La Campania è tra le Regioni con i valori più alti di popolazione a elevato rischio frana - 302mila 581, oltre il 5% dei residenti - ed ha il maggior numero di unità locali di imprese a rischio proprio in conseguenza dei fenomeni di dissesto idrogeologico: ben 18mila 451, pari al 5,1% delle aziende della Regione.

E’ questo il contenuto dei dati ufficiali, elaborati nel 2015, che emergono nel rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale “Dissesto idrogeologico in Italia”, presentato ieri a Roma e che fornisce una conoscenza completa ed attuale sulla pericolosità delle frane, sul rischio idraulico e di erosione costiera dell’intero territorio nazionale.

Su tanto, ieri, il presidente della Cia Campania, Alessandro Mastrocinque e vicepresidente nazionale dell’organizzazione, ha dichiarato “Alla Regione Campania chiediamo che le misure del Psr 2014-2020 dedicate a ridurre le situazioni di rischio idrogeologico siano attivate in tempi brevi. Confidiamo nella collaborazione delle istituzioni e in una seria e strutturata programmazione di interventi a supporto dei produttori agricoli ed agroalimentari. Il rischio per l’economia dei nostri territori è molto alto”.

In Campania, secondo il rapporto Ispra, su 13.671 chilometri quadrati di superficie, ben 2.670,4 (il  19,5%) sono soggetti a rischio frana elevato e molto elevato. A questi territori si aggiungono, e in qualche caso si sovrappongono, ben 693,8 chilometri quadrati a pericolosità idraulica media. In totale, il territorio della Campania esposto a rischio idrogeologico ammonta a 3.338,2 chilometri quadrati: il 24,4% della superficie regionale. Ed è un rischio diffuso, al punto che su 551 comuni, ben 504 ricadono in aree bersaglio di possibili frane o alluvioni.

Da qui la richiesta della Cia Campania di attivare le misure del Psr che possono ridurre il rischio idrogeologico. Da notare che Mastrocinque non si limita ad invocare l’attivazione della misura 5.1.1 sulla prevenzione dei danni da avversità atmosferiche e da erosione dei suoli agricoli aziendali ed extraziendali, poco più di 5 milioni di euro di appostamento, ma rimarca l’esigenza di attivare tutte le misure che concorrono alla riduzione del rischio idrogeologico: il Psr Campania ne annovera, a vario titolo, altre nove, alcune poste a presidio dei suoli agricoli, altre a difesa di quelli forestali, più le misure di cooperazione, informazione e formazione ed assistenza tecnica che sono trasversali.

 “E’ acclarato che il cambiamento del clima deve considerarsi una costante e non più un’emergenza da tamponare”, ha detto ancora Mastrocinque. “Sui campi ci sono numerose situazioni di emergenza e gli sfasamenti stagionali e l’aumento degli eventi estremi, come nubifragi e siccità. L’agricoltura in Italia  ha già perso 6 miliardi di euro in nove anni. L’ondata di maltempo nelle campagne italiane aumenta danni e disagi. Alberi caduti, serre divelte o piegate dal vento, magazzini allagati e, soprattutto, migliaia di ettari di terreno coltivati, sommersi o ridotti ad un cumulo di fango, anche per l’aridità del suolo, a causa di un mese praticamente a secco, quello di febbraio, appena trascorso" ha concluso Mastrocinque.