Produrre grano duro nella Pianura Padana ottenendo una granella sana e priva di residui è l'obiettivo (raggiunto) del progetto Frudur-0. Progetto, finanziato dalla Regione Lombardia (Misura 16.1 del Psr) e partito nel 2019, che è arrivato a conclusione nell'autunno del 2022. Il frutto del progetto è il Disciplinare di produzione del grano duro a residuo zero presentato durante un evento presso la Cascina di Mezzo, a Liscate, in provincia di Milano.
Un protocollo (scaricabile a questo link), che definisce delle linee guida concrete per tutti quegli agricoltori che hanno intenzione di produrre grano duro a residuo zero nella Pianura Padana. Certo, il progetto era circoscritto alla Martesana, ma i risultati sono scalabili su un'area molto più ampia. Agricola 2000, Centro di saggio e Società di ricerca, ha guidato il progetto a cui hanno partecipato anche l'Università degli Studi di Torino, con il Disafa, il Distretto Agricolo Adda - Martesana e sette aziende agricole che hanno ospitato le prove.
Il Disciplinare di produzione e un sacchetto di pasta ottenuto con il grano duro coltivato nell'ambito del progetto Frudur-0
(Fonte foto: AgroNotizie®)
Perché un grano duro a residuo zero?
L'Italia è un forte importatore di grano duro, il quale proviene principalmente dal Nord America. Frumento che serve ad alimentare tutta la filiera della pasta e a soddisfare quindi i consumi nazionali e l'export. Le produzioni nostrane di grano duro, che si concentrano nel Centro e nel Sud Italia (Puglia 21%, Sicilia 18%, Emilia Romagna 12%, Marche 9,9%, …, Lombardia 2,1%), non sono assolutamente sufficienti a soddisfare la domanda interna, come ha spiegato da Maurizio Floris, segretario dell'Associazione Granaria di Milano.
Il mercato nazionale sarebbe dunque recettivo e attualmente i prezzi del grano duro sono estremamente interessanti a causa delle scarse produzioni internazionali che hanno caratterizzato gli anni passati. A questo si aggiungono le scorte basse e una domanda sostanzialmente stabile nel tempo.
Tutte queste condizioni offrono una interessante opportunità per quegli agricoltori che si vogliono cimentare nella produzione di grano duro. Ma non basta, perché per migliorare la propria offerta di valore è necessario differenziare il prodotto rispetto alla commodity agricola. Da qui l'idea di produrre un grano duro di qualità e a residuo zero. Un frumento in grado di coniugare le elevate produzioni e la sanità della granella tipiche dell'agricoltura convenzionale, con l'assenza di residui che invece caratterizza il biologico.
I promotori sperano poi di creare una vera e propria filiera nel territorio della Martesana per la produzione di pasta. In questo modo si sfrutterebbero due trend di mercato: da un lato la valorizzazione delle filiere locali e dall'altro la tendenza dei consumatori a prediligere prodotti alimentari percepiti come più salutari (anche se i residui presenti nella pasta convenzionale sono talmente bassi da non rappresentare alcun tipo di rischio per la salute umana).
Il Disciplinare di produzione di Frudur-0
Marta Guarise, Project manager di Agricola 2000, ha illustrato ai numerosi agricoltori che hanno partecipato all'evento di Liscate gli obiettivi e i risultati del progetto Frudur-0. Mentre Aldo Ferrero e Amedeo Reyneri, docenti del Disafa, hanno analizzato gli aspetti legati alla gestione agronomica dei campi al fine di coniugare elevate produzioni, sanità della granella e assenza di residui.
Sono tre le linee agronomiche seguite nel progetto: quella tradizionale, che di fatto utilizza gli agrofarmaci oggi normalmente impiegati in campo, quella avanzata, che ha optato per l'impiego di sostanze a basso rischio, ed infine quella innovativa, che invece si è basata sull'impiego di soluzioni per il biocontrollo e la biostimolazione.
Il professore Aldo Ferrero presenta i risultati del progetto Frudur-0
(Fonte foto: AgroNotizie®)
Punto cruciale per la riuscita del progetto è aver definito delle strategie di difesa in grado di eliminare le malerbe infestanti, ma soprattutto proteggere le piante dalla Septoria e dal Fusarium. Il primo è un fungo che colpisce le foglie ed è responsabile di perdite produttive consistenti. Il secondo, invece, attacca la spiga provocando un abbassamento delle produzioni e soprattutto la produzione di Don, una pericolosa micotossina.
Oltre all'impiego di agrofarmaci, si sono prese in considerazione altre variabili per raggiungere l'obiettivo. Da un lato le rotazioni colturali, che permettono di contenere la pressione delle erbe infestanti e anche l'inoculo dei patogeni fungini. In secondo luogo le varietà: il protocollo predilige sementi particolarmente vigorose, in grado quindi di competere con la flora spontanea, e soprattutto tolleranti ai patogeni fungini. Si sono infine messe a confronto differenti tipologie di lavorazioni del terreno, da quella tradizionale alla minima lavorazione.
Un momento dell'evento dello scorso 23 novembre
(Fonte foto: AgroNotizie®)
Frudur-0, missione compiuta
Le sperimentazioni in campo hanno permesso di mettere a punto un Disciplinare di produzione che consente la coltivazione di grano duro nell'area della Martesana con la produzione di granella a residuo zero. Il Disciplinare offre delle linee guida generali e alcuni paletti all'interno dei quali ogni agricoltore è libero di muoversi.
La vera sfida ora è quella di aggregare un numero sufficiente di aziende agricole che siano interessate a produrre grano duro a residuo zero basandosi sul Disciplinare, per poi avviare una vera e propria filiera che alla fine porti alla produzione della Pasta della Martesana a residuo zero. Una pasta che potrebbe rappresentare una interessante opportunità per le aziende agricole della zona, ma anche per realtà simili in tutta la Pianura Padana.
Marta Guarise, Project manager, e Daniele Villa, presidente di Agricola 2000
(Fonte foto: AgroNotizie®)