Una buona capacità di risposta alla crisi per l'industria alimentare italiana.
Migliore, lo dicono anche gli indici di produzione, rispetto a quella dell'intero settore manifatturiero. Con previsioni di ripresa dell'attività industriale già a partire dal secondo trimestre del 2009.
E' un quadro complessivamente più favorevole, almeno nelle aspettative, quello che emerge dall'indagine trimestrale Ismea sul clima di fiducia dell'industria alimentare italiana.
Nei primi tre mesi del 2009 l'indice, che misura la confidence degli operatori del settore, resta negativo a -14,7, perdendo un altro punto rispetto al trimestre precedente e quasi 22 punti rispetto allo stesso periodo del 2008. Analizzando le tre componenti del clima di fiducia, spiega l'Ismea, si evince per tutto il 2008 e nei primi tre mesi del 2009 una progressiva e graduale contrazione degli ordini, un contestuale accumulo delle scorte e, quasi costantemente, un ridimensionamento delle attese di produzione.
A fronte di questo scenario, decisamente critico, il fatto che per il secondo trimestre del 2009 le imprese dell'industria alimentare abbiano indicato una ripresa nelle aspettative di produzione, come emerge dall'ultima indagine, potrebbe essere interpretato, seppure cautamente, come un primo segnale di ripresa. A livello settoriale, l'indagine evidenzia un peggioramento congiunturale del clima di fiducia soprattutto per le industrie della lavorazione del pesce e delle carni rosse, nonché quelle per i comparti mangimistico e molitorio.
Nel settore del vino, l'indice continua ad essere negativo, sebbene, rispetto allo scorso trimestre, sia emersa una ripresa significativa. Diversamente, la congiuntura si è rivelata positiva per i settori della pasta, delle acque, delle bevande analcoliche, dei gelati e del riso. I risultati del focus sugli effetti della crisi economica, confermano, in questo primo trimestre del 2009, che gli operatori stanno maggiormente soffrendo gli effetti della contrazione della domanda nazionale e della dilazione dei tempi di riscossione dei crediti.
Anche per la Grande distribuzione alimentare, intanto, il clima di fiducia, pur mantenendosi in zona negativa (l'indice calcolato dall'Ismea si è attestato a -7,6) rivela, in maniera anche più evidente rispetto all'industria, una tendenza al miglioramento, confermata nello specifico da un aumento dell'indicatore di 8,6 punti rispetto al trimestre precedente. Il confronto con il corrispondente periodo del 2008 rivela invece una flessione dell'indice di 8,8 punti. Il miglioramento del sentiment, almeno sul dato congiunturale, spiega l'Ismea, è il risultato di aspettative meno negative sulle vendite del secondo trimestre 2009 e del più favorevole andamento delle scorte di magazzino.
Riguardo alle diverse tipologie di punto vendita è emerso, dall'indagine, un andamento generalmente migliore per le grandi superfici, in particolare per gli ipermercati. Il miglioramento rispetto al precedente trimestre ha coinvolto inoltre quasi tutte le tipologie di prodotti alimentari, con l'esclusione di vini e spumanti. Determinante a giudizio degli operatori della Gda la leva promozionale, ormai largamente utilizzata dalla grande distribuzione. L'incidenza delle vendite in promozione sul fatturato complessivo ha raggiunto, secondo l'indagine, il 32%, registrando un aumento sia su base congiunturale, sia rispetto allo stesso periodo di un anno fa.