Un parassita minore sta tornando a far parlare di sé in varie parti di Italia, comprese alcune zone del Sud della Toscana.
È il rinchite dell'olivo, noto anche come punteruolo, nome scientifico Rhodomyrtus cribripennis, un coleottero della famiglia dei curculionidi, diffuso in varie zone del Mediterraneo.
Generalmente è considerato un parassita minore, che causa danni poco significativi, ma che in certi casi, per fenomeni di proliferazioni straordinarie, può causare problemi.
È quello che è accaduto quest'anno in Puglia, nel brindisino, e ora anche nel Sud della Toscana, come segnalato dal Servizio Fitosanitario Regionale, dove questo insetto ha causato dei danni non irrilevanti nel grossetano, in particolare nei comuni di Gavorrano e di Magliano in Toscana.
Come ricordano i tecnici del Servizio Fitosanitario Toscano, il rinchite si può nutrire delle foglie, dei bottoni fiorali e dei frutti dell'olivo.
I danni maggiori però sono sulle olive, dove gli insetti causano delle perforazioni sia per nutrirsi sia per riprodursi, deponendoci le uova.
Un'oliva con i segni delle perforazioni del rinchite
(Fonte foto: Servizio Fitosanitario Regionale della Toscana)
Il danno può essere grave soprattutto sulle olive ancora piccole, dove la perforazione può arrivare fino a dentro il nocciolo e causare la caduta del frutto.
Inoltre in piena estate, nei mesi di luglio ed agosto, le femmine depositano le uova in prossimità del nocciolo e poi le larve possono penetrare in profondità, fino all'interno della mandorla, causando la cascola dei frutti.
Il rinchite sembra preferire i frutti piccoli, compresi quelli degli olivastri, e può quindi essere particolarmente pericoloso in annate siccitose come questa, dove le olive restano poco sviluppate a causa della mancanza di acqua.
Nelle zone della Toscana dove è stato ritrovato, una percentuale tra il 20% e il 50% delle olive cadute a terra mostravano i segni dell'attacco del rinchite e altre, ancora sulla pianta, presentavano le perforazioni tipiche provocate dall'insetto.
Ad oggi, come hanno sottolineato i tecnici del Servizio Fitosanitario, non esistono prodotti fitosanitari registrati per questo parassita e per tanto si dovrà lavorare ad altre strategie di controllo che possono andare da tecniche agronomiche, come le lavorazioni del terreno, l'uso di irrigazione a goccia o la rimozione delle olive cascolate, o anche l'utilizzo di mezzi di lotta come batteri, funghi o nematodi entomoparassiti o polveri di roccia.
In ogni caso il Servizio Fitosanitario Regionale, insieme all'Università di Pisa, sta monitorando la situazione e valutando le possibili misure che potranno essere messi in atto.