed europee una maggiore flessibilità e semplificazione, in particolare per quanto riguarda le regole relative al greening, ai pagamenti accoppiati ed ai giovani agricoltori. Ci sono però ancora molti aspetti da affrontare per migliorare la normativa europea sulla Pac che rimane in generale complessa e che deve favorire le aspettative delle imprese agricole orientate al mercato e che hanno bisogno di strumenti adatti per accrescere la loro competitività”.
Così Giorgio Mercuri, il coordinatore di Agrinsieme (che riunisce Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari) commenta l’approvazione avvenuta, al termine del quarto trilogo, sulla parte agricola del Regolamento Omnibus.
Grazie all’impegno di tutte le sigle riunite in Agrinsieme – spiega Mercuri – siamo riusciti ad ottenere un numero maggiore di modifiche rispetto al limitato restyiling proposto dalla Commissione europea”.

La missione è, comunque, quella di proseguire nel solco del miglioramento. “Bisogna guardare avanti – ha concluso Agrinsieme - lavorando per realizzare una riforma più coraggiosa dopo il 2020. A partire dalle linee guida generali che saranno contenute nella Comunicazione che la Commissione ha annunciato di presentare entro dicembre”.
 

Cai

La riforma della Pac approvata nei giorni scorsi a Bruxelles speriamo rappresenti un concreto avanzamento nell’ottica della sburocratizzazione, del ricambio generazionale e del sostegno al reddito delle imprese agricole”.
A dirlo è Gianni Dalla Bernardina, presidente della Confederazione degli agromeccanici e agricoltori italiani (Cai), che auspica comunque che il dialogo per la Pac post-2020 non venga ora accantonato e, anzi, si concentri di più sulla crescita della redditività, la sostenibilità e i processi di innovazione per un rilancio dello sviluppo rurale nel suo complesso. “Tutto ciò può avvenire se si mettono al centro le filiere e si assicura pari dignità a ciascun anello della catena agroalimentare”, prosegue Dalla Bernardina.

La revisione di medio termine della Pac, rende noto Cai, prevede che le aziende che investono oltre il 75% della loro superficie a colture sommerse come il riso siano esentate dall’assoggettamento dei limiti fissati per la diversificazione colturale e la seconda coltura possa ricoprire fino al 75% della rimanente superficie aziendale.
Tale provvedimento – calcola Cai – potrebbe portare a un incremento fino a un massimo del 15% delle superfici seminate a riso, che oggi ricopre una superficie di circa 238.000 ettari in Italia.
Molto dipenderà tuttavia dall’andamento dei prezzi di mercato e, se non dovesse entrare in vigore l’etichettatura sull’origine del riso e i listini dovessero mantenersi del 50% più bassi rispetto a due anni fa per molte varietà risicole, è palesemente escluso l’interesse dei produttori e della filiera a incrementare le superfici
”.
Nell’area padana potrebbe invece crescere la superficie coltivata a erba medica, nell’ordine del 10 per cento. Le aziende che investono oltre 75% della loro superficie in coltivazioni di leguminose e/o foraggere e quelle che lasciano a riposo oltre 75% della loro superficie sono presentate dagli obblighi del greening.