Un settore trainante per l'economia italiana, resiliente ai numerosi shock esogeni che si sono susseguiti nel decennio e protagonista in Europa con diversi primati. È il quadro dell'agroalimentare italiano tracciato da Ismea nel suo Rapporto annuale, presentato il 3 dicembre 2025 a Roma alla presenza del ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
Secondo il rapporto, la solidità dei fondamentali, sia del settore agricolo sia dell'industria di trasformazione, conferma l'agroalimentare come uno dei pilastri del sistema economico nazionale, con un peso sul Pil che arriva al 15% se si considera l'intera filiera, dal campo alla tavola.
Il Rapporto Ismea 2025 conferma la leadership dell'Italia nell'agroalimentare europeo, con risultati di eccellenza in molteplici ambiti strategici.
Valore aggiunto in ripresa
"L'Italia è il primo Paese in Europa per valore aggiunto agricolo (compresi silvicoltura e pesca): 44,4 miliardi di euro, in forte crescita, sia in valore che in volume" è scritto nel rapporto. Più in dettaglio, il settore agricolo, escluse silvicoltura e pesca - sempre secondo il rapporto - ha totalizzato nel 2024 un valore aggiunto pari a 39 miliardi e 668 milioni di euro a valori correnti, cresciuto del 12% sul 2023, anno segnato dalle alluvioni in tre regioni italiane e dall'avvio della siccità al Sud.
In termini di prezzi costanti il valore aggiunto dall'agricoltura italiana nel 2024 ha toccato i 26 miliardi e 644 milioni, crescendo dell'1,4% sul 2023. Questo ultimo dato, sicuramente molto significativo, è il risultato di una crescita del valore della produzione dello 0,4%, pervenuta al netto dell'inflazione a 50,6 miliardi di euro, e di una diminuzione dei consumi intermedi del settore dello 0,7%, calati fino a 23 miliardi e 760 milioni di euro.
Si conferma quindi un quadro di ripresa del valore aggiunto dopo un 2023 negativo per l'agricoltura nazionale. Nel settore agricolo in senso stretto nel 2024 è la Spagna ad avere una crescita maggiore del valore aggiunto a prezzi costanti, pari al 13%.
Reddito agricolo +9,2%
L'Italia - stando all'indicatore A dell'Eurostat ha visto una "crescita del reddito agricolo tra le più alte in Europa: +9,2% nel 2024, che si aggiunge al +11,7% del 2023, contro una media Ue che ha registrato rispettivamente un +0,7% nel 2024 e un -6,2% nel 2023" è scritto nel rapporto. L'indicatore A di Eurostat corrisponde al valore aggiunto netto (reale) deflazionato al costo dei fattori dell'agricoltura, per unità di lavoro annuale totale. L'indice implicito dei prezzi del Pil viene utilizzato come deflatore.
Occupazione e produttività del lavoro crescono insieme
E la spinta alla crescita del reddito così calcolato non è stata frenata dall'occupazione agricola, che è in crescita nel 2024: circa 1 milione di addetti, +0,7% sul 2023, grazie all'incremento della produttività del lavoro agricolo (+1,5%) che è pari ad un valore aggiunto per addetto di 46mila e 300 euro, un livello maggiore della media Ue. Il tutto a fronte di un'occupazione cresciuta nel decennio del +2,9% a fronte del -17% europeo.
Valore aggiunto dell'industria alimentare in crescita
"L'Italia è terza in Europa per valore aggiunto dell'industria alimentare, dietro Germania e Francia, con 38 miliardi di euro (+3,5% a prezzi correnti, +3,2% a prezzi costanti)" si legge nel rapporto. Inoltre "a differenza di quella agricola, la dinamica della produzione dell'industria alimentare negli ultimi dieci anni è stata positiva, con un aumento del 8,2% a prezzi costanti. Rispetto al 2020, nel 2024 l'indice della produzione industriale è aumentato del 7,7%, mentre rispetto al 2023 dell'1,9%, nonostante il calo delle bevande".
Dop e Igp, leadership mondiale
Un contributo importante al successo dell'intero comparto agroalimentare viene dalla leadership mondiale dell'Italia nei prodotti Dop e Igp, con circa 900 registrazioni, simbolo della qualità e della distintività italiana, sono un traguardo che consente di alimentare la redditività con la valorizzazione dei prodotti a marchio Ue.
Investimenti e intervento del Governo
L'Italia ha messo a segno investimenti privati agricoli per 10,6 miliardi di euro nel 2024, un volume molto elevato.
Negli ultimi tre anni il Governo ha mobilitato oltre 15 miliardi di euro per il settore per rafforzare filiere, innovazione e occupazione giovanile in agricoltura. L'attuazione del Pnrr agricolo ha portato le risorse gestite dal Masaf da 3,6 a 8,9 miliardi di euro. Tra gli interventi più significativi figura il Fondo Contratti di Filiera (Fcf) la cui dotazione finanziaria è stata recentemente incrementata di ulteriori 2 miliardi di euro per un totale complessivo di 4 miliardi.
Export agroalimentare vicino a 70 miliardi
A questi traguardi si affiancano le straordinarie performance dell'export agroalimentare con un valore prossimo ai 70 miliardi di euro nel 2024 e un saldo della bilancia commerciale passato da un deficit di 6 miliardi di euro del 2015 a un surplus di 2,8 miliardi di euro. Il trend positivo è proseguito anche nel 2025, con esportazioni in aumento del 5,7% nei primi nove mesi. Particolarmente rilevante la dinamica negli Stati Uniti, dove nel 2024 le vendite di prodotti italiani hanno raggiunto 7,8 miliardi di euro, con un balzo del 17,1% sul 2023.
Tensioni geopolitiche e nuovi dazi
Accanto ai tanti risultati positivi, il rapporto evidenzia elementi di complessità, tutti esogeni al settore, legati a uno scenario geopolitico globale segnato da incertezze e conflitti, in una fase di transizione delle relazioni economiche internazionali e di ritorno al protezionismo commerciale.
I nuovi dazi introdotti dagli Stati Uniti nel 2025 rappresentano una questione particolarmente delicata che trova un approfondimento all'interno del rapporto. La valutazione dei loro effetti non può prescindere dalla specificità dei singoli comparti, dal grado di sostituibilità dei prodotti italiani sul mercato nordamericano e dalle dinamiche del tasso di cambio, che influisce sugli scambi in misura analoga alle tariffe.
Più in generale, sulla base dell'accordo Usa-Ue del luglio 2025 il settore agroalimentare - gravato da un dazio addizionale medio ponderato del 12,9% - risulta meno colpito rispetto a quello di altri Paesi, ma relativamente più penalizzato rispetto a comparti industriali sensibili, per i quali l'Ue ha spuntato trattamenti più favorevoli. La situazione rimane comunque in evoluzione, essendo tuttora fortemente influenzata dalle aspettative degli operatori. Una valutazione più accurata dell'impatto dei dazi potrà essere formulata solo a partire dalla metà del 2026.






























