L’industria sementiera dispone del il potenziale per raggiungere il raddoppio delle superfici destinate alla moltiplicazione delle sementi di mais in Italia, passando da 6 a 12mila ettari”. E' quanto ha dichiarato Paolo Marchesini, presidente di Assosementi, l’associazione che rappresenta a livello nazionale l’industria sementiera, intervenuto alla Giornata del Mais in programma oggi a Bergamo. “E' necessario però che il Governo dia segnali forti, rafforzi le filiere e vari una reale strategia per l’innovazione in agricoltura”.
 

In Italia il valore delle importazioni di prodotti per l’alimentazione del bestiame, mais e soia, è oramai pari al valore delle esportazioni di prodotti alimentari tipici di origine animale. Nel solo 2012 le rese di mais sono diminuite del 14% rispetto all’anno precedente, soprattutto per ragioni atmosferiche, e il tasso di auto approvvigionamento è sceso al di sotto dell’80%. Oramai è dal 1996 che le rese produttive del mais in Italia non aumentano più.
 

“La mancanza di una strategia d’investimenti in ricerca e innovazione in agricoltura è un dato di fatto”, ha proseguito Marchesini che ha ricordato come, secondo il Global Food Security Index, che valuta in 105 Paesi la disponibilità di cibo, la sua accessibilità e sicurezza, “l’Italia occupi il 19° posto dietro a Belgio, Spagna, ma anche Grecia”.
 

I maggiori risultati in termini di aumento delle rese sono stati raggiunti attraverso il miglioramento genetico delle varietà. Anche grazie agli investimenti in ricerca dell’industria sementiera, tra il 1970 e il 2012 l’incremento medio annuo di produzione di mais per ettaro è stato di 70 kg.