La produttività di un oliveto dipende da vari fattori, uno dei quali è l'abbondanza della fioritura e l'efficacia dell'impollinazione, che nel caso dell'Olea europaea è mediata dal vento. L'impollinazione tuttavia non è spesso efficiente e talvolta si perde di potenziale produttivo proprio a causa di una scarsa impollinazione dei fiori, che in alcune cultivar può anche essere molto elevata.

 

Per sopperire a questo problema, che pregiudica fin dalla primavera la produttività dell'impianto, in Toscana è stata studiata la possibilità di utilizzare il drone per impollinare artificialmente gli alberi. Il progetto, denominato Olimpolli, Gruppo Operativo Olimpolli Montagnani, vede il coinvolgimento di: Coldiretti, Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr Ibe), Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Siena, Ditta Aermatica 3D e quattro aziende olivicole toscane, dislocate in areali diversi e con diversi cultivar e sesti di impianto.

 

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L'impollinazione assistita dell'olivo tramite drone

Come spiegato da Claudio Cantini, ricercatore del Cnr Ibe, partner del progetto, tutto inizia con la raccolta del polline nell'oliveto, che deve essere fatta tempestivamente. Successivamente il polline viene miscelato con un materiale inerte che ne agevola la dispersione, che avviene attraverso un apparecchio appositamente disegnato per essere collocato sotto il drone.

 

Il progetto Olimpolli coinvolge molte realtà

Il progetto Olimpolli coinvolge molte realtà

(Fonte foto: Olimpolli)

 

Il velivolo senza pilota si muove sopra le chiome degli alberi e disperde il polline che va quindi a fecondare i fiori, gettando le basi per una maggiore produttività dell'oliveto. "Siamo ancora in una fase di elaborazione dei dati, che saranno pubblicati durante l'evento conclusivo del progetto che si terrà all'inizio del prossimo anno. Posso comunque dire, in via prudenziale, che attraverso l'impollinazione assistita da drone si può incrementare l'allegagione di un 20%", spiega Cantini.

 

Gli ostacoli all'impollinazione assistita

Gli ostacoli a questa pratica non sono certo di natura tecnologica, quanto operativa e ambientale. Se i droni sono infatti ormai macchine affidabili, facili da pilotare e anche dal costo abbordabile, a complicare le operazioni di impollinazione ci si mette il tempo.

 

È essenziale infatti intervenire tempestivamente con l'impollinazione al momento della fioritura dell'olivo, che ha una finestra abbastanza ristretta, pari a circa dieci giorni. "Se in passato la fioritura avveniva in momenti dell'anno sempre uguali, indicativamente tra fine maggio e inizio giugno qui in Toscana, oggi con i cambiamenti climatici si è persa questa prevedibilità", spiega Cantini.

 

Il drone usato nelle prove

Il drone usato nelle prove

(Fonte foto: Olimpolli)

 

E così coordinare tutte le fasi di lavoro, dalla raccolta del polline alla sua applicazione, diventa estremamente complicato. Anche perché i piloti non sono sempre disponibili e dunque si rischia di perdere la finestra utile. Per questo motivo è meglio che la raccolta del polline venga fatta direttamente dal titolare dell'azienda, mentre solo la distribuzione è affidata a terzi.

 

Se il timing di applicazione è un elemento fondamentale, altra condizione importante è il meteo. L'ideale per impollinare sono giornate senza pioggia e senza vento, condizioni che nell'ultima annata non sempre si sono verificate. "In particolare la presenza di vento rende difficile l'impollinazione perché causa una deriva del materiale disperso dal drone", sottolinea Cantini.

 

Ma perché usare proprio il drone? In effetti l'impollinazione si potrebbe fare anche a mano, ma il velivolo senza pilota permette di coprire vaste aree in poco tempo, sorvolando gli alberi anche in zone impervie, come ad esempio pendii scoscesi o terrazzamenti. Inoltre l'aria spostata dalle eliche del drone favorisce la dispersione del polline sulla chioma.

 

Il polline usato nelle prove

Il polline usato nelle prove

(Fonte foto: Olimpolli)

 

L'impollinazione assistita è vantaggiosa?

Un punto centrale è l'opportunità economica di effettuare questa operazione. In altre parole se il costo dell'impollinazione assistita offre un aumento di produzione tale da essere giustificato.

 

"I primi dati ci dicono che è vantaggioso, soprattutto per un territorio come la Toscana dove l'Igp è molto richiesto dal mercato. Ma abbiamo fatto anche prove sull'olio 100% italiano e i dati sono interessanti", sottolinea Claudio Cantini. "Sta poi ad ogni azienda agricola fare le proprie valutazioni sull'opportunità o meno di adottare questa pratica".

 

In altre parole, visto che il costo dell'impollinazione assistita non varia da regione a regione, maggiore è la quotazione delle olive o dell'olio sul mercato, maggiore è la convenienza ad aumentare la resa.