E’ quanto emerso durante il 21° Enosimposio promosso da Assoenologi Sicilia. Il tradizionale convegno che quest'anno si è tenuto presso il Club Lipari di Sciacca Mare, dal 2 al 5 luglio, ha visto riuniti gli enologi siciliani intorno al tema "Sicilia, Francia e Spagna: la diversità è un valore, si cresce per confronto". Il direttivo della sezione Sicilia dell'associazione di categoria ha infatti deciso di rivolgere l'attenzione aldilà di ciò che accade nell'isola e mettere la propria esperienza a confronto con quelle maturate in altre realtà europee importanti produttrici ed esportatrici di vino.
Il confronto è stato fatto su due fronti: uno teorico, durante la prima giornata del convegno, e uno pratico, realizzato nella seconda giornata.
Il 3 luglio le realtà vitivinicole siciliana, francese e spagnola sono state analizzate dagli enologi Giacomo Spanò, direttore di produzione delle Cantine Europa, che ha fatto il punto sulla situazione vitivinicola nella Sicilia Occidentale, Maurizio Maurizi, che ha fatto altrettanto per la Sicilia Orientale, Fèdèric Vanneyre , responsabile agenzia marketing Vini Pole, per la Francia e Ana Martin Onzain, Bodega Oliver y Conti, per la Spagna. A chiudere i lavori della prima giornata Carlo Alberto Panont, consulente tecnico del Consorzio Doc Sicilia, che ha illustrato il lavoro fin qui fatto dal consorzio e le prospettive future.
Analizzando le caratteristiche del mercato francese, suddiviso per le diverse zone di produzione, l'enologo Fèdèric Vanneyre ha sottolineato come la Francia sia il primo produttore mondiale di vino. Dalla Francia arriva infatti il 16% del vino consumato nel mondo. Il fatturato all’export per il vino nel 2013 ha registrato 7,6 miliardi d'euro, per 13,7 milioni di ettolitri venduti.
La Spagna invece, ha spiegato l'enologo Ana Martin Onzain, esporta 22 milioni di ettolitri di vino di cui la metà però è venduto sfuso. Questo ha fatto in modo che i volumi aumentassero a scapito dei prezzi. Per rispondere alla crisi, la Spagna sta oggi cercando di puntare sulla differenziazione, recuperando varietà autoctone che si stavano perdendo, e sull'enoturismo.
In Sicilia invece, la superficie vitata è in costante diminuzione: "Dal 2000 al 2015 la nella solo provincia di Trapani è scesa del 14% e in quella di Palermo del 23% - ha spiegato l'enologo Spanò che ha poi posto l'accento sulle nuove possibilità aperte, da un lato, dallo sfruttamento delle biomasse e, dall'altro, dal binomio vino - territorio.
Anche per la Sicilia orientale, l'enologo Maurizi, ha evidenziato una diminuzione degli ettari coltivati, specie nelle province più produttive. Allo stesso tempo però ha riscontrato un aumento della produzione di vino Igp e Doc/Docg con conseguente valorizzazione di alcuni territori tramite Denominazioni in crescita, come le zone dell'Etna e Vittoria. In crescita i volumi di imbottigliato e in forte calo quelli dello sfuso. "Se ne deduce - ha concluso Maurizi - la necessità e l'importanza di puntare sulle denominazioni per proporre il nostro vino nel mondo".
Con 2600 viticoltori associati, 9.300 ettari rivendicati, 500mila ettolitri (dato medio delle ultime tre vendemmie) e un aumento di 5.171.656 bottiglie nel 2014 rispetto all'anno precedente, il Consorzio Doc Sicilia, rappresentato dal suo consulente Carlo Alberto Panont, ha invece rivendicato l'importanza di fare squadra per presentarsi al mercato più forti e propositivi. "Dobbiamo lavorare per dare concretezza alle nostre proposte - ha detto Panont - e far crescere un forte brand territoriale. Il futuro sta nelle denominazioni".
Nella seconda giornata invece si è svolta, presso le Cantine Feudo Arancio, una degustazione guidata dagli stessi enologi che hanno relazionato il giorno precedente. Si sono così potuti confrontare concretamente 25 vini provenienti dalle diverse zone della Sicilia, della Francia e della Spagna, divisi tra bianchi, rosati, rossi , liquorosi e da dessert.
Ne è emerso un quadro molto interessante che ha messo in risalto punti di forza delle bottiglie siciliane, evidenziandone le potenzialità.
Gli stessi relatori stranieri hanno ammesso di aver trovato in Sicilia vini molto gradevoli, diversi dall'immagine che ne avevano precedentemente. Allo stesso modo, gli enologi siciliani hanno apprezzato le caratteristiche dei competitors.
"Dal punto di vista qualitativo - ha detto il presidente di Assoenologi Sicilia, Giacomo Salvatore Manzo - i nostri vini hanno tutte le caratteristiche per ottenere delle ottime performance, non meno di quelle dei nostri concorrenti. Quello che spesso manca è un lavoro di progettazione attraverso il quale strutturare un corretto approccio al mercato.
Il 21° Enosimposio ha dimostrato, ancora una volta, che la Sicilia produce vini di eccellente qualità ma, peccando un po' di presunzione, talvolta si dimentica che non basta fare un buon vino per venderlo. Serve un impegno costante sul mercato, una persistente azione in comunicazione ed una conoscenza approfondita delle dinamiche internazionali”.