Per la dichiarazione in etichetta dell'origine delle carni ParlamentoeEuropeo e Consiglio sono finalmente giunti ad un compromesso. Per le carni suine, ovicaprine e del pollame scatterà l'obbligo di indicarne l'origine. Saranno invece esonerati i prodotti che pur essendo a base di carne contengono anche altri prodotti. Ma è presto per mettersi a guardare le etichette sperando di trovare queste indicazioni sull'origine.
L'accordo dovrà essere ratificato dal Consiglio, cosa che avverrà non prima dell'autunno ed è previsto un periodo di circa tre anni per consentire alle imprese di mettersi in regola. Perché nelle etichette dovranno figurare oltre all'origine anche le informazioni di carattere nutrizionale.
Parziale soddisfazione
L'accordo soddisfa solo in parte le attese degli allevatori che speravano che l'indicazione di origine fosse allargata a tutti i prodotti a base di carne e di latte. Così non è stato anche per la posizione contraria delle industrie del settore, preoccupate per le complicazioni che una norma più estensiva potrebbe comportare. Nonostante la semplificazione prevista ora dal legislatore europeo, il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, ha espresso preoccupazioni per la facoltà concessa ai singoli paesi membri di introdurre in etichetta ulteriori informazioni rispetto a quelle previste a livello comunitario. Perplessità sono state poi espresse per la deroga concessa a favore degli alimenti confezionati nei punti vendita e nei locali attigui alla distribuzione.
Qualche critica
Soddisfatto invece il ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, che ha ricordato come la decisione presa a Bruxelles segua la strada già tracciata dall'Italia in merito all'etichettatura dei prodotti. Per il presidente di Coldiretti, Sergio Marini, l'estensione dell'obbligo di etichettatura di origine è un passo avanti che va però esteso al più presto anche ai prodotti trasformati, una valutazione sostanzialmente condivisa dalla Cia. Il presidente di Fedagri-Confcooperative, Maurizio Gardini, è entrato nel merito del provvedimento sollecitando una maggiore considerazione per il settore cunicolo dove l'etichettatura rimane volontaria. La “dimenticanza” del legislatore europeo nei riguardi del settore cunicolo era peraltro già stata oggetto di forti critiche da parte di Anlac, come riferito da Agronotizie, critiche alle quali si erano aggiunte quelle di Avitalia. Non resta che sperare che nella formulazione finale dei provvedimenti comunitari si dia conto delle attese del settore cunicolo.