Dichiarare il paese di produzione del miele in etichetta è un obbligo di legge a tutela del consumatore.

 

Un obbligo che mira tuttavia anche a promuovere e a tutelare i produttori di miele del nostro Paese, che potranno poter indicare sui loro prodotti come paese di origine l'Italia.

 

Ovviamente sugli scaffali dei negozi e dei supermercati ci sono anche mieli di produzione estera, o vasetti contenenti miscele di mieli di vari paesi, quali l'Ungheria, la Romania, la Serbia, l'Argentina e il Messico.

 

Questo basta per tutelare consumatori e produttori? Per l'Associazione Nazionale Miele in Cooperativa no, si potrebbe e si dovrebbe fare di più, e per questo è impegnata in sede comunitaria assieme al Copa Cogeca, l'organizzazione che associa le organizzazioni degli agricoltori e delle cooperative europee, ad una revisione della normativa a livello comunitario.

 

Allora abbiamo intervistato il segretario generale di Miele in Cooperativa Riccardo Terriaca per farci spiegare qual è la loro posizione e che cosa stanno cercando di ottenere a Bruxelles.

 

Signor Terriaca, oggi la normativa prevede che su ogni vasetto di miele ci sia indicato il paese o i paesi di origine. Perché non dovrebbe bastare per la tutela dei consumatori?

"Io partirei dalla considerazione che in questo momento, in Europa, non c'è obbligo di indicare in 
etichetta l'origine del miele o i paesi di origine, nel caso delle miscele del miele. Solo l'Italia, tempo addietro, ha fatto la scelta, in autonomia, di prevedere tale obbligo.


Noi vorremmo che tale obbligo venisse esteso in tutti i paesi dell'Ue, sia per garantire trasparenza e corretta informazione ai consumatori, sia per difendere le aziende italiane dalla concorrenza sleale proveniente da altri paesi non sottoposti ai nostri stessi obblighi in termini di sicurezza alimentare, di sostenibilità ambientale, di etica imprenditoriale e di tutela dei diritti dei lavoratori".

 

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Riccardo Terriaca

(Fonte: Miele in Cooperativa)

 

Che cosa proponete nel dettaglio?

"La nostra proposta di modifica della Direttiva Miele, sulla quale stiamo lavorando da tempo con grande impegno sia a livello tecnico che politico, è molto articolata ed è finalizzata a blindare su principi di completezza e correttezza l'informazione che deve raggiungere il consumatore quando legge l'etichetta del miele.

 

Un passaggio importante, ad esempio, è la nostra richiesta di inserire l'obbligo di indicare, nel caso delle miscele di miele provenienti da paesi diversi, l'origine di tutti i mieli presenti, elencati in ordine decrescente con l'indicazione delle percentuali di presenza. Per noi è vitale che il consumatore al momento della scelta sappia se sta comprando un prodotto composto per il 99% da miele cinese e per il restante 1% di miele italiano, ad esempio, o al contrario se sta acquistando una miscela con 99% di miele italiano e 1% di miele cinese. A noi sembra un principio ineludibile".


Chi sta sostenendo questa proposta?
"Il Gruppo Miele del Copa Cogeca, in primis, il governo Italiano immediatamente dopo. Con grande soddisfazione dobbiamo riconoscere una grande unità di intenti, all'interno della rappresentanza europea delle cooperative agroalimentari e degli agricoltori europei, che ha stilato un documento chiaro che evidenzia l'importanza di sostenere le nostre tesi. Anche il governo italiano, in modo formale ed inequivoco, si è espresso in tal senso.


Purtroppo non tutto il mondo apistico italiano è stato compatto, in quanto c'è stata qualche voce dissonante che ha condiviso le perplessità degli industriali sulla reale fattibilità del provvedimento in termini, ad esempio, dei controlli conseguenti. Il problema dei controlli è a nostro avviso un falso problema, per il semplice fatto che ogni azienda, dalla più piccola alla più grande, è già oggi obbligata alla tenuta di una puntuale tracciabilità delle proprie produzioni. La modifica della direttiva obbligherebbe chi produce miscele a rendere semplicemente trasparenti, attraverso le etichette, le informazioni già registrate per la tracciabilità. L'altra obiezione, poi, è sinceramente irricevibile. Che l'obbligo comporti dei costi può rappresentare un problema solo a chi sceglie di commercializzare prodotti a basso prezzo, con evidenti finalità speculative".

 

Ma perché per voi è così importante indicare anche le percentuali dei vari tipi di miele?

"Semplice. Perché vogliamo che la scelta del consumatore sia consapevole e guidata da informazioni corrette e complete. Come è facilmente intuibile, la composizione della miscela determina il prezzo. Pertanto, attraverso l'etichetta, noi dobbiamo giustificare al consumatore il perché a scaffale trova un prodotto italiano, di qualità, sicuro, con tutto il valore ambientale, sociale che si porta appresso, che costa di più rispetto a miscele che sono composte da prodotti che hanno una storia diversa in termini di controlli di sicurezza alimentare, di sostenibilità produttiva, di etica sociale".


A che risultati siete arrivati?
"Il tema è all'attenzione delle istituzioni europee. Questo già è un buon punto di partenza. Ora ci aspetta l'iter parlamentare, nel quale cercheremo di costruire un fronte parlamentare trasversale, in grado di sostenere le nostre tesi.

 

Abbiamo già avviato diversi rapporti diretti riscontrando interesse e condivisione. Sappiamo che non sarà facile, perché in Europa ci sono non poche fazioni politiche che tifano per una omologazione degli alimenti con un chiaro livellamento qualitativo verso il basso, e che, evidentemente, ostacolano ogni iniziativa che tende a tutelare le produzioni di qualità legate ai territori".


Cosa pensate di poter ottenere?
"L'approvazione delle nostre richieste ovviamente. Non sappiamo se ci riusciremo, ma certamente non lasceremo nulla di intentato. Da tempo la nostra missione organizzativa è lavorare per un nuovo modello di apicoltura che mette al centro la sostenibilità integrale, il legame con il territorio, l'eccellenza delle produzioni. Lo facciamo con tutte le nostre energie ed in ogni campo, sia legislativo che in ambito informativo.

 

A tal riguardo, vorrei ricordare il progetto di Agri Rete Service, società di sistema di Confcooperative Fedagri, che sta realizzando, con il contributo del Masaf, il primo piano di comunicazione del miele italiano volto a valorizzare i produttori che producono mieli di qualità, indissolubilmente legati ai propri territori, sensibilizzando nel contempo un'ampia fascia di popolazione, in particolare i giovani, a fare scelte di qualità e amiche dell'ambiente".