Il testo, che come immediatamente sottolineato dai relatori non promette nuovi stanziamenti o investimenti, si propone di fornire un quadro di riferimento per la realizzazione dei prossimi investimenti, economici e in capitale umano, in tema di innovazione e ricerca nel settore agroalimentare.
Frutto di circa 18 mesi di collaborazione coordinata tra i principali portatori di interessi e le istituzioni legate al settore primario, il piano si apre con un esaustivo quadro di riferimento dell’innovazione, che comprende i seguenti capitoli e sottocapitoli: lo scenario a livello europeo e nazionale (orientamento generale delle politiche europee; azioni e strumenti di promozione dell’innovazione previsti dall’Ue; politiche nazionali e regionali); l’analisi di contesto di opportunità e criticità (redditività, competitività e sostenibilità dei sistemi agricoli e forestali; conservazione delle risorse naturali; qualità delle produzioni e sicurezza alimentare; le relazioni tra agricoltura e comunità locali); il rapporto fra innovazione e ricerca e, infine l’innovazione disponibile.
Delineati i contorni del campo di battaglia dell’innovazione, la seconda parte del piano si concentra sulla strategia da adottare, inquadrandola in sei aree specifiche: area 1 – Aumento sostenibile della produttività, della redditività e dell’efficienza delle risorse; negli agroecosistemi; area 2 – Cambiamento climatico, biodiversità, funzionalità suoli e altri servizi ecologici e sociali; area 3 – Coordinamento e integrazione dei processi di filiera e potenziamento del ruolo dell’agricoltura; area 4 – Qualità, tipicità e sicurezza degli alimenti e stili di vita sani; area 5 – Utilizzo sostenibile delle risorse biologiche a fini energetici e industriali e area 6 – Sviluppo e riorganizzazione del sistema della conoscenza.
Chiudono il corposo documento una panoramica su soggetti e strumenti del sistema di governo e un’area a parte che riguarda l’innovazione e la ricerca nei settori della pesca e dell’acquacoltura.
Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina
Presieduta dal sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe Castiglione, la sessione mattutina dei lavori è stata chiusa dalle considerazioni del ministro Maurizio Martina.
“Sia in campo vegetale che in campo animale – ha detto il ministro – in Italia sviluppiamo ricerca e iniziative di innovazione di grande portata. Dobbiamo proseguire su questa strada, rilanciando con nuove energie e impegnando maggiori risorse. Bisogna identificare quali sono gli obiettivi di medio termine, rendicontare e cercare di mettere in connessione pubblico e privato. Penso che serva riorganizzare le nostre strutture, in modo da potenziarle, massimizzare le competenze e mettere tutti in condizione di fare in modo efficace il proprio lavoro”.
Il ministro si è dichiarato convinto che il piano, varato all’apertura del semestre di Presidenza italiano dell’Ue e all’avvio della fase di programmazione europea 2014-2020 che punta in maniera decisa verso lo sviluppo della conoscenza, sia solo un primo passo verso la rivalutazione di ricerca e innovazione in agricoltura, sottolineando come questi due concetti non possono e non devono ridursi alla battaglia ideologica pro o contro gli Ogm.
Si devono stabilire delle priorità, secondo Martina, che siano coerenti con le scelte fatte dal paese. “Siamo pronti anche a giocarci nuove relazioni internazionali, proprio a partire dalle nostre competenze in ricerca agroalimentare. Ad esempio – ha concluso il ministro – la Cina ci ha chiesto di applicare le tecnologie genomiche sviluppate dai ricercatori italiani nella specie bufalina che per loro rappresenta una delle specie di maggior interesse zootecnico, con circa 23 milioni di bufali”.
Forte l’apprezzamento delle associazioni di rappresentanza che, oltre ad aver collaborato alla stesura del documento, si sono candidate come alfieri del processo di divulgazione ed informazione di innovazione e ricerca.